L’avvocato Ivano Chiesa, difensore di Fabrizio Corona, è oggi intervenuto in collegamento con la trasmissione La vita in diretta per commentare le sue parole riferite ieri in aula, al termine della sua arringa e che ha anticipato la sentenza del prossimo lunedì. Il difensore dell’ex re dei paparazzi, si era scagliato contro i moralisti e gli stessi investigatori e inquirenti i quali, a sua detta, avrebbero trattato il suo assistito al pari di Totò Riina, “trattato come un mafioso senza esserlo”. A replicare alle sue parole, nel corso della trasmissione di Rai 1 è stata Rita Dalla Chiesa, la quale ha in parte dato ragione all’avvocato. “Corona è andato contro ogni regola e le ha affrante quasi tutte con spavalderia, ha pensato sempre di poterla fare franca, è giusto che lui paghi il suo debito con la giustizia”, ha asserito. La Dalla Chiesa, pur ritenendo che Fabrizio abbia avuto la sua possibilità per redimersi, ha comunque ritenuto azzardato il paragone con Totò Riina, “francamente mi sembrerebbe risibile”, ha aggiunto.



L’avvocato Chiesa ha quindi spiegato le ragioni per le quali in arringa ha avanzato alcune affermazioni molto dure. “Fabrizio Corona è imputato di un reato di mafia che è stato inventato, pensato e scritto per colpire la criminalità organizzata. Noi abbiamo dimostrato attraverso 50 testimonianze che la provenienza del denaro era assolutamente lecita, quindi di fronte alla pubblica accusa che insiste nel sostenere una tesi insostenibile ho detto quello che ho detto”, ha spiegato il legale in collegamento con La vita in diretta.



L’avvocato Ivano Chiesa ha poi spiegato in diretta tv anche la citazione e l’accostamento ad Apocalypse Now, non in riferimento all’arresto di Fabrizio Corona ma con riferimento alla perquisizione alla quale era stato sottoposto quando lei era persona offesa del reato e non indagato. A sua detta, inoltre, sarebbe stato fuori luogo l’arresto avvenuto al cospetto del figlio minorenne. “I processi si fanno con le prove e non con i giudizi morali ed etici, i quali stanno fuori dalle aule di giustizia”, ha aggiunto. L’avvocato ha anche smentito quanto riportato dagli organi di stampa, secondo i quali Corona, uscendo dall’aula avrebbe urlato il desiderio di giustizia: “Non è vero, non è così!”. Marco Liorni, padrone di casa del programma, ha quindi chiesto all’avvocato Chiesa se nel caso di Fabrizio Corona si è trattato di un accanimento. “Non ho mai parlato di accanimento, ho detto ieri che difendere Corona è difficilissimo non per colpa di Corona ma perché non si riesce a discernere le questioni giuridiche dalle questioni morali”. Anche dall’intervista, dunque, è emersa la lotta del legale al moralismo, esattamente come avvenuto ieri in aula.

Leggi anche

Fabrizio Corona choc da Rovazzi/ “Gli influencer? Non esistono più. Nel 2025 venderò Dillinger..."