Prima di tutto è doveroso ricordare che san Geremia figlio di Helkia, appartenente alla tribù di Beniamino, era uno dei profeti più noti d’Israele. Lo stesso nacque presso Gerusalemme nel 650 a.C. Negli anni compresi tra il 622 e il 587 a.C. predicò presso il regno di Giuda. Un profeta dall’aspetto molto timido e tranquillo che inizialmente fù chiamato con vocazione ad una missione profetica molto dura, infatti il suo compito era quello di annunciare la distruzione del regno di Davide e in contemporanea della città di Gerusalemme.



All’epoca veniva riconfermata la potenza della città di Babilonia, mentre veniva eliminato l’impero Assiro; il profeta affermò sin da subito il suo disaccordo nel vedere alleata l’Egitto con Israele. Infatti con il tempo, il susseguirsi delle situazioni gli diedero pienamente ragione. Cosi che il re per evitare tutto ciò effettuò ben tre spedizioni nei confronti del regno di Giuda, che nel 586 a.C portarono lo spodestamento della dinastia e la rovina del Tempio. 



In realtà san Geremia aveva già preannunciato il tutto, trovandosi di fronte a questo strazio cercò di invitare la maggior parte dei suoi concittadini ad affidarsi ad una religione che avesse a che fare strettamente con Dio. San Geremia affermò che in realtà i peccanti derivanti dal regno di Giuda provenivano in particolar modo dal carattere prettamente nazionalistico dei religiosi. Il risultato di tutta la sua missione fù visibile solo dopo il suo decesso. Nell’arco della sua vita egli osservò molto il Deteuronomio (libro dell’Antico Testamento) che di conseguenza influenzò la scrittura del suo libro. Il libro del profeta è il più lungo presente all’interno dell’ Antico Testamento ed è il trentesimo.



E’ costituito da ben 52 capitoli, molto probabilmente ad esso viene attribuito anche il trentunesimo libro “Lamentazioni” anche se alcuni studiosi affermano che sia stato scritto da altri con all’interno la descrizione del pensiero di Geremia. Subito dopo, segue il libro di Baruc, che continua a raccontare la vera e propria biografia del profeta (essendo lui un fedele aiutante), il quale aveva il compito di avvisare la popolazione sulla fine del regno di Gerusalemme in quanto il popolo si trovava a seguire una religiosità davvero arida.

Punto cruciale è la parte autobiografica, quando san Geremia racconta delle sua paure, le sue incertezze, descrive la sua anima e la decisione di seguire la missione divina che gli comporta molta amarezza e tanto sacrificio. Infatti lo stesso profeta verrà prima perseguitato e poi messo in carcere e picchiato, a cagion della sua fede, ma nonostante ciò resterà sempre fedele a Dio. Ed è questo il motivo per cui la sua figura si avvicina a quella del Salvatore. Questo libro fu scritto due volte e ai giorni nostri giunge in una versione diversa dalla forma greca. 

Numerosi furono gli artisti che ebbero l’intenzione di riprodurre la figura del profeta san Geremia. Dal punto di vista culturale ci provò Donatello, rappresentandolo mediante una statua. Mentre nell’ambito della pittura si cimentò Michelangelo, il quale lo rappresentò pensieroso all’interno della famosa Cappella Sistina. Nella Casa di Loreto è presente la statua del profeta che fu scolpita da Aurelio Lombardo negli anni compresi tra il 1540 e 1542. Questa rappresenta una delle statue più significative e più belle presenti sul posto. 

Il sette giugno oltre a commemorare san Geremia, la chiesa cattolica ricorda anche la carmelitana scalza beata Anna di San Bartolomeo. Cosi come si ricordano i vescovi San Coloman e Sant’ Antonio Maria Gianelli e infine la fondatrice nonchè beata Maria Teresa de Soubiran La Louvière. E infine la chiesa cattolica ricorda San Roberto, puro di cuore, bisognoso di preghiera e sopratutto devoto ad aiutare i più poveri e bisognosi.