-Alla fine è stato appurato: Johnny lo zingaro, evaso dal carcere di Fossano, sul treno che avrebbe dovuto portarlo fino alla scuola di Polizia di Cairo Montenotte non è mai salito. Le telecamere di videosorveglianza della stazione di Fossano, come riportato da La Repubblica, lo hanno immortalato mentre prendeva un taxi. E lo stesso tassista che gli ha dato un passaggio fino a Genova, come riferisce Il Fatto Quotidiano, lo ha riconosciuto. Non ci sono ormai più dubbi sul fatto che Johnny si sia allontanato volontariamente. Piuttosto resta da capire se qualcuno lo abbia aiutato ad organizzare la sua fuga dandogli appoggio nel capoluogo ligure, se è vero che nonostante sia scattata una vera e propria caccia all’uomo di Johnny si siano perse le tracce. Sconcertato anche il suo avvocato, il legale Enrico Ugolini:”Mi auguro che il percorso riabilitativo, condiviso con il carcere e i magistrati, non venga interrotto. Che il mio cliente rientri e spieghi il perché si è allontanato”.
Si chiama Giuseppe Mastini, ma per tutti è da anni Johnny lo zingaro. Un nome che evoca paura quello dell’ergastolano Sinti, da ieri latitante, che negli anni 80′ terrorizzò la città di Roma tra rapine a mano armata e fughe rocambolesche. L’ultima evasione, quella di ieri, è andata in scena in maniera semplice, quasi banale. Dal carcere di Fossano, dov’era detenuto, Johnny avrebbe dovuto recarsi in treno per Cairo Montenotte, per svolgere piccole mansioni nella scuola di polizia. Ma su quel treno Giuseppe Mastini o non è mai salito o ha “sbagliato” fermata. E per lui, l’evasione di ieri, non è una prima volta: già nel febbraio del 1987 uscì dal carcere in permesso premio e non fece ritorno. Prima di essere catturato nuovamente, trovò il tempo di entrare nella villa dei coniugi Paolo e Veronique Buratti, a Sacrofano, dove sparò a bruciapelo all’uomo che gli si parò di fronte.
Ha sempre avuto il grilletto facile Johnny lo zingaro. La prima volta che le cronache parlarono di lui aveva 14 anni: chiese un passaggio ad un ignaro manovale dell’Atac. L’uomo, Vittorio Bigi, mai avrebbe pensato che quel ragazzino lo avrebbe ucciso per il suo orologio e pochi spiccioli. Tutti fatti che Giuseppe Mastini nega con forza, chiamando in causa errori giudiziari e complottismi. Afferma però di essere stato lui, il 24 marzo del 1987, ad aver scaricato la sua magnum 357 addosso a Michele Giraldi, un poliziotto che assieme ad un collega aveva provato a catturarlo. Ma rifiuta con forza l’immagine di mostro che gli viene affibbiata. In un’intervista a La Repubblica di quasi 20 anni fa disse:”Stavo fuggendo, mi arrampicavo su una rete e lui da dietro m’ha urlato di fermarmi. Temevo che mi sparasse e così ho puntato alla cieca e bam, bam, bam. Mi sono avvicinato alla macchina con la pistola in pugno e c’ era l’ altro agente ferito che mi ha detto: non mi ammazzare, per favore. Se ero quel mostro che hanno scritto avrei ucciso anche lui invece l’ ho lasciato vivere”.
Johnny lo zingaro è evaso, ma non dite che non lo aveva detto. L’ergastolano in semilibertà, già nel 1998, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, non aveva fatto mistero di essere alla disperata ricerca di una seconda occasione. Da allora sono trascorsi 19 anni, ma fa un certo effetto rileggerle oggi, alla luce della nuova latitanza di Giuseppe Mastini. All’epoca era recluso nel carcere di Badu e’ Carros (Nuoro), Johnny lo zingaro parlava di sé come un uomo diverso da quello che pochi anni prima si era lordato le mani di sangue:”Sono cambiato. Sono un’ altra persona, dopo tanta galera. Se solo mi dessero il modo di dimostrarlo…Ho chiesto di essere posto in osservazione volontariamente per dimostrare che ho i requisiti per un permesso. Che cosa posso fare per far vedere che sono diverso, che ho capito il male che ho fatto e me ne pento?”. E all’intervistatore che gli chiedeva in cosa sperasse per il futuro, Johnny rispondeva:”Un po’ di pace. Solo quello. Riuscirmi a fare una passeggiata su un prato ancora una volta”. Forse è lì che bisogna cercarlo.