La situazione in Campania e soprattutto nel Napoletano, negli ultimi giorni è diventata letteralmente rovente a causa dei numerosi roghi che hanno circondato il Vesuvio. Ora, come riporta il Fatto Quotidiano online il presidente della Regione starebbe pensando di chiedere lo stato di calamità, “perché si deve certificare il danno determinato”, ha dichiarato. Vincenzo De Luca è intervenuto sul delicato tema nel corso del suo intervento su Lira Tv attaccando al tempo stesso anche i suoi detrattori politici, da Forza Italia a M5S: “Siamo orgogliosi del lavoro fatto dalla Regione, dalla Protezione civile, dai volontari. E’ stato un lavoro gigantesco”. Nonostante questo, però, ci si trova a dover fare i conti anche con la strumentalizzazioni e sciacallaggio. Quanto accaduto attorno al Vesuvio e in altre zone li ha definiti “atti di delinquenza organizzata”. In alcuni casi, ad esempio, i roghi sono stati appiccati nei valloni, dove non è possibile accedere con i mezzi. Ora, la speranza del presidente della Regione Campania è che i responsabili vengano individuati e puniti e che le aree distrutte dagli incendi non si trasformino in nuove discariche. “Quando tra pochissimo entreranno in funzione i droni, mi auguro che avremo la possibilità di individuare dall’alto tutti i movimenti in questi territori”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
La Sardegna e la Sicilia sono i due fronti più preoccupanti per gli incendi in queste ultime ore: mentre sul Vesuvio l’operazione dell’esercito inizia a vedere i propri frutti con la diminuzione del rischio, a Cagliari in Sardegna la situazione è ancora critica (mentre sta diminuendo negli altri roghi dell’isola). Nelle vicinanze della Statale 554, tra Cagliari, Monserrato, Pirri e Su Planu, le fiamme hanno raggiunto alcune abitazioni e le evacuazioni sono in corso in questi minuti. La periferia del capoluogo sardo è a rischio, specie per alcune aziende poste vicino alla Statale dove gli incendi si fanno minacciosi. Altro rogo invece a Uta, dove secondo l’Unione Sarda le fiamme sono partite da un cumulo di sterpaglie che hanno avvolto poi alcune roulotte usate come case e rifugi di fortuna forse da alcune famiglie rom. Spostandoci in Sicilia, un altro incendio sta lambendo l’autostrada A19 da Palermo a Catania: l’Anas in questo pomeriggio ha disposto, per il rischio delle fiamme troppo prossime alla carreggiata, la chiusura del tratto tra Catenanuova e Catania in direzione Catania. «Il traffico è deviato lungo la strada statale 192 “della valle del Dittaino”, con uscita allo svincolo di Catenanuova e rientro in autostrada allo svincolo di Gerbini-Sferro», spiega l’Anas in un comunicato. (agg. di Niccolò Magnani)
Il vasto incendio che ha interessato la Sardegna ha portato all’evacuazione di 1.000-1.500 persone, in gran parte ospiti delle strutture ricettive. Ad esempio, sono stati evacuati gli hotel Costa Caddu e Miriaccheddu, a San Teodoro, un albergo a Budoni e decine di case vacanze. L’incendio però è ormai in fase di spegnimento. Il vicesindaco di Budoni, Antonio Addis, ha spiegato all’Ansa che la situazione ieri era complessa, ma che le persone i cui alloggi si trovavano vicino ai punti critici sono state messe in salvo. «Il peggio sembra passato anche se siamo sempre pronti all’emergenza», ha rassicurato Addis. Ora si stanno eseguendo le verifiche per spegnere eventuali focolai ancora accesi si sta procedendo con le bonifiche. La situazione è tornata alla normalità anche ad Arzana, in Ogliastra: erano state evacuate trenta abitazioni e una struttura per malati psichici, ma ora tutti sono nelle proprie case. (agg. di Silvana Palazzo)
Negli incendi ancora in corso al sud Italia purtroppo dobbiamo segnalare un nuovo fronte aperto proprio qualche ora fa che preoccupa e non poco la Protezione Civile e le autorità subito entrate in azione. A Sciacca, in Sicilia, il centro abitato è stato invaso dalle fiamme partite dall’ingresso est della città in provincia di Agrigento: alcune abitazioni sono state evacuate, con i cittadini giustamente nel panico nel cercare di sfuggire al rogo nato improvvisamente (purtroppo, un’altra volta, si teme l’origine dolosa). Come spiega il Giornale di Sicilia, «le fiamme si sono propagate all’interno dell’area boschiva di contrada Pierderici, allargandosi in pochi minuti e raggiungendo le aree residenziali situate tra le vie Figuli e Ravasio e il viale della Vittoria». I canadair sono in azione per tentare di spegnere al più breve tempo possibile le fiamme che minacciano alcuni palazzi fatti sgomberare in fretta dalle quaranta famiglie che li abitano. Al momento nessun ferito, ma molto spavento e qualche anziano intossicato dal fumo acre che lambisce parte di Sciacca. Purtroppo l’emergenza incendi, non è ancora finita. (agg. di Niccolò Magnani)
Non bastavano i piromani, tra il Vesuvio e i paesi colpiti dalla serie di incendi in questi giorni, ora arrivano anche gli “sciacalli”, altra piaga tipicamente italiana (ma con buon fenomeno di “esportazione”, ndr). Nè dà notizia il Mattino di Napoli, con tre arresti arrivati in queste ore a Terzigno, una delle tantissime cittadine sul Vesuvio colpite dalla tragedia dell’incendio ancora in corso, sebbene con forza delle fiamme notevolmente ridotta. I militari hanno arrestato hanno individuato tre persone che con attrezzi da ladri, per scassinare le porte e le finestre, si aggiravano nel paese tra le varie case evacuate per l’emergenza incendi. « I tre sciacalli, che avevano l’intenzione di svaligiare una delle case lasciate incustodite, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria», spiega il quotidiano napoletano. (agg. di Niccolò Magnani)
Le fiamme si stanno lentamente spegnendo sul Vesuvio, anche se un altro fronte di fuoco è stato scoperto proprio questa mattina su un lato finora rimasto ancora intonso dai roghi. La situazione generale però è decisamente migliore rispetto alle ultime 72 ore e dunque inizia la triste e angosciosa conta dei danni: detti dei 100 milioni di euro o poco più stimati per l’intero Parco Nazionale del Vesuvio, sotto il puro profilo ambientale la settimana di incendi per lo più tutti appiccati da piromani, stanno dando una spallata alla cura paziente e attenta di questi anni nel Parco Nazionale vesuviano. Secondo le stime della Protezione Civile Campania, sono oltre 100 gli ettari boschivi andati distrutti nel corso degli incendi che stanno interessando l’area vesuviana.
«Contenuto il fronte sul versante Nord tra Ercolano e Torre del Greco mentre è ancora complessa la situazione ad Ottaviano, Terzigno e Agerola-Monti Lattari. Sotto controllo la situazione a Cava Sari e agli altri siti dei rifiuti di Terzigno. Il fuoco è stato tamponato anche grazie alla realizzazione di una vasca di acqua artificiale in grado di pompare 4mila litri/minuto che ha consentito un piú rapido approvvigionamento degli elicotteri», spiega la nota della Protezione Civile per la situazione incendio sul vulcano di Napoli. (agg. di Niccolò Magnani)
Complice la siccità è l’incuria, gli incendi in Italia continuano a divampare e quello di giovedì 13 luglio, appena trascorso, è stato un pomeriggio terribile per la Sardegna e in particolar modo per la Gallura, che ha visto bruciare molti ettari di terra. I vigili del fuoco delle province di Sassari, Nuoro e Olbia hanno messo in campo un grandissimo dispiegamento di forza per cercare di soffocare le fiamme che hanno avvolto soprattutto la località turistica di San Teodoro. Gli incendi, partiti dalla zona delle colline, hanno avvicinato pericolosamente le case tanto che a Berrulles, una frazione della località, una decina di abitazioni sono state prontamente evacuate per mettere in sicurezza chi vi abitava, nel caso in cui le fiamme non fossero spente prima di arrivare alle case. Alcune abitazioni sono state danneggiate dal fuoco, e nonostante l’intervento dei Canadair la situazione continua ad essere drammatica tra San Teodoro e Porto Ottiolu, col fronte delle fiamme che va allargandosi di ora in ora.
Anche nella zona del Vesuviano, in diverse cittadine della provincia di Napoli, il fuoco ha richiesto un tributo molto grande. E spente le fiamme dai mezzi aerei dei pompieri e delle forze d’emergenza, si cominciano ora a contare i danni che il fuoco ha provocato nella zona intorno al Vesuvio. Si parla di circa 100 milioni di euro procurati in poche ore, segno tangibile della violenza delle fiamme. Ma il fuoco non è il solo pericolo al quale gli abitanti della zona Vesuviana devono fare attenzione: senza più gli alberi a fare da argine, tutta la zona è stata segnalata a rischio frane, e la Forestale ed i pompieri si sono immediatamente attivati per realizzare delle piccole dighe di contenimenti, nella montagna vulcanica, per evitare che slavine rovinose possano venirsi a creare subito dopo lo spegnimento degli incendi. Solo per rimettere a posto e ripiantare gli alberi nella zona del Vesuvio, sarebbe necessario un investimento di circa quattro milioni di euro, ma i danni saranno davvero quantificabili solo fra qualche giorno.