Bisogna difendere la vita, ma non cadere nell’accanimento: questa la tesi del professore Bruno Dallapiccola in merito alla vicenda di Charlie Gard. Il genetista di fama mondiale, direttore scientifico dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, è sicuro che i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra abbiano fatto il possibile e che la loro soluzione sia quella maggiormente giustificata. «Una volta accertata la diagnosi e stabilita l’ineluttabilita` della condizione, deve rassegnarsi all’impotenza della medicina e prendere una decisione certamente drammatica, esattamente come si fa con il neonato anencefalo che nasce vitale», ha dichiarato Dallapiccola a La Stampa. Per l’opinione pubblica è stata calpestata la volontà dei genitori, per il genetista c’è stato invece un problema di comunicazione tra medici e familiari. Su un aspetto però il professore non è d’accordo: il rifiuto di far trascorrere a Charlie Gard le sue ultime ore di vita a casa. «Non conosco gli estremi della sentenza ma la medicina, anche quella di fine vita, deve mettere al centro il paziente e la sua famiglia», ha concluso Dallapiccola. (agg. di Silvana Palazzo)
Non si hanno novità dall’Inghilterra sulle sorti di Charlie Gard, il piccolo bambino che aspetta l’esecuzione della sentenza che lo porterà alla morte. I suoi genitori stanno trascorrendo questi ultimi momenti insieme a loro figlio e hanno chiesto che ci sia rispetto per il loro dolore. Avrebbero voluto portarlo negli Stati Uniti, ma quando è arrivata anche la sentenza avversa della Cedu, hanno espresso solamente il desiderio di poterlo riportare a casa, ma non gli è stato consentito. Matteo Salvini, come tanti altri politici, cita proprio le frasi dei genitori di Charlie per dare il suo giudizio su questo caso. «”Volevamo portarlo a casa, fargli l’ultimo bagnetto e avvolgerlo in lenzuola in cui non aveva mai dormito… Volevamo morisse a casa sua, tra l’affetto di genitori, parenti e amici, non ce l’hanno permesso…”. Ma come si fa??? È un OMICIDIO. Da papà, un bacio al piccolo Charlie e un abbraccio fortissimo ai suoi coraggiosi genitori», ha scritto su Facebook il leader della Lega Nord.
La situazione di Charlie Gard è disperata, ma la conclusione a cui giunge Domenico Coviello è opposta rispetto a quella dei suoi colleghi. Il direttore del Laboratorio di Genetica Umana dell’Ospedale Galliera di Genova lancia una dura accusa ai medici britannici, che non dovevano arrendersi al loro compito di assistere il malato fino alla fine. «La scienza che non sa, non può aiutare Charlie, si avvale della legge per eliminarlo, eliminare un problema. Ma nessun medico può arrogarsi il diritto di emanare un simile verdetto», ha dichiarato Coviello, secondo cui potrebbero aprirsi scenari di onnipotenza sull’ignoto. Charlie Gard, stando alle conoscenze scientifiche finora a disposizione, non può guarire. I medici però, secondo Coviello, non devono accelerare l’esito finale e fatale della sua vita: «Non sono demiurghi», aggiunge ai microfoni di Tempi. Il direttore del Laboratorio di Genetica Umana del Galliera ha acceso i riflettori sul rischio dell’abbandono del paziente e della famiglia. «È quello che è accaduto con il piccolissimo Charlie, è quanto sta pericolosamente facendo scuola. Dobbiamo usare la genetica in modo etico: per salvare l’uomo. E quando non ci riusciamo, accompagnarlo».
Il caso di Charlie Gard è ormai diventato di dominio pubblico e sta provocando anche le reazioni del mondo politico. Anche Beppe Grillo, sul suo blog, ha scritto un post sul tema, intitolandolo “#CharlieGard e l’Europa senz’anima”. Il comico genovese si scaglia infatti contro la decisione della Corte europea dei diritti umani e inizia con queste parole il post: “Neppure Pilato se ne lavò le mani in questo modo. Charlie Gard non è clinicamente morto, i suoi genitori non desiderano che siano spente le macchine che lo tengono in vita, addirittura se ne andranno via! Un viaggio di coraggio e di speranza: una musica che trova orecchie da mercante in questa europetta insipida e senz’anima”. Grillo ritiene incredibile il fatto che l’Ue non si sia espressa su questa vicenda e a suo modo di vedere i genitori di Charlie sono come in trincea, pronti a non arrendersi e a non perdere la speranza per il figlio, a costo di fargli provare una cura sperimentale non a carico dello Stato britannico. Il punto è che se i due sono in trincea, “la Corte europea e la Ue nel suo insieme assomiglia sempre di più al pubblico non pagante di un circo romano, dove dei disgraziati lottavano sperando di sopravvivere, ancora un po’”.
I medici hanno rinviato lo stop alle macchine per il piccolo Charlie Gard: il bambino inglese di dieci mesi, affetto da una rarissima patologia dichiarata incurabile sia dai dottori del Great Ormond Street Hospital, in cui è ricoverata, sia dai giudici del Tribunale di Londra e della Corte Europea di Strasburgo, che hanno stabilito come per il piccolo Charlie non ci sia altra soluzione che una morte dignitosa, staccando la spina e mettendo fine alle sue sofferenze. Con la sentenza europea l’eutanasia al piccolo doveva essere praticata già in queste ore, ma l’Ospedale ha accordato ancora un po’ di tempo per permettere ai genitori un distacco, per quanto possibile, meno traumatico. La vita di Charlie dovrebbe comunque finire, secondo fonti vicine alla famiglia riportate sul Daily Mail, entro la fine del weekend. Sul caso si è espresso anche Papa Francesco, che con un tweet ha espresso la sua posizione pro-life: “Difendere la vita umana, soprattutto quando é ferita dalla malattia, é un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo.”
Difendere la vita umana, soprattutto quando é ferita dalla malattia, é un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 30 giugno 2017
Una vicenda che sta facendo discutere l’Europa e tutto il mondo, visto che la decisione dei medici e dei tribunali è arrivata in disaccordo con la volontà dei genitori, che avevano sempre detto di voler tentare ogni strada per curare il piccolo Charlie dalla sindrome mitocondriale da cui è afflitto, che ne impedisce la normale crescita e lo sviluppo. I genitori di Charlie hanno affermato di voler tentare prima una cura sperimentale negli Stati Uniti, per la quale avevano già effettuato una raccolta fondi, prima di considerare l’idea dell’eutanasia, ma questo non è stato possibile perché il parere dei medici, in accordo successivamente coi tribunali, ha stabilito come nessuna speranza ci possa essere per la malattia di Charlie così come ha colpito il piccolo. Ai genitori è stata negata però anche un’ultima volontà, quella di portare via Charlie dall’ospedale per fargli trascorrere gli ultimi momenti a casa sua: le operazioni da compiere secondo l’ospedale per porre fine alla vita di Charlie sono incompatibili con un ritorno a casa.
Anche la politica italiana in queste ore si è espressa riguardo la vicenda del piccolo Charlie Gard, al quale sarà staccata la spina dei macchinari che lo mantengono in vita entro pochissimi giorni. Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, si è detto perplesso riguardo la decisone di non tentare almeno la cura sperimentale negli USA, affermando su Facebook: “Perché non consentire alla scienza un ultimo tentativo? Facciamo proteste ovunque per qualsiasi cucciolo, e facciamo bene. E un piccolo cucciolo d’uomo non valeva un’attenzione diversa delle autorità europee? Per una volta ho più domande che risposte…” Molto duro anche Don Arice che si è espresso per la Conferenza Episcopale Italiana, la CEI: “Disumano stabilire chi ha diritto di vita e chi no, “il problema è che il caso rischia di fare scuola, aprendo strade di morte a crisi antropologica denunciata da papa Francesco con la cultura dello scarto. Si fissano parametri su ciò che è vita e dignità e su ciò che non lo è, questa è disumanità.”