IN APERTURA DI UDIENZA LE ACCUSE DEL PG MARCO MARTANI ALLA DIFESA

L’apertura della nuova udienza del processo d’appello che volge ormai al termine e che vede imputato Massimo Bossetti è iniziata con un attacco durissimo alla difesa di quest’ultimo. A metterla in atto è stato il pg bresciano Marco Martani nella parte dedicata alle repliche. Lo riporta il Giornale di Brescia nell’edizione online: “In 30 anni di professione non sono mai stato oggetto di così tanti attacchi personali come quelli che ho dovuto ascoltare da questa difesa con affermazioni lesive del mio lavoro e anche di quello del Ris”, ha esordito Martani. In precedenza, i difensori dell’imputato l’avevo accusato di aver “eseguito un ordine di scuderia”. A tal proposito il sostituto pg ha replicato oggi: “Io non sono uno stalliere o un fantino o un bookmaker che trucca le corse dei cavalli”, domandando poi da chi, a detta della difesa del presunto assassino di Yara, avrebbe preso ordini. “Non ho vincoli di mandato, sono un magistrato e se non fossi stato convinto della colpevolezza di Bossetti avrei concluso diversamente”, ha aggiunto, ribadendo poi le sue richieste alla Corte relativamente alla conferma della condanna all’ergastolo con l’aggiunta di sei mesi di isolamento diurno e l’accusa di calunnia nei confronti di un collega, decaduta nel primo grado. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MASSIMO BOSSETTI, NUOVA UDIENZA PRIMA DELLA SENTENZA: L’AFFONDO DELLA DIFESA DEI GAMBIRASIO

Alla vigilia della sentenza del processo d’Appello a Massimo Bossetti, oggi in aula è stato il turno delle repliche a partire dal pg Marco Martani, che ha respinto le accuse rivolte dopo la sua richiesta di condanna all’imputato, ribadendo la sua linea. A prendere la parola, come spiega Corriere.it, sono stati poi gli avvocati di parte civile, Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo, difensori della famiglia di Yara Gambirasio, la vera vittima di tutta questa incredibile vicenda. L’avvocato Pezzotta, in particolare, ha contestato il tentativo messo in atto dalla difesa dell’imputato di “ingannare i giudici”, riferendosi alla “barretta” inserita dai difensori di ossetti sulla foto relativa al campo di Chignolo dove, a loro detta, un mese prima del ritrovamento del cadavere della ragazzina, nel medesimo punto il corpo non c’era. Il legale ha poi contestato anche le altre tesi della difesa riferite alle presunte criticità del Dna ed alla consulenza sul furgone effettuata dal dottor Denti “in gran parte copiata da wikipedia”. Le critiche al lavoro della difesa dell’imputato sono giunte anche dall’avvocato Pelillo, che l’ha accusata di aver contribuito a diffondere “fandonie che straziano ancora di più la memoria di Yara”.



Critiche anche al tentativo degli avvocati Camporini e Salvagni di attribuire le ricerche a sfondo pornografico effettuate sul pc dell’imputato alla moglie e ad uno dei suoi figli. “Lasciamo stare la signora Comi e il figlio e prendiamoci le responsabilità che ci competono, quando ci competono”, ha asserito, rivolgendosi a Massimo Bossetti. Infine, un accenno alla superperizia sul Dna fortemente voluta dall’imputato ma che a quanto pare non sarà possibile in quanto non ci sarebbe più la possibilità di estrarre materiale dagli indumenti di Yara poiché “tutto quello che si poteva utilizzare è stato già utilizzato per le estrazioni”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MASSIMO BOSSETTI, NUOVA UDIENZA PRIMA DELLA SENTENZA: PARLA LA SORELLA DELL’IMPUTATO

Intervistata da Telelombardia prima della penultima udienza del lungo processo d’appello a Massimo Bossetti, ha parlato la sorella Laura Letizia e ha confermato la linea della difesa, che è già stata riferita dalla mamma del condannato in prima sentenza un anno fa per l’omicidio di Yara Gambirasio. In tv dunque l’ultimo “appello” pro-Bossetti, con la trasmissione Iceberg Lombardia che ha accolto le parole di Laura Letizia: Parla la sorella di Bossetti: «Approfondite la pista del fratellastro, potrebbe essere lui l’assassino di Yara. Quel Dna – continua la sorella di Bossetti – secondo me è stato o ricostruito oppure contaminato… per questo io ho sempre detto che la conferma del primo grado non ci sarà. Siamo sempre stati convinti dell’innocenza di Massimo, non è lui l’assassino di Yara. Il vero colpevole è fuori, anzi i veri colpevoli sono liberi». Un appello finale poi diretto proprio al fratello, in attesa della sentenza decisiva in arrivo il prossimo 17 luglio: «crediamo in te, abbiamo sempre creduto in te. Non ti lasceremo mai, sei parte della nostra vita. Abbi fede che tutto andrà bene». (agg. di Niccolò Magnani)

MASSIMO BOSSETTI, NUOVA UDIENZA PRIMA DELLA SENTENZA: L’IMPUTATO RILASCERÀ DICHIARAZIONI SPONTANEE? –

La sentenza d’Appello a Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio, si avvicina a grandi passi. Dopo l’inizio del processo di secondo grado davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Brescia, avvenuto il 30 giugno scorso, sono state tre le importanti udienze che si sono tenute e che hanno delineato da una parte le debolezze della difesa dell’imputato ma dall’altra anche la sua estrema determinazione. Oggi, il carpentiere di Mapello in carcere da tre anni e condannato in primo grado all’ergastolo tornerà a sedere in aula in occasione della penultima udienza che anticipa la camera di consiglio, fissata al prossimo 17 luglio.

Dopo quanto avvenuto lo scorso lunedì, con le lunghe arringhe dei difensori di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, è giunta chiara la richiesta di assoluzione dell’imputato. “Non siate complici di questo gioco al massacro di questa persona che non ha mai commesso nessun reato”, hanno dichiarato i due legali, come riporta QuiBrescia.it, avanzando la richiesta di assoluzione o in alternativo una nuova perizia sul Dna. Su quest’ultima richiesta, il giudice Enrico Fischetti, presidente della Corte bresciana, aveva preso tempo.

La sua decisione definitiva, dunque, giungerà solo nella successiva udienza del 17 luglio: nel caso in cui dovesse negare la seconda richiesta della difesa di Massimo Bossetti, conosceremo subito la sentenza che potrebbe confermare nuovamente l’ergastolo a carico dell’imputato, come chiesto dal pg di Brescia, Marco Martani. In caso contrario la sentenza slitterà a fin dopo l’estate ridando ulteriori speranze alla difesa ed all’imputato.

Intanto, dopo le lunghe arringhe dei due legali la Corte ha aggiornato il processo a questo venerdì quando in aula sarà dato spazio alle repliche. Non si escluse che Massimo Bossetti possa rilasciare per l’ultima volta dichiarazioni spontanee, tentando la sua ultima carta: convincere il giudice della Corte d’Assise d’Appello della sua totale innocenza. Ancora prima dell’inizio del processo, il muratore ritenuto il solo responsabile dell’uccisione e dell’occultamento di cadavere di Yara Gambirasio aveva scritto una lettera ai giudici bresciani chiedendo con forza la superperizia sul Dna e proclamando ulteriormente la sua innocenza. Dopo l’appuntamento in aula di oggi, dunque, l’ultima parola spetterà davvero alla Corte, che ha già annunciato una lunga camera di consiglio.

IL BLOGGER GIANLUCA NERI DICE LA SUA SULLE FOTO E SPOSA LA TESI DELLA DIFESA –

Il corpo di Yara Gambirasio, da quasi sette anni chiede verità e giustizia ed a breve potrebbe arrivare la seconda sentenza che potrebbe confermare quanto già asserito un anno fa a Bergamo. Ad esprimersi sul caso diventato mediatico è stato il blogger Gianluca Neri, lo stesso che sul sito Macchianera aveva pubblicato nei giorni scorsi la foto del campo di Chignolo che, secondo la difesa di Massimo Bossetti scagionerebbe l’imputato dimostrando l’assenza del cadavere della ragazzina un mese prima del suo ritrovamento. Neri è intervenuto ieri ai microfoni del programma “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus. Il blogger ha raccontato come è riuscito a venire in possesso delle famose foto satellitari, poi confrontate con altre immagini del campo. “Intanto ho scoperto che anche il gps della polizia ha sbagliato di due metri rispetto al punto esatto in cui è stato ritrovato il corpo”, ha rivelato.

La posizione esatta con quella del ritrovamento del corpo sarebbe stata ricavata sovrapponendo la foto con gli uomini della scientifica nel giorno del ritrovamento, il 26 febbraio 2011. “In quella foto satellitare, scattata circa un mese prima, il corpo di Yara sembra non esserci”, insiste Neri, sostenendo la tesi della difesa di Bossetti. Eppure, l’accusa ha fortemente criticato la foto ritenendola un falso. “La foto esiste, è venduta da Digital Globe ed è corredata da tutti i documenti”, ha chiarito il blogger. “Questa foto è il tassello di un puzzle in un processo indiziario. Tutti gli indizi, dai furgoni alla cella del cellulare, al Dna pieno di incongruenze, vanno a costruire una realtà secondo la quale, obiettivamente, non si può dire che Bossetti sia colpevole oltre ogni ragionevole dubbio”, ha chiosato, ribadendo in sintesi la tesi della difesa.