Il duplice omicidio di Parma a firma di Solomon Nyantakyi fa tremare. Il giovane 21enne ha confessato di aver ucciso la madre incinta e la sorella di undici anni a coltellate. Credo davvero non serva conoscere molti altri particolari. Ciascuno di noi, istintivamente, cercherà le cause di questa ennesima strage familiare. Si parlerà in televisione dei problemi comportamentali del giovane omicida, oppure della sua carriera calcistica mai decollata nonostante il talento e quindi dello stato di depressione e di rancore che ne può essere derivato. Ancora si potrà parlare della solitudine di certe periferie di provincia e rifletteremo di immigrazione e inclusione, visto che Nyantakyi era di origine ghanese. Qualcuno coinvolgerà nell’analisi persino il caldo. 



Io credo che ciascuna di queste spiegazioni dica qualcosa di vero, ma credo che nessuna di queste ragioni possa spiegare — in senso proprio — l’orrore di cui stiamo parlando: orrore, sì. Basti pensare che quando Raymond, il fratello maggiore, è tornato si è trovato davanti agli occhi la scena orribile di una casa tanto piena di sangue da rendere difficile per gli inquirenti muoversi nell’appartamento senza inquinare la scena del crimine.



Tante verità, ma non la verità. Queste spiegazioni hanno la funzione di tranquillizzarci, ma forse per una volta dovremmo dirci che dentro ciascuno di noi c’è il male, il buio dell’animo umano che a volte si scatena e che è dentro di noi come possibilità, così come lo è la santità. La verità è che non ci sono spiegazioni possibili a questi eventi di male assoluto, che dipendono dalla libertà umana. Il male di questa tragedia di Parma è che si è scatenata contro tutti i riferimenti quotidiani che ci danno ogni giorno la pace. La famiglia non è più culla; la casa non è più tranquillo rifugio. La sorellina piccola non è più la tua principessa che guai a chi te la tocca. Lo sport non educa e non serve a dare regole, disciplina, divertimento. 



Solomon Nyantakyi ci toglie ogni appiglio. Rimane solo il silenzio sbigottito, la coscienza del male che possiamo fare, la reazione che consiste nel fare tutto il bene che ci è possibile. Praticamente nelle stesse ore Papa Francesco emanava il nuovo Motu Proprio “Maiorem hac dilectionem”, quello che stabilisce che l’offerta della vita possa essere una nuova strada canonica per dichiarare una persona santa: non solo il martirio o le virtù eroiche. Anche la possibilità di offrire la propria vita investendola in un’azione di bene e di amore che possa comportare la morte. Ecco, nel piccolo e nel quotidiano, come rispondere al pericolo che il male, accovacciato alla porta di ciascuno di noi, possa prevalere.