La caccia a Igor Vaclavic prosegue senza sosta da due mesi ma anche senza alcun risultato. E’ ormai difficile stabilire con certezza se l’uomo, un serbo 36enne accusato di ben due omicidi, sia ancora nella zona rossa o se invece sarebbe realmente riuscito a scappare al punto tale da lasciare l’Italia. A commentare il caso, come riporta Blitz Quotidiano, è stato anche il criminologo Marco Strano, secondo il quale l’unica cosa da compiere, nel tentativo di riuscire definitivamente a catturare lo spietato killer di Budrio e Portomaggiore, è quella di “mollare la presa per farlo uscire dalla tana”. A detta del criminologo, intervistato dal Fatto Quotidiano, è “molto difficile” che Norbert Feher sia ancora nascosto nella fitta vegetazione della zona rossa. “In due mesi lo avrebbero individuato. Sì, hanno trovato tracce biologiche, ma quelle non sono databili”, ha chiosato. Si esclude, dunque, che Feher possa ormai essere in fuga all’aperto. Molto più probabile, invece, che possa essere fuggito o addirittura nascosto in qualche casa, forse aiutato da qualcuno.

La posizione di Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, si è compromessa ulteriormente nelle passate ore. Dalla Serbia, infatti, sarebbe giunta la conferma sul Dna prelevato alla madre del 36enne in fuga da oltre due mesi e inviato in Italia. Dai risultati degli accertamenti e dei relativi confronti, è emersa la piena compatibilità con le tracce trovate sui luoghi dei due omicidi – quelli di Budrio e Portomaggiore, avvenuti a distanza di una settimana l’uno dall’altro – e sin da subito attribuiti a Igor Vaclavic. A darne notizia è il quotidiano online Il Resto del Carlino, che ha svelato le ultime informazioni giunte dai Ris di Parma con le quali si andrebbe a rafforzare il quadro di indizi a carico del super ricercato, intravisti fino ad oggi dal pm Marco Forte. Contro Igor-Norbert, due accuse pesantissime, ovvero quella di aver ucciso il barista Davide Fabbri e, la settimana seguente, anche la guardia volontaria Valerio Verri. Su entrambe le scene del crimine, gli esperti della Scientifica riuscirono ad estrapolare il profilo genetico che, oggi si sa, appartiene proprio al serbo 36enne.

Oltre alla prova regina rappresentata dal Dna, ci sarebbero anche le numerose testimonianze che contribuirebbero a collegare Igor ai due delitti, così come le impronte digitali ritrovate sul Fiorino bianco abbandonato lo scorso 8 aprile ed associate a quelle della banca dati dell’Interpol e gli esami balistici che hanno confermato come le due vittime siano state freddate con la medesima arma da fuoco. Nonostante la sua attuale posizione sia considerata gravissima, però, Norbert Feher non potrà essere processato almeno fino a quando non sarà catturato. E proprio su questo punto, nei giorni passati, è emerso tutto il malcontento della popolazione della “zona rossa”, quel fazzoletto di territorio ampio oltre 40 chilometri e nel quale si ipotizza abbia trovato ad oggi rifugio il fuggiasco più temuto d’Italia.

Ad oggi risulta semplicemente “irreperibile” ed anche per tale ragione, secondo la legge, non potrebbe essere processato. Alla luce di ciò, come rivela Estense.com, la procura di Ferrara ha deciso di compiere un passo importante, chiedendo lo stato di latitanza del 36enne serbo, spietato killer in fuga dallo scorso primo aprile. La decisione della procura ferrarese, tuttavia, si rifà alle rapine commesse da Norbert Feher nel 2015, insieme ad altri due stranieri, Ivan Pajdek e Patrik Ruszo. La richiesta dello stato di latitanza è stata avanzata dal pm Giuseppe Tittaferrante. L’importante atto segue quello relativo all’estensione del mandato di arresto europeo a carico di Pajdek anche per le rapine e che permette così di processare il leader della banda operante nella provincia di Ferrara e che portò ad un altro delitto, quello di Pier Luigi Tartari. Senza le due iniziative della procura, dunque, l’unico processabile resterebbe solo Ruszo. La banda con a capo Igor Vaclavic e che aveva terrorizzato l’intera zona dove oggi lo spietato assassino si nasconderebbe agì con costanza nell’estate 2015.

Successivamente Pajdek e Ruszo si unirono a Costantin Fiti mettendo a segno il colpo ad Aguscello, culminato con l’omicidio di Tartari. Almeno tre i colpi identificati dagli inquirenti, il primo dei quali avvenuto la notte del 26 luglio ai danni di Alessandro Colombani, nel cortile della sua abitazione a Villanova di Denore. Appena 4 giorni dopo, la medesima sorte fu riservata a Emma Santi, donna 93enne la quale fu imbavagliata e legata al letto con delle fascette elettriche ai polsi (medesima tecnica usata anche per Tartari). Infine il 5 agosto, Cristina e Giulio Bertelli, rispettivamente figlia e padre invalido di 86 anni, furono vittime della banda di ladri per cinque ore. Dopo essere stato conosciuto come uno spietato ladro, Igor-Norbert si è poi trasformato in assassino in fuga, mentre la sua caccia prosegue, tra la delusione e l’amarezza dei parenti e degli amici delle vittime.