Ogni intervento chirurgico, si sa, ha i suoi rischi, purtroppo anche gravi. Dalla più banale operazione alla più seria, infatti, ciò che potrebbe accadere sotto i ferri non lo si potrà mai sapere in anticipo. Quanto accaduto ad una donna 71enne, tuttavia, non avrebbe a che fare con l’operazione vera e propria alla quale si sarebbe dovuta sottoporre ma alla fase precedente legata all’induzione dell’anestesia e che l’avrebbe resa un vegetale. A riportare la storia drammatica dell’anziana donna è oggi l’agenzia di stampa Ansa.it, ripercorrendo le tappe salienti della vicenda che ebbe inizio il 10 luglio 2014, quando la 71enne fu ricoverata presso la casa di cura Columbus di Milano. Qui la paziente si sarebbe dovuta sottoporre ad un “intervento chirurgico di routine” consistente nella riduzione di una frattura alla spalla dopo essere rimasta vittima di un “banale infortunio domestico”. Tuttavia, la situazione precipitò ancor prima che la donna finisse sotto i ferri, ovvero subito dopo l’induzione dell’anestesia. Ne derivò un grave arresto cardiaco che portò al coma e allo stato vegetativo in atto ormai da tre anni. A confermare l’attuale stato vegetativo della 71enne in seguito all’anestesia fu un istituto di Parma che l’11 agosto 2014 accertò le condizioni dell’anziana.
La drammatica vicenda viene alla luce solo oggi, dopo che i legali del marito della 71enne in stato vegetativo dopo l’anestesia, gli avvocati Fabio Venturini e Filippo Siano, hanno firmato l’atto di citazione. L’intento del marito della vittima è quello di portare avanti una causa civile già avviata contro la Casa di Cura Columbus di Milano e l’anestesista che intervenne sulla donna, al fine di ottenere il riconoscimento dei danni a favore della moglie. Nell’atto, sono gli stessi avvocati dell’uomo a sottolineare i gravi errori commessi dalla clinica, tra cui l’assenza di una visita anestesiologica prima dell’intervento di fatto mai eseguito. Ad oggi, la 71enne in stato vegetativo muoverebbe solo il capo e gli occhi.