IL DELITTO DI LUCIA MANCA, UCCISA DAL MARITO RENZO DEKLEVA
Con il delitto di Lucia Manca, banchiera trevigiana uccisa il 6 luglio 2011 e abbandonata sotto il viadotto di Cogollo del Cengio, sulla strada per Folgaria nel Vicentino, si apre la puntata di stasera de Il Terzo Indizio, trasmissione in onda su Rete 4. Una storia che vede al centro di tutto un matrimonio costellato di bugie, tradimenti e violenze, quelle inflitte alla donna dal marito Renzo Dekleva, ex promotore farmaceutico di Marcon, accusato del suo omicidio e dell’occultamento di cadavere e per questo condannato in Cassazione a 19 anni e 8 mesi di reclusione. L’uomo si è sempre dichiarato innocente, ma l’accusa non ha mai avuto dubbi nei suoi confronti e su quello che fece sei anni fa quando uccise Lucia nel loro appartamento per poi trasportare il suo cadavere in auto ed abbandonarlo sotto il cavalcavia. Il giorno successivo all’omicidio ne denunciò la scomparsa dando il via alle indagini. La vera svolta avvenne solo nell’ottobre successivo quando i resti della povera bancaria, stimata da tutti anche per il lavoro che svolgeva, furono ritrovati casualmente durante lo svolgimento delle normali operazioni di pulizia del verde. Il corpo della donna era ormai in uno stato di avanzata decomposizione ma in seguito alla svolta, l’attenzione degli inquirenti nei confronti dell’uomo si fece sempre più elevata anche a causa delle numerose contraddizioni emerse nel corso dei mesi.
RENZO DEKLEVA, LE CONTRADDIZIONI E LE PROVE DELLA SUA COLPEVOLEZZA
Dopo aver accertato i suoi spostamenti, Renzo Dekleva non convinse gli inquirenti che stavano indagando sull’uccisione della moglie Lucia Manca. A smentirlo furono infatti le immagini delle telecamere autostradali e le celle telefoniche che contribuirono a ricostruire i suoi movimenti. Secondo gli inquirenti, dunque, Dekleva subito dopo il delitto della moglie si recò dalla sua amante in modo da crearsi un alibi. Solo in un secondo momento caricò in auto il corpo della vittima e lo abbandonò sotto il viadotto. Eppure, non fece molta attenzione in quanto tracce di saliva della moglie furono rinvenute proprio all’interno della sua vettura. Non solo: le sue impronte furono rinvenute su un biglietto autostradale rilasciato al casello a poca distanza dal luogo del ritrovamento dei resti di Lucia Manca. Secondo i suoi legali sarebbe sempre mancata la prova schiacciante dell’omicidio della donna poiché, a causa delle condizioni nelle quali il corpo di Lucia fu rinvenuto non si poterono eseguire ulteriori accertamenti. L’uomo fu arrestato il 31 gennaio 2012 e condannato in Cassazione a quasi 20 anni nel settembre 2015. Secondo l’accusa, il movente dell’orrendo delitto considerato d’impeto fu la scoperta della vittima della relazione extraconiugale da parte del marito ora in carcere.