Le reazioni e le provocazioni da parte della Corea del Nord, che con le sue azioni da mesi ormai fa temere un imminente terzo conflitto mondiale, proseguono incontrastate. Sono trascorse appena 24 ore dal lancio multiplo di missili e proprio ieri le autorità nordcoreane avrebbero annunciato un ulteriore test già eseguito su un nuovo tipo di missile. Lo fa sapere il portale Sputniknews.com che rivela come al lancio era presente anche il leader del Paese, Kim Jong-un, intenzionato più che mai a proseguire nel suo folle gioco finora solo provocatorio ma che potrebbe presto tramutarsi in qualcosa di decisamente più grave. Nei test, fa sapere l’agenzia sudcoreana Yonhap riferendosi ai media di Pyongyang, sarebbero stati impiegati missili da crociera che, dopo un percorso di 200 chilometri, sarebbero caduti in mare, al di là della zona economica esclusiva del Giappone. Stando a quanto emerso dall’agenzia nordcoreana Korean Central News Agency (Kcna), inoltre, quello eseguito ieri sarebbe stato il primo test di questo tipo di missile eseguito. Il missile in oggetto era già stato esposto nel corso della parata militare che si è svolta lo scorso aprile in occasione dei festeggiamenti del primo leader Nordcoreano, Kim Il-sung. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Se non si trattasse di missili balistici con possibili portate nucleari, se non si trattasse di continui venti di guerra mondiale che soffiano sui mari del Giappone e della Corea del Nord e se non stessimo parlando di un regime sanguinario e dittatoriale, il “gioco” a cui sta giocando Kim Jong-un potrebbe essere assimilabile ad una continua testardaggine nelle mosse di un Risiko mondiale in testa al “buon” dittatore nordcoreano. a 24 ore dal lancio multiplo di missili nel Mar del Giappone, arriva un nuovo lancio ancora di un missile terra-mare annunciato in prima mattinata dal regime coreano. «Il leader Kim Jong Un avrebbe osservato il lancio e i missili hanno individuato e colpito i bersagli” in mare dopo un tragitto circolare», fa sapere la Corea del Sud sempre più allarmata per l’escalation di Kim che sembra non voler finire.
A testa bassa e con le idee abbastanza “banali”, la volontà di Pyongyang è quella di provocare ancora una reazione di Usa e Corea del Sud per far smettere le sanzioni e le minacce di denuclearizzazione della penisola coreana. Nuovi lanci, praticamente uno a settimana, anzi per ora uno al giorno, non aiutano di certo ad una serena trattativa tra le varie forze in campo, con la “terza guerra mondiale” che rimane uno spauracchio assolutamente presente. (agg. di Niccolò Magnani)
La possibilità che entro breve scoppi una terza Guerra Mondiale diventa sempre più plausibile. In seguito ai test messi in atto da Kim Jong-un, grazie all’utilizzo di quattro missili, la paura di popolazioni e potenze coinvolte diventa sempre più forte. Una relazione diffusa lo scorso martedì mette in luce quali programmi potrebbe avere la Cina nei prossimi anni, in cui si evidenzia una maggiore attenzione per le forze militari straniere.
“I Leader cinesi sembrano impegnati ad aumentare le spese per la difesa nel prossimo futuro”, sottolinea il rapporto del Pentagono. Gli esperti credono inoltre che il governo cinese possa fare vantarsi di avere il secondo bilancio militare più grande del mondo, posizione che lo vede appena dietro gli Stati Uniti. L’aumento della spesa viene giustificato grazie alla volontà di voler migliorare i reparti militari, una scelta che dimostra quanto sia importante in questi momenti aumentare la “capacità di combattere i conflitti regionali di breve durata”, senza considerare le distanze che separano la terraferma cinese dai territori limitrofi. La tempistica, secondo la relazione degli specialisti, prevede la costruzione della prima base militare straniera entro il prossimo anno.
Il potenziamento militare previsto dalla Cina servirà anche a fare spazio sino a 3 reggimenti di soldati nelle sole Isole Spratly. Una location artificiale che ha permesso al governo asiatico di controllare meglio le aree che si affacciano sul Mar Cinese Meridionale e che ha destato non poche preoccupazioni. A ciò bisogna aggiungere le centinaia di km via che rientrano nelle acque territoriali cinesi e che si estendono sia a sud che ad est dell’isola di Hainan.
Una posizione che tra l’altro ha messo la Potenza in una situazione controversa con gli altri Paesi vicini, fra cui Vietnam e Filippine. E’ possibile anzi che in quest’ottica la Cina affermi con forza il controllo dei mari ad est ed a sud del Paese, un progetto che prevede l’uso di tecniche coercitive e rivendicazioni. Diverse eventualità che trovano contraria l’America, come ha manifestato alla CNN il Segretario di Stato Rex Tillerson, sia per il controllo delle acque territoriali che per la militarizzazione delle isole cinesi.