Oggi è stata pubblicata da Papa Francesco una Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio (leggi qui il nostro speciale dedicato) in cui vengono cambiate alcune regole per diventare santi: nello specifico, la lettera di Bergoglio stabilisce l’apertura della beatificazione di quei fedeli che spinti dalla Carità hanno «offerto eroicamente la propria vita per il prossimo accettando liberamente e volontariamente una morte certa e prematura con l’intento di seguire Gesù». Già, ma cosa si intende per Motu Proprio all’interno della Chiesa Cattolica? In primo luogo, il termine stabilisce un richiamo alla locuzione latina da tradurre letteralmente “di propria iniziativa” che indicava un documento, una decisione o una nomina in generale presa di propria iniziativa senza la proposta di altre forze esterne, da chi ne ha potere e le facoltà. È stata usata in passato da principi e imperatori, da re e reggenti e ovviamente anche per il capo della Chiesa Cattolica, per l’appunto il Papa. Ebbene, in termini di Diritto Canonico, il Motu Proprio del Papa intende un documento e una decisione che non è stato proposto da alcun altro organismo della Curia Vaticana.
Secondo il Codice di Diritto Canonico il Pontefice è dotato di tutti i poteri per esercitare la sua sovranità immediata su tutta la Chiesa Cattolica e su ciascuna chiesa particolare come la Diocesi, in materia di dottrina di fede. Come ha stabilito infatti il Concilio Vaticano I il magistero del Papa gode «dell’infallibilità in materia di fede e di morale quando viene espresso ex cathedra», ovvero quando definisce come dogma di fede una lettera apostolica, un articolo di morale, oppure una causa di canonizzazione. Come lo stesso Papa Francesco ha voluto scrivere al termine della sua ultima Lettera Apostolica pubblicata questa mattina sull’Osservatore Romano, «ho deliberato con questa Lettera Apostolica in forma di Motu proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione».