Da qualche giorno, il fidanzato di Erika Preti, la 28enne biellese uccisa a coltellate alla gola lo scorso 11 giugno mentre si trovava in vacanza a San Teodoro, in Sardegna, ha fatto ritorno presso la sua abitazione. Il giovane 30enne, Dimitri Fricano, l’unico indagato a piede libero per l’omicidio della ragazza, aveva asserito di essere stato anche lui vittima di un’aggressione da parte dell’assassino di Erika. Per questo era stato ricoverato per diversi giorni presso l’ospedale di Olbia per le ferite al braccio e l’ematoma alla testa, salvo poi essere trasferito presso il reparto psichiatria a causa del forte choc subito. Come rivela l’agenzia di stampa Ansa, tuttavia, Dimitri ha fatto ritorno in Piemonte in vista di un’estate che si prospetta per lui ricca di lunghe attese. Solo gli esiti dell’autopsia eseguita sul corpo della povera Erika Preti e quelli degli accertamenti eseguiti sulle ferite del 30enne indagato potrebbero rivelare la verità attorno alle dinamiche del delitto. Appena giunto in città, Fricano ha incontrato i suoi difensori, gli avvocati Alessandra Guarini e Roberto Onida. Interpellati dalla stessa agenzia di stampa si sono limitati a commentare: “Non possiamo dire nulla”. Il clima di massima riservatezza attorno al caso è più che palpabile ma presto potrebbe esserci l’attesa svolta, come anticipato dal settimanale Giallo.
In difesa del loro assistito, Dimitri Fricano, indagato per il delitto della fidanzata Erika Preti, come rivela il settimanale specializzato in cronaca nera, è emersa la tesi dei legali del giovane: “Se il nostro cliente non è stato ancora arrestato, vuol dire che non è stata trovata una prova certa della sua piena colpevolezza”, hanno dichiarato. Eppure, i carabinieri ipotizzano che l’omicidio della 28enne sia scaturito in seguito ad una violenta lite tra i due fidanzati. La versione del 30enne, infatti, avrebbe fatto emergere non pochi dubbi, ad eccezione della prima parte del suo racconto che troverebbe invece piena conferma anche dai riscontri investigativi. Erika e Dimitri, quella mattina dell’11 giugno, erano intenti a fare una gita in barca insieme ai loro amici, Alberto e Donatella, i proprietari della villetta divenuta la scena del crimine. L’arma del delitto usata per uccidere la 28enne è stata rinvenuta immediatamente: si tratta del medesimo coltello che Erika Preti stava utilizzando per preparare dei panini. Sarebbe stata rinvenuta anche una pietra pomice spaccata in due nella villetta del giardino e che potrebbe corrispondere all’arma usata per colpire Dimitri alla testa. Ora la pietra è al vaglio degli inquirenti che determineranno se si tratta dell’arma contundente usata contro il 30enne.
Tutte le tracce di Dimitri Fricano rinvenute nella villetta potrebbero giocare a suo favore ma allo stesso tempo compromettere la sua posizione. Se sotto le unghie di Erika Preti dovessero emergere tracce del Dna del fidanzato indagato, da un lato lo incastrerebbero ma dall’altro sarebbero giustificate visto il rapporto stretto con la giovane. Parimenti, in casa non sono state rinvenute impronte o tracce estranee alla coppia. Al tempo stesso, qualsiasi tipo di impronta di Dimitri, comprese quelle sul coltello da cucina usato per uccidere Erika, sarebbero in qualche modo giustificabili. Abitando in quella villetta da giorni, le impronte del 30enne sono ovunque. I suoi avvocati hanno commentato, a tal proposito: “Questo è uno di quei casi che se una delle persone coinvolte non si pente, difficilmente si può arrivare a una soluzione”. Al vaglio degli inquirenti, ora ci sono anche gli sms della coppia al fine di confermare la voce comune di chi li conosceva, descrivendoli come dei fidanzati felici ed uniti.