E’ tornato a casa a Reggio Calabria, nella Parrocchia del Gebbione, Don Giorgio Costantino, salito alla ribalta delle cronache per l’aggressione subita a fine maggio da una gang che l’ha ridotto in coma. 74 anni, Don Costantino ha saputo rispondere all’aggressione con una tempra e una fibra di altri tempi ed ora è tornato alla base, non potendo però fare a meno di riflettere su quanto accadutogli negli ultimi due mesi. In un’intervista a L’Avvenire, Don Costantino si è interrogato sul fatto che il dialogo non ha funzionato come avrebbe potuto augurarsi, pur avendo denunciato molto spesso gli atti di illegalità e di violenza che molto spesso si erano resi evidenti nei pressi della sua Parrocchia. Ha provato a dialogare con delinquenti comuni, spacciatori, che già un anno prima lo avevano avvertito scrivendo sui muri “Don Giorgio Infame”, ma le istituzioni erano state sorde alla minaccia e non hanno fornito al sacerdote la necessaria protezione.



Don Costantino ha comunque affermato di aver cristianamente perdonato i suoi aggressori, anche se le famiglie dei delinquenti che si sono macchiati del gesto hanno nelle ultime settimane attaccato la figura del Parroco. Don Costantino ha anche sottolineato però come un perdono non può essere completo e sincero se chi viene perdonato non accetta di convertirsi: altrimenti il perdono diventa un atto di debolezza, se non c’è accettazione di Dio da parte di chi ha sbagliato, secondo il sacerdote, tutto diventa fine a sé stesso. Parole forti del Parroco che ha avuto però la comunità del quartiere di Reggio Calabria tutta al suo fianco, con i bambini che, una volta ripreso Don Costantino il suo posto, sono accorsi per ricevere la benedizione del coraggioso prete. Alle tante visite di personaggi e rappresentanti delle istituzioni che Don Costantino ha ricevuto in ospedale, il Parroco ora spera che facciano seguito dei fatti per ripristinare la legalità dove lo Stato sembra a tutti gli effetti uno straniero nella terra di nessuno.

Leggi anche

Alessandro Impagnatiello, oggi sentenza omicidio Giulia Tramontano/ Il papà: "Ergastolo, ma non per vendetta"LETTURE/ Barbablù e la violenza sulle donne, quella “lezione” che non si vuol imparare