In un primo momento la sua giustificazione, “avevo abortito da poco” non aveva convinto nessuno, anche perché alla Clinica Mangiagalli non risultavano recenti gravidanze interrotte per l’ecuadoriana che pochi giorni fa ha tentato di rapire una neonata moldava. Ma oggi arrivano le parole dell’avvocato della donna arrestata, Paolo Cassamagnaghi, che conferma la versione: «Non sapevo cosa fare. Dopo aver perso mio figlio avevo paura di perdere il mio compagno e tutta la mia famiglia», è quello che ha detto la 33enne al suo avvocato, che ha poi rivelato il contenuto di quel frammento di colloquio agli inquirenti. La donna ora è in stato d’arresto a San Vittore, Milano, e continua a sostenere di avere abortito nel silenzio di tutti e di non essersi più ripresa da quel fatto. Una casalinga, con un’altra figlia di 7 anni avuta da una precedente relazione, ha raccontato al suo avvocato di aver voluto tenere nascosto il tutto perché con il nuovo convivente, un operaio, avrebbe potuto finire tutto se fosse arrivato un nuovo figlio.
«Avevo paura di essere lasciata», per questo nessuno si sarebbe accorto dell’aborto: ora sarà sottoposta alle visite del caso per poter scoprire se quella che racconta è la verità, ma al netto di ogni possibile ipotesi ancora aperta, resta il fatto che una donna in seguito ad una interruzione di gravidanza non sempre, anzi quasi mai, rimane del tutto indifferente. Il caso è evidentemente al limite e con molta probabilità la donna soffre di disturbi depressivi o comunque legati alla sua condizione famigliare: «da qui ho pensato di prendere quella bambina moldava, ma ho però subito riconsegnato all’ostetrica che mi ha bloccato. Le ho anche detto di chiedere scusa e perdono da parte mia alla mamma a cui l’avevo preso». Un dramma nel dramma, e molte domande che al momento rimangono senza immediate risposte. (agg. di Niccolò Magnani)
Paura alla clinica Mangiagalli di Milano col tentato rapimento di una bambina appena nata. E’ accaduto nel reparto maternità, quando una donna di origini ecuadoriane si è presentata di fronte alla mamma di una piccola di appena sette giorni, strappandola dalle sue braccia e affermando di doverla portare a fare dei controlli. La donna, di 33 anni, ha affermato di far parte del personale ospedaliero della Mangiagalli, ma i suoi modi, per così dire, poco urbani hanno insospettito la mamma che ha immediatamente chiesto l’assistenza di un’ostetrica del reparto. Accertato in un lampo come la piccola al momento non dovesse sottoporsi a nessun tipo di controllo, l’ostetrica è riuscita a rincorrere e raggiungere la rapitrice, fermandola e riportando la bimba tra le braccia della madre. L’ecuadoriana ha approfittato del gran via vai che all’orario delle visite contraddistingue sempre la clinica Mangiagalli, e per un soffio non è riuscita nell’intento di sottrarre alla madre la piccola.
Sicuramente la prontezza di riflessi della madre legittima, una trentenne moldava, ha evitato il peggio: si sta cercando di capire perché la rapitrice abbia cercato di compiere questo gesto, anche se sembra possano esserci motivazioni di disagio psicologico. L’ecuadoriana ha affermato di essersi sottoposta di recente a un’interruzione di gravidanza e per giunta aveva detto ai parenti di recarsi alla clinica Mangiagalli per un controllo alle sue condizioni di gestante. Ma sembra che non fosse mai stata incinta. Di sicuro, dopo che l’ostetrica è riuscita a riafferrarla al volo, la vigilanza della clinica ha avuto il suo bel da fare non tanto per fermare la rapitrice, quanto per salvarla dal linciaggio che la gente aveva immediatamente provato ad attuare nei suoi confronti, visto che l’allarme della madre della piccola aveva rapidamente sparso la voce nella struttura sanitaria. Alla fine la rapitrice è stata fermata e portata via dalle forze dell’ordine senza subire colpi o riportare danni fisici.