Si profila un nuovo rinvio per la sentenza della Corte Inglese su Charlie Gard e i suoi genitori, impegnati in un battaglia giuridica per poter ottenere il via libera al trasferimento del bimbo verso ospedali esteri dove praticare le cure sperimentali che potrebbero aiutare la gravissima malattia in cui versa il bambino. Secondo quanto riportano i media dall’Inghilterra in questi minuti, l’’udienza ancora in corso d’opera avrebbe visto uno scontro tra Chris e Connie Gard e il giudice Nicholas Francis sulle tempistiche e non solo. Pare infatti che alla richiesta dei genitori di trasferire il bimbo, il giudice abbia obiettato, «Non esiste al mondo nessuno che non vorrebbe salvare Charlie, l’assistenza al bambino è nella massima considerazione delle autorità ma anche che qualcosa di nuovo e sensazionale deve accadere per convincerlo a cambiare idea». La proposta fatta dall’ospedale della Santa Sede e il motivo stesso di questa nuova udienza sarebbe, per i Gard, l’evidenza di questo qualcosa di “nuovo e sensazionale”: il giudice però non è convinto che queste cure possano davvero evitare il profondo e strutturale danno cerebrale di Charlie Gard.
Per questo motivo, pochi istanti fa l’Alta Corte di Londra ha deciso di rinviare a giovedì prossimo l’udienza con la possibile sentenza finale, in modo da prendere tempo e studiare al meglio tutti i nuovi dati pervenuti in questi ultimi giorni. A quel punto però, riporta la Bbc, i genitori hanno chiesto di essere giudicati da un nuovo giudice, visto che lo stessa Francis aveva già bocciato la richiesta dei Gard ad aprile. «Ho fatto il mio lavoro e continuerò a farlo, un errore cambiare il giudice», spiega lo stesso magistrato davanti alla Corte. Per ora dunque tutto rinviato a giovedì prossimo, 13 luglio, per decidere sulla cura sperimentale del piccolo Charlie Gard,
Charlie Gard e la sua famiglia (ma anche il mondo intero) attendono la decisione della Alta Corte di Londra, riunita da circa un’ora e chiamata a dover decidere su una questione iper delicata come abbiamo imparato a conoscere in questi mesi. Mentre si attendono rumors e conferme ufficiali dall’Inghilterra, a Roma nell’Ospedale Bambino Gesù tutto è pronto per accogliere il bimbo e iniziare la terapia sperimentale come promesso e indicato all’interno del protocollo consegnato a fine della scorsa settimana proprio presso il GOSH. Tra i 9 scienziati che hanno firmato quel protocollo, ben tre sono dell’ospedale di proprietà del Vaticano che attende come tutti la decisione della Corte per capire cosa poter fare nelle prossime settimane. Come ha giustamente spiegato il costituzionalista ed ex ministro della Salute, la lunga attesa dell’ospedale inglese quando invece avrebbe potuto per legge staccare la spina ai macchinari di Charlie Gard, è stata permessa da un fatto piccolo ma decisivo. «Nella sentenza inglese si afferma che i medici del Great Ormond Hospital non sono obbligati ma autorizzati a staccare la spina»: su questa differenza si è giocato finora, ma con la nuova decisione della Corte UK oggi potrebbe di nuovo cambiare tutto.
Questa mattina il Quotidiano Nazionale ha riportato un interessante retroscena sul giudice che dovrà decidere oggi il delicatissimo verdetto sul piccolo Charlie Gard: Nicholas Francis il nome, presidente delle sezioni unite all’Alta Corte di Londra, non proprio una “garanzia” per i genitori di Charlie visto che ad aprile la sua prima sentenza “contro” il trasferimento in Usa ha dato il via all’immenso caso giuridico. È però altrettanto vero che il giudice si era mostrato molto aperto alla possibilità di cure sperimentali per Charlie, in modo da concedergli una possibilità di vita. Viene infatti raccontato che durante l’udienza finale, Francis aveva in vari passaggi ripreso l’avvocato dei medici del Great Ormond Street Hospital, che sosteneva in pratica che non ci fossero prove dell’efficacia della terapia: «Una volta non c’erano prove neppure del fatto che funzionasse la penicillina, invece guardi cos’è successo. La maggioranza delle cure, quando è all’inizio, non ha prove a suo favore». Non solo, il magistrato aveva anche risposto seccamente all’avvocato che ribatteva («il bambino sta soffrendo inutilmente») ponendo qualche speranza ai genitori di Charlie, «Se è capace di soffrire, allora è capace di provare piacere, come sostengono i genitori».
Quella volta i medici ebbero il sopravvento e lo convinsero che non c’era nulla da fare. Oggi è un altro giorno e di acqua sotto il ponte ne è passata e tanta: resta quanto già scritto, è davvero difficilissimo invidiare la posizione di questo giudice inglese, qualsiasi cosa deciderà oggi qualcuno lo attaccherà e non ci sembra a prescindere il modo migliore per prepararsi a prendere una decisione di questo calibro.
Sinceramente è difficile invidiare la posizione del giudice Nicholas Francis che oggi alle 14 dovrà decidere sul caso Charlie Gard: il magistrato è quello stesso che ad aprile impose di “staccare la spina” del respiratore al piccolo bimbo, la prima delle tre sentenze inglesi che diedero forma poi all’intervento della CEDU europea per dirimere la questione. Dopo le novità clamorose dell’Ospedale Bambino Gesù e del suo protocollo sperimentale in coabitazione con gli Stati Uniti, ora può cambiare tutto: l’Alta Corte di Giustizia di Londra dovrà decidere se confermare quella prima sentenza o se decidere di concedere il trasferimento di Charlie per provare l’ultima cura sperimentale, non certo di garanzia finale ma almeno di una minima ma reale possibilità di speranza. Alle ore 14 Francis dovrà decidere con gli occhi del mondo puntati addosso: non sarà semplice, qualsiasi scelta prenda, anche se alcuni sostenitori della possibilità di vita del piccolo Charlie Gard lamentano come sia lo stesso giudice che già aveva ordinato di staccare la spina mesi fa.
È giunto finalmente il giorno in cui l’Alta Corte inglese dovrebbe decidere sul caso di Charlie Gard: se accogliere il nuovo protocollo consegnato dall’Ospedale Bambino Gesù in collaborazione con alcuni medici Usa e inglesi e dunque concedere il trasferimento negli Stati Uniti (o anche nella stessa Roma) per poter permettere di far sottoporre il bimbo affetto da deplezione da Dna mitocondriale; oppure se bocciare la fattibilità del protocollo sperimentale, e quindi di fatto far rispettare la prima sentenza di distacco immediato dei macchinari che tengono in vita Charlie Gard. Come si può vedere, un giorno assai importante dopo un mese ormai di novità, appelli, polemiche e discussioni attorno a temi delicatissimi come vita, morte, eutanasia, famiglia, stato, giustizia e accanimento terapeutico. I genitori del bimbo inglese hanno lanciato un altro appello all’ospedale Great Ormond Street perché possano acconsentire a trasferire il bimbo, ma sarà l’Alta Corte inglese ad avere l’ultima parola, dopo che il GOSH ha comunque richiesto un nuovo consulto essendo intervenuti elementi nuovi a livello di cure dopo il protocollo dell’ospedale vaticano.
Come rivela la Cnn, due deputati repubblicani del Congresso Usa – Brad Wenstrup e Trent Franks – oggi presenteranno un progetto di legge per conferire a Charlie e alla famiglia la residenza americana in modo da ricevere il via libera per il trasferimento e le cure sperimentali in grado di poter salvare, sebbene con poche possibilità in termini statistici, la vita del piccolo Charlie. Sullo stesso canale da giorni si è attivato il Vaticano ma finora ancora non sono arrivate risposte/repliche da Londra.
Il motivo addotto da medici prima e dai giudici in seguito che hanno “creato” il caso Charlie Gard era sempre il medesimo: “quel piccolo bimbo inglese affetto da una malattia rarissima soffre troppo, bisogna staccare la spina perché se no si rischia l’accanimento terapeutico”. Proprio su questo punto invece il protocollo del Bambino Gesù assieme a medici internazionali che studiano da anni le malattie mitocondriali, sostiene che la prova di questa cura sperimentale possa avere un minimo ma esistente grado di fattibilità e quindi non siamo di fronte ad accanimento terapeutico. Posto che nessuno sa realmente cosa provi in questo momento Charlie Gard – è bene ricordarlo sempre, non sappiamo se non soffre esattamente come non sappiamo se soffre – il genetista Dallapiccola e presidente scientifico dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, ha replicato così ieri su Qn nella seconda parte della sua lunga intervista sul caso Charlie.
«Se si può ottenere qualche risultato non è più accanimento terapeutico ma la possibilità di migliorare il quadro clinico del bambino», si dice certo il medico genetista, che poi conclude «Gli attuali trattamenti che Charlie riceve, a partire dalla ventilazione meccanica, non incidono sulle basi della malattia, questo protocollo è qualcosa di diverso. C’è una domanda da parte dei genitori e un dialogo che non si può perdere».