Cecilia Strada non ha avuto dissidi con il padre Gino: o almeno, potrebbe anche averli avuti ma “Emergency non è tenuta a dare spiegazioni di situazioni e decisioni interne”. Una difesa a spada tratta quella che avviene nella replica di Gino Strada a Repubblica questa mattina, dopo che l’Espresso aveva rivelato che proprio un disagio sulla gestione dei finanziamenti esterni fosse alla base della clamorosa e inattesa destituzione della figlia Cecilia dal direttivo della ong italiana. «Non c’è nessun dissidio, nessun siluramento e nessuna lite familiare. Tutto falso. Cecilia la sento tutti i giorni, fra noi c’è un rapporto di amore profondo. Ci possono essere differenze di vedute su alcune cose, come è normale in tutte le famiglie. Ma non penso sia vietato per legge». Uno scontro che arriva in ogni domanda, in pratica, con la collega Zita Dazzi anche perché Gino Strada di fatto non risponde a nessun punto “caldo” della vicenda. Dissidi con la figlia? «Non vengo a dirli a voi..»; ma anche sui finanziamenti a Emergency per come la spiega Strada la vicenda resta ancora abbastanza oscura. «Abbiamo discusso quando sono arrivate proposte di finanziamenti da parte di privati e aziende. Abbiamo sempre fatto politica molto attenta di controllo sui finanziatori, decidendo in base al nostro codice etico. Una cosa doverosa anche a garanzia dei nostri milioni di singoli sostenitori. I nostri bilanci sono trasparenti, le nostre sedi aperte»: viene ribadita la giusta mission di salvare vite nei Paesi in guerra, ma rispetto all’accusa lanciata dall’Espresso, oltre alla contraccusa di voler “denigrare la Ong sparlando di Cecilia e dei finanziamenti”, non arrivano spiegazioni in merito.



«È un crimine discutere se ricevere finanziamenti da grandi imprese che ci propongono fondi? Io non credo. Fa parte del normale e necessario dibattito interno a organizzazioni grandi come la nostra». In conclusione all’intervista su Repubblica, Gino Strada affronta anche il delicato tema dei finanziamenti presunti ricevuti dall’Afghanistan: «è male convincere un governo, che magari prima spendeva in armamenti, a dare un po’ di danaro perché sia garantito il diritto ad essere curato bene e gratuitamente? Noi siamo contro la guerra. Curiamo i feriti, non ci interessa la politica». Ecco forse questa è la prima vera risposta di tutta la faccenda…



Cecilia Strada non è più il presidente di Emergency, la Ong più famosa d’Italia fondata da un italiano, Gino Strada, nonché padre della leader fino a ieri alla guida di Emergency. Un vero e proprio terremoto in seno alla Ong, con una breve nota spiegata senza fare minimamente riferimento alle motivazioni di questa decisione: ieri in particolare un articolo de L’Espresso ha provato a spiegare l’origine e le polemiche che vi sarebbero contro Cecilia Strada all’interno della Ong e che dunque sarebbero la vera causa di questo improvviso e clamoroso avvicendamento alla guida della “E” umanitaria. In quel ruolo è stata sostituita da Rossella Mincio, assistente di Gino Strada e fino alla novità di ieri appartenente all’ufficio umanitario. Ebbene, ma perché un rapido cambio al vertice così, tra l’altro senza fornire spiegazioni? Secondo i colleghi dell’Espresso la decisione non sarebbe stata “accettata” in pieno da Cecilia Strada, storica leader e pasionaria della Ong da sempre schierata con il padre nella battaglia contro i governi e le denunce anti-guerre.

«C’era un bivio per Emergency: se ritornare all’impostazione originaria più “idealista”, oppure “normalizzarsi” e fare come la gran parte delle altre Ong, accettando i soldi dei governi e delle grandi imprese». Pare infatti che la Strada non volesse intraprendere un cambio di rotta così “netto” rispetto al recente passato e volesse, assieme ai vari volontari, ed erano tutti schierati contro la collaborazione con governi o con imprese del tipo di Eni e Impregilo, che sembrano interessate a utilizzare il logo di Emergency per migliorare la propria brand reputation. Il direttivo invece modificato molto negli ultimi anni «a misura del fondatore e padre di Cecilia Strada, dopo svariate epurazioni è schierato per metà dalla parte della “normalizzazione”», spiega ancora l’Espresso. La gestione della associazione umanitaria al momento è ancora a direzione Gino e Cecilia Strada, ma pare sempre dai rumors raccolti dall’Espresso che il direttivo avesse timore che il ruolo di Cecilia, “purista” di Emergency, potesse rafforzarsi troppo negli anni a venire con la progressiva lontananza del fondatore che ha raggiunto i 69 anni di età.

Dalla Ong fanno “orecchie da mercante” e allontanano ogni accusa di queste ultime ore, con questo breve comunicato; «In seguito alle speculazioni che abbiamo letto sulla stampa, ci teniamo a sottolineare che la decisione dell’avvicendamento alla carica di Presidente del Consiglio Direttivo di Emergency è stata maturata nell’ambito di una normale dinamica di confronto interno, teso a cercare sempre l’assetto più adatto alla crescita dell’organizzazione, come avviene ogni giorno in ogni realtà associativa», a firma Cecilia Strada e Rossella Miccio, ex e nuova presidente di Emergency.

Anche Gino Strada non ha voluto rimanere in silenzio e si è letteralmente adirato, scrivendo in un post su Facebook, che le congetture lanciate non rispettano verità: «L’articolo “Sorpresa Emergency: silurata Cecilia Strada” pubblicato oggi su L’Espresso contiene illazioni, calunnie e falsità gravi. Le ragioni per cui è avvenuto l’avvicendamento alla Presidenza del Consiglio direttivo di Emergency riportate nell’articolo non corrispondono alla realtà e gettano discredito su Emergency, a cui ho dedicato la mia vita, e sul gruppo che la sta guidando con fatica e responsabilità. In questo modo abbiamo potuto curare 8 milioni di persone in 23 anni». Progetti e missioni in tutto il mondo, il progetto umanitario è tutt’altro che in difficoltà, ma la gestione interna diventa sempre più cervellotica e anche queste immediate prese in difesa della nuova “decisione” danno l’idea di come non vi sia molta serenità nel board di casa Strada.