E se non fosse una semplice gaffe quanto successo venerdì con l’account Twitter dell’Obolo di San Pietro, dove per due ore è rimasto online un tweet con l’omelia di Papa Francesco corredata dalla foto di monsignor Krzysztof Charamsa, il prete gay che ha scandalizzato il mondo con il coming out poco prima del Sinodo sulla Famiglia? Il caso ha dell’incredibile in effetti, e avviene tutto venerdì: per qualche ora accanto al messaggio con il link al discorso di Bergoglio, «Chiesa in cammino, con gioia, in ascolto delle inquietudini», appare la foto del monsignore gay con il fidanzato. La Santa Sede ancora non commenta, dopo aver fatto cancellare il prima possibile il tweet già ieri pomeriggio: «Il sito e gli account Twitter e Facebook dell’Obolo di San Pietro sono gestiti da una società esterna», sono le uniche parole uscite dalla Sala Stampa Vaticana, dimostrando in questo modo come il problema del tweet non si dipeso dalla scelta della Segreteria di Stato. Come riporta però Il Giorno, «della comunicazione social si occupa una agenzia esterna. Ma ogni tweet, post su Facebook e su Instagram, prima di essere immesso in Rete, passa al vaglio della Segreteria di Stato vaticana. Evidentemente, in questo caso, il meccanismo si è inceppato».
Un fake? una gaffe dovuta a mancanza di attenzione e distrazione? o un attacco diretto contro Papa Francesco, considerato troppo “morbido nelle considerazioni sulle persone omosessuali nella Chiesa”?. L’Obolo di San Pietro è una istituzione vaticana che si occupa di gestire tutti gli aiuti economici indirizzati dai fedeli al Papa per le varie opere di carità, e dunque con la tematica in questione sembra avere ben poco di cui spartire. Ma forse proprio per questo si è scelto una strana modalità per fare un piccolo “sgarro” a Bergoglio, dato che in quel tweet veniva linkata l’omelia del Pontefice dello scorso 4 maggio sulla «Chiesa che sa ascoltare, la Chiesa che sa che in ogni cuore c’è un’inquietudine: tutti gli uomini, tutte le donne hanno un’inquietudine nel cuore, buona o brutta, ma c’è l’inquietudine. Ascolta quell’inquietudine».
Lo stesso Monsignor Charamsa, contattato da Libero, ha commentato: «Nel disordine vaticano, per non dire caos, queste e altre cose sono all’ordine del giorno. Si vede che gli officiali sono interessati a me e al mio compagno. Hanno le nostre foto a portata di mano nei loro computer».. Il dubbio però resta, con la poca attenzione – come minimo – del servizio media in Vaticano, forse paradossalmente assai importante in questo periodo tanto quanto il messaggio e contenuto stesso. Insomma, un complotto ad arte o una gaffe, resta uno spiacevole fatto di cui si sarebbe volentieri fatto a meno…