Le indagini sul delitto di Erika Preti possono considerarsi tutt’altro che chiuse. Lo scorso 11 giugno la giovane 28enne fu aggredita in modo violento ed uccisa con due coltellate alla gola in un appartamento a San Teodoro, in Sardegna, nel quale stava concludendo le sue vacanze insieme al fidanzato Dimitri Fricano. Quest’ultimo, anche lui vittima di un’aggressione presumibilmente da parte del killer della fidanzata, dopo aver trascorso due settimane nell’ospedale di Olbia è tornato a casa, ma la sua estate sarà doppiamente complessa, non solo per la morte dell’amata ragazza con la quale aveva condiviso gli ultimi 10 anni della sua vita, ma anche per l’accusa di omicidio volontario per il quale è indagato. Al fine di smentire un coinvolgimento del giovane nel delitto di Erika Preti, come invece sostenuto dagli inquirenti, nei giorni scorsi si è svolto un nuovo sopralluogo sulla scena del crimine. Ne dà notizia il quotidiano La Stampa nell’edizione online, che spiega la composizione della squadra che ha fatto ritorno nell’appartamento di Lu Fraili nel quale la 28enne biellese è stata uccisa.



Un team messo a punto dalla difesa di Dimitri Fricano, composta dagli avvocati Alessandra Guarini e dal collega Roberto Onida ma arricchito anche dalla presenza di un investigatore privato, Nicola Santimone e dell’ex comandante dei Ris, Luciano Garofano. Quella che fino a qualche settimana fa rappresentava solo un’indiscrezione, dunque, ha trovato conferma proprio nei giorni scorsi: dopo un primo incontro con gli avvocati di Dimitri, presunto assassino di Erika Preti, Garofano ha accettato l’incarico e ciò ha assunto un’importanza enorme poiché si tratterebbe della sua prima volta al fianco della difesa di un accusato e non della vittima. Forse, a spingerlo verso questa scelta potrebbe essere stata la versione fornita dall’indagato il quale, sin dal giorno del delitto della fidanzata ha sempre sostenuto la sua innocenza asserendo di essere stato anche lui una vittima, colpito al capo violentemente da un soggetto sconosciuto proprio mentre si trovava sull’uscio del bagno, facendogli perdere i sensi. Solo dopo essersi ripreso si sarebbe accorto del corpo di Erika ormai privo di vita.



Il nuovo sopralluogo sulla scena del crimine dove Erika Preti fu uccisa brutalmente, tenutosi a distanza di un mese dall’omicidio e fortemente voluto dalla difesa di Dimitri Fricano, è servito a cercare nuovi elementi a sostegno della tesi del 30enne, unico indagato. Sul fronte delle indagini difensive, i tempi sono destinati ad allungarsi. Il primo step consisterà nell’esame approfondito, al fianco degli inquirenti, dei risultati delle perizie medico-legali che sono state compiute sul corpo senza vita della ragazza ma anche e soprattutto sulle ferite riportate da Dimitri. L’intento è quello di rintracciare compatibilità con la versione del giovane e che potrebbero anche peggiorare drasticamente la sua posizione già compromessa ma non al punto da far scattare nei suoi confronti la misura cautelare in carcere. Potrebbero però essere anche individuate tracce “estranee” alla vittima ed all’indagato, e questo andrebbe in favore della difesa di Dimitri Fricano e della versione sempre sostenuta da quest’ultimo. La seconda fase avrà invece a che fare con un aspetto prettamente tecnologico ovvero l’analisi dei cellulari dei due fidanzati, attualmente in mano agli inquirenti. Infine dopo il sopralluogo nella villetta verranno tolti i sigilli dopo un mese dall’uccisione della ragazza.

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