Ancora una tragedia in diretta social culminata con la morte di una ragazza ed il grave ferimento di una seconda: è quanto avvenuto nella Repubblica Ceca, dove due giovani provenienti da Most, città della Boemia, hanno sfidato la sorte (e la vita) riprendendosi in diretta Facebook mentre viaggiavano a velocità elevatissima a bordo della loro auto, prima di schiantarsi. Ne dà notizia Il Messaggero nell’edizione online sollevando alcuni dubbi sulle vere motivazioni che spingerebbe un numero sempre più alto di giovanissimi a riprendersi con lo smartphone in condizioni di evidente alterazione ed a postare live gli incredibili video. Alla base dell’immane tragedia che trova spazio anche questa volta in Rete, la distrazione causata dall’uso del cellulare, complice l’alta velocità. Un mix letale che ha portato l’auto sulla quale viaggiavano a schiantarsi contro una barriera antirumore in un impatto che, per la ragazza alla guida, si è rivelato letale. Per lei, infatti, non ci sarebbe stato nulla da fare morendo sul colpo. L’altra è invece finita in ospedale con ferite gravissime e si troverebbe attualmente nel reparto di Terapia Intensiva. La vittima, Nikol Barabášová, aveva solo 22 anni.
“Stiamo andando sempre più veloci, ora a 130, ora a 140, vi mostreremo come si va a 180 chilometri all’ora…”: sono le stesse ragazze vittime del drammatico incidente ripreso in diretta Facebook a coinvolgere i loro spettatori in una corsa folle sulla strada per Biline. Una gara di velocità rivelatasi fatale per la 22enne alla guida, che non ha retto al violento impatto. Entrambe, come riporta Il Secolo d’Italia online, erano a bordo della loro Volkswagen, con smartphone saldamente puntato su entrambe fino al momento dell’impatto mortale. Per gli inquirenti al momento dello schianto la velocità della vettura avrebbe raggiunto i 180 Km orari. Ciò che ha impressionato dell’intera vicenda, oltre alla morte ripresa in diretta Facebook, il fatto che il pubblico del social abbia continuato a seguire la live anche fino all’arrivo dei soccorsi, sentendo le urla di disperazione degli stessi soccorritori.