Un lungo articolo apparso sulla Civiltà Cattolica a firma di due dei più stretti collaboratori di Papa Francesco – Padre Antonio Spadaro (direttore della rivista dei Gesuiti) e Marcelo Figueroa (responsabile della versione argentina de L’Osservatore Romano) – suona un po’ come un manifesto anti-Usa, o almeno contro quel’”integralismo cattolico” e quel “fondamentalista evangelicale” (come recita il titolo dell’articolo) che sarebbero il vero contrappeso interno alla Chiesa americana rispetto alla visione bergogliana. “In God We Trust”: da questa frase che domina sui dollari americani parte l’analisi di Spadaro e Figueroa per andare dritto contro quel “ecumenismo fondamentalista” che negli Stati Uniti (e non solo) trova una sorta di alleanza tra le anime più famose del cristianesimo Usa, dalla politica alla società civile.



«In alcuni governi degli Stati Uniti degli ultimi decenni, si è notato il ruolo sempre più incisivo della religione nei processi elettorali e nelle decisioni di governo: un ruolo anche di ordine morale nell’individuazione di ciò che è bene e ciò che è male», si legge nella Civiltà Cattolica, con diretto riferimento ai governi Bush e Trump troppo legati ad un linguaggio “manicheo” che divide la realtà di Bene e Male assoluto. Figura centrale dell’analisi è il pastore Rousas John Rushdoony, padre del cosiddetto “ricostruzionismo cristiano” di matrice fondamentalista che «vede tra i suoi esponenti l’attuale capo stratega della Casa Bianca, Steve Bannon».



Il consigliere di Trump, come del resto fu anche l’esperienza alla Casa Bianca di Bush, riflettono un cattolicesimo e un “evangelismo” troppo integralista che si oppone «alla visione ecumenica di Papa Francesco che sottolinea la dimensione della misericordia e rifiuta la confusione tra potere spirituale e potere temporale». La Civiltà Cattolica, sempre più rappresentante e depositaria del pensiero e magistero di Papa Francesco, sottolinea come la geopolitica apocalittica non è molto distante dall’estremismo islamista. «La narrativa del terrore che alimenta l’immaginario degli jihadisti e dei neo-crociati si abbevera a fonti non troppo distanti tra loro.



Non si deve dimenticare che la teopolitica propagandata dall’Isis si fonda sul medesimo culto di un’apocalisse da affrettare quanto prima possibile. E dunque non è un caso che George W. Bush sia stato riconosciuto come un «grande crociato» proprio da Osama bin Laden», scrivono ancora Spadaro e Figueroa. La matrice xenofoba e islamofoba viene definita dai pro-Bergoglio come un lato di medaglia assai pericolosa nell’ottica del “nuovo” ecumenismo fondamentalista identificato nell’unione degli integralisti cattolici e nei fondamentalisti evangelici.

Attacco diretto a molti cattolici, in sostanza, come si legge proseguendo la trattazione: «Ambienti evangelici e cattolici convergono per obiettivi comuni: l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’educazione religiosa nelle scuole e altre questioni considerate genericamente morali o legate ai valori». Questi valori, se “esaltati”, vengono visti come figli della nostalgia per “Stati dai tratti teocratici”, dunque non distanti dallo Stato Islamico e dai Paesi jihadisti, scrivono ancora Figueroa e Spadaro. Per Francesco invece, scrivono i suoi collaboratori principali, «la spiritualità non può legarsi a governi o patti militari perché essa è a servizio di tutti gli uomini»: per questo Bergoglio non viene visto di buon occhio negli States, e per questo l’insistenza di questo “manifesto” contro l’ecumenismo dell’odio è tanto storico quanto di rilevanza cruciale nelle dinamiche interne della Chiesa Universale.

Per la Civiltà Cattolica, «un certo integralismo e fondamentalismo ha la pretesa di influire nella sfera politica, parlamentare, giuridica ed educativa per sottoporre le norme pubbliche alla morale religiosa»: migranti, islamici, poveri, fare di tutta un erba un fascio non può essere la soluzione secondo Spadaro. Quella “narrativa del terrore” che tende a rendere questi “gruppi” di persone come un rischio per la libertà degli Stati Uniti e dell’intera umanità, la Civiltà Cattolica la identifica nientemeno che in figure chiave nella politica Usa come Reagan, Bush e da ultimo Donald Trump.

In contrapposizione, la pace, l’inclusione, la misericordia, la supremazia dell’elemento religioso nella Chiesa piuttosto che quello politico, sono il senso dell’opera di Bergoglio, secondo Figueroa e Padre Spadaro. «Il Papa sta svolgendo una sistematica contronarrazione rispetto alla narrativa della paura; coraggiosamente, Francesco non dà alcuna legittimazione teologico-politica ai terroristi, evitando ogni riduzione dell’Islam al terrorismo islamista». L’articolo (ecco qui il testo integrale) farà discutere eccome e non solo negli States: di certo rischia di tornare l’ombra oscura di uno scontro tra Santa Sede e Casa Bianca, ma rischia di vedersi anche come un attacco all’intera concezione di “integralismo” cattolico, con quei “valori” addotti da Spadaro e Figueroa che paiono essere messi “in congedo” rispetto ai magisteri passati della Chiesa Cattolica.