Da oltre un decennio sembra essere calato il sipario su un caso di cronaca che ha scosso il Nordest d’Italia tra il 1994 ed il 2006. E’ questo l’arco di tempo nel quale operava Unabomber, il serial bomber italiano così soprannominato prendendo spunto dal più pericoloso Theodore Kaczynski, ex professore americano che per ben 18 anni agì seminando terrore e sangue. Kaczynski, soprannominato appunto Unabomber per i suoi bersagli preferiti – università e compagnie aeree – fu poi condannato all’ergastolo per aver provocato, tra il 1978 ed il 1996 la morte di tre persone ed il ferimento di altre 23. Anche in Italia per oltre 10 anni si sono vissuti momenti di terrore, soprattutto sull’asse Pordenone-Portogruaro-Lignano. A finire sotto indagine per i 34 attentati, le 13 esplosioni ed i 9 ferimenti, fu l’ingegnere aeronautico di Corva (Pordenone), Elvo Zornitta. Contro di lui numerosi elementi a partire dalle sue competenze tecniche. Fu lo stesso a dirsi estremamente capace di progettare tutto ciò che c’è di meccanico, da barche a box doccia, auto e macchine per caffè. Elvo Zornitta fu così definito l’Unabomber italiano, colui che grazie alle sue competenze su in grado di realizzare esplosivi rinvenuti nei più disparati oggetti (uova di Pasqua, pennarelli, candele, flaconi per bolle di sapone e così via) utilizzati per ferire e non per uccidere bambini ed adulti della zona.
L’Unabomber italiano, poi scagionato, da un anno a questa parte è in cassa integrazione a 813 euro al mese e al quotidiano CronacaQui.it ha voluto ricordare il giorno in cui gli inquirenti non ebbero dubbi sulla sua colpevolezza: “Quella mattina si portarono via cinque scatoloni di roba: circuiti artigianali, resistenze, condensatori, cavi elettrici. C’era anche una fialetta vuota di aroma Paneangeli. Credo che per loro sia stata la quadratura del cerchio”, ha spiegato. Tuttavia, Elvo Zornitta è stato poi scagionato da ogni accusa ma il giallo di Unabomber resta ancora senza una soluzione. Il serial bomber italiano è ormai inattivo dal 6 maggio 2006 e alla luce del suo silenzio sono numerose le ipotesi emerse. C’è chi crede che sia morto e chi invece confida in un suo arresto, forse in seguito ad un altro crimine commesso. C’è poi la possibilità che Unabomber possa aver perso la passione per ciò che faceva o che sia semplicemente in pausa, mentre i più speranzosi credono che possa essersi sottoposto a psicoterapia o che sia in terapia farmacologica. Fatto sta che il vero responsabile, ad oggi, non è mai stato trovato. Gli investigatori non credono che il caso Unabomber sia del tutto chiuso ed anzi, continuano a restare in allerta, ribadendo la necessità, periodicamente, di riprendere in mano il giallo.