La Corte d’Assise di Milano si è espressa sulla posizione di Silvia Pasotto, la dottoressa 62enne anche lei vittima di un vero e proprio dramma familiare ed accusata dell’omicidio della madre. La donna aveva ingerito insieme all’anziana madre 82enne, Natalina Carneli, un mix letale di farmaci esaudendo così la volontà della donna di morire insieme alla figlia. Per questo la 62enne era stata accusata di omicidio volontario ed aveva subito un processo durante il quale il pm di Milano, Giovanna Cavalleri, aveva chiesto alla Corte una condanna a 14 anni di reclusione. Il giudice si è espresso oggi con una decisione importante, riqualificando cioè il reato del quale era stata accusata l’imputata e mutandolo in aiuto al suicidio. I difensori della dottoressa però non si accontentano e nei prossimi giorni, come rivela Corriere.it, hanno già espresso la volontà di chiedere la scarcerazione della propria assistita. Lo stesso giudice che ha proceduto a derubricare il reato a carico di Silvia Pasotto, ha concesso alla donna le attenuanti generiche ma, allo stesso tempo, ha dichiarato l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Si attende ora di conoscere le motivazioni della clamorosa sentenza che ha visto in aula la stessa imputata, in carcere da 8 mesi e che ha manifestato emozione e sorpresa dopo la lettura del dispositivo.
Natalina Carneli era stata trovata morta in casa a Milano lo scorso settembre. La figlia Silvia Pasotto aveva somministrato un mix letale di farmaci e poi aveva tentato di togliersi la vita nelle medesime modalità. Le due donne furono trovate dalla badante dell’anziana ma per quest’ultima non ci fu nulla da fare. La Pasotto, invece, pur priva di sensi era ancora viva. Secondo il pm, nella sua arringa, l’imputata aveva scelto la morte per sé e per la madre: “una decisione che solo lei riteneva fosse giusta”. Per l’accusa, sempre e solo lei oggi continua a sostenere che quella fosse anche la decisione della madre. Contraria la tesi della difesa che in aula ha sostenuto: “È stata sua madre a spingerla a mettere fine alle loro esistenze”. Secondo il legale, l’anziana donna da tempo avrebbe chiesto alla figlia di morire insieme. Non solo: secondo l’avvocato quella sera l’82enne, malata da tempo e sulla sedia a rotelle, bevve autonomamente il mix di farmaci che le sottopose la figlia. “Natalina Carneli era capace di intendere e di volere, il suo consenso non fu influenzato dalla figlia, semmai il contrario”, ha sostenuto la difesa di Silvia nel corso dell’arringa chiedendo la rivalutazione del reato.