In Australia, negli ultimi anni si è verificata una inversione di tendenza in merito al culto religioso seguito dalla popolazione. Ad oggi oltre la metà degli australiani si dichiara cristiano, di cui la maggior parte sono cattolici, eppure come evidenzia il portale The Tablet, negli ultimi decenni starebbe aumentando vertiginosamente il numero di coloro “senza religione”. E’ quanto emerso dall’ultimo Censimento nel quale il numero di coloro che hanno dichiarato di non seguire nessuna religione per la prima volta avrebbe superato quello dei cattolici. I dati relativi al 2016 parlano chiaro: il 30% degli australiani ha dichiarato di non seguire alcuna religione, contro i dichiarati cattolici pari al 22,6%, pari a 5,2 milioni di persone, comunque in calo rispetto al precedente Censimento del 2011, la cui percentuale era del 25,3%. In calo anche il numero di anglicani, che scivolano al 13,3%. Il cristianesimo, tuttavia, con il suo 52% resta in Australia la religione maggiormente praticata, ma di gran lunga in calo rispetto a mezzo secolo fa quando era pari all’88% ed al 74% nel 1991. Tra le altre fedi ricordiamo anche l’Islam (2,6%) e il buddismo (2,4%).
Nell’ultimo Censimento tenutosi in Australia, la domanda sulla pratica religiosa era l’unica non obbligatoria e per la prima volta, tra le opzioni disponibili, era presente “nessuna religione”. Nel comunicato contenente i dati emersi, reso noto dall’Ufficio statale australiano, è stato ribadito come il Paese sia di fatto ricco di diversità religiose confermando come la maggiore crescita evidenziata sia in favore dell’Induismo, resa ancora più significativa nell’ultimo decennio dall’immigrazione dall’Asia meridionale. Tuttavia, una significativa fetta di popolazione australiana ha ribadito di non seguire alcuna religione, tendenza questa che ha assunto un’accelerazione importante negli ultimi 10 anni. “I soggetti che non denunciano la propria religione sono aumentati notevolmente dal 19% del 2006 al 30% nel 2016. La più grande variazione è stata tra il 2011 (22%) e il 2016, quando altri 2,2 milioni di persone hanno riferito di non avere religione”, si legge nel comunicato ufficiale.
Ma da cosa dipende questo importante dato? Molto avrebbe a che fare con l’età. I giovani di età compresa tra i 18 ed i 34 anni solitamente sono risultati essere praticanti di religioni diverse dal cristianesimo nel 12% dei casi, mentre il 39% ha dichiarato di non avere alcuna religione rispetto agli adulti. Tra gli over 65, invece, si registra una maggiore percentuale in merito al cristianesimo. Sulla base dei dati emersi, Mark Coleridge Arcivescovo di Brisbane ha sottolineato come i giovani siano di fatto poco interessati ad identificarsi in una specifica religione a differenza della popolazione più anziana. Il religioso non ha visto come una vera e propria sorpresa quanto emerso dal Censimento: “Non significa necessariamente che la gente, giovane o vecchia, sia meno religiosa di loro, ma significa che sono religiosi in modi molto diversi che in passato. E la Chiesa deve guardare attentamente in questa direzione, perché il divario di comunicazione tra credenti e non credenti cresca ancora più ampiamente”, ha commentato.