“Ferruccio De Bortoli licenziato per volere della Fiat”: il rumors shock fanno riferimento ai verbali sul caso Ubi Banca, giunti in mano al Fatto Quotidiano. In quelle carte vengono mostrate alcune importanti intercettazioni a Giovanni Bazoli, banchiere e presidente emerito di Intesa Sanpaolo. Ma il caso delle banche non è direttamente implicato, bensì emergono alcuni dettagli sul licenziamento all’ex direttore del Corriere della Sera, per l’appunto Ferruccio De Bortoli. Secondo l’inchiesta di Gianni Barbacetto sul Fatto, quanto accadde al direttore del gruppo Rcs non fu per nulla “casuale” ed ebbe dei “mandanti” ben precisi: «il 4 aprile si manifesta lo scontro che porterà al cambio di direttore: Bazoli chiama De Bortoli, che gli riferisce il contrasto con l’ amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane», scrive il collega del Fatto, mostrando le carte con alcune intercettazioni fatte all’influente banchiere di Intesa Sanpaolo. A quel punto De Bortoli, davanti alla per lui ingiusta pretesa dell’ad stimato e appoggiato da John Elkann – che pare essersi schierato dalla parte proprio di Jovine – minaccia le dimissioni: scatta un muro contro muro nel giro di potere di Via Solferino, con un’altra chiamata fatta due giorni dopo da Paolo Colombo, presidente di Saipem, sempre a Bazoli, «Stanno succedendo cose inquietanti… tutte legate a un tema, che puoi immaginare qual è e che hanno riflessi anche su situazioni che a te stanno particolarmente a cuore».
Il riferimento, secondo Barbacetto, è proprio alle minacciate dimissioni di De Bortoli che aveva portato scompiglio nel Cda con quel suo affondo contro Jovine. De Bortoli a quel punto riceve una nota per cui viene stabilito che il suo mandato si sarebbe concluso circa 10 mesi dopo (nell’aprile 2015), un caso più unico che raro di “direzione a tempo determinato”, specie per un illustre giornale e un illustre giornalista come De Bortoli. E ancora i verbali di intercettazione intervengono a fornire materiale (il tutto ovviamente andrà verificato e confermato, al momento rimangono supposizioni) con una telefonata tra Filippo Andreatta, professore e figlio del grande Nino (mentore di Bazoli), e lo stesso presidente di Intesa. «A voler fare fuori Ferruccio sarebbe qualcuno da Torino», ovvero la Fiat. Un anno dopo, De Bortoli obbligato a lasciare il comando, sostituito dal condirettore Luciano Fontana; Bazoli avrebbe tentato di difendere il “suo” direttore fino all’ultimo, ma la storia ha fatto intendere che il volere “dall’alto” è stato più forte…