Sono stati tutti assolti gli undici imputati nel processo di revisione delle condanne per la strage di via D’Amelio nella quale il 19 luglio 1992 perse la vita il giudice Paolo Borsellino. A deciderlo, come riporta LiveSicilia.it, è stata oggi la Corte d’Assise d’appello di Catania scagionando così dall’accusa di strage coloro che fino ad oggi erano stati considerati i responsabili. Si tratta nel dettaglio di Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Gaetano Scotto, Gaetano Murana, tutti condannati all’ergastolo. A loro si aggiungono i nomi di Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura, Salvatore Tomaselli e Giuseppe Orofino, tutti condannati a pene fino a 9 anni di carcere. Candura e Scarantino salirono agli onori della cronaca per essere stati entrambi falsi pentiti capaci di far credere alle loro menzogne pm e magistrati. A smascherare il clamoroso errore giudiziario fu un altro collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza, che con le sue rivelazioni smentì le “verità” fino a quel momento avanzate da Scarantino e sulle quali si erano basati i precedenti giudizi. A riaprire le indagini fu la procura di Caltanissetta, che fece scarcerare coloro in carcere da innocenti, mentre la procura generale ne chiese la revisione.
A causa delle accuse di Scarantino, in undici erano stati imputati per la Strage di via D’Amelio. A chiedere la revisione dei processi “Borsellino” e “Borsellino bis” fu Roberto Scarpinato. Richiesta poi trasmessa alla Corte d’Assise di Catania che oggi è giunta alla decisione di assoluzione. A commentare la sentenza definita “giusta” è stato l’avvocato Rosalba Di Gregorio, legale di Gaetano Murana, il quale ha asserito: “Bisogna ringraziare per onestà intellettuale i magistrati di Caltanissetta che hanno riaperto con coraggio il caso”. Tuttavia, ha aggiunto l’avvocato, “Tomasello non può gioire perché nel frattempo è morto. Morto sapendo di essere innocente, ma condannato nella pagina più buia della giustizia italiana”. Il fine pena mai era stato inflitto a sette imputati, compreso Murana. In libertà vi erano Orofino, ritenuto responsabile di appropriazione indebita, favoreggiamento e simulazione di reato; Tomaselli condannato solo per associazione mafiosa e Candura, condannato solo per il furto della macchina, la Fiat 126, che venne imbottita di tritolo ma anche lui non per il reato di strage. Alla Corte d’Appello di Caltanissetta ora spetterà rideterminare la pena e quantificare i risarcimenti per chi è stato ingiustamente detenuto.