Continua a tener banco il caso della donna trascinata dalla metro mercoledì sera: Natalya Garkovich non è più in pericolo di vita, ma intanto si indaga per fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente di cui è stata vittima. Gli inquirenti aspettano che stia meglio per raccogliere la sua testimonianza, che ssarebbe preziosa per ricostruire quanto accaduto sulla banchina della stazione Termini, da dove è partito il treno della linea B con lei incastrata. Nel frattempo i magistrati stanno analizzando le testimonianze dei passeggeri e i filmati delle telecamere della metropolitana, che hanno ripreso il macchinista intento a mangiare. Quest’ultimo è stato tra l’altro iscritto nel registro degli indagati, ma c’è anche la questione sicurezza merita un approfondimento. L’Atac ha già preso posizione sulla vicenda, ma bisogna registrare anche il caso delle due croniste che si sono finte amiche della vittima per entrare in ospedale. Intanto prosegue il dibattito, a cui hanno preso parte anche i sindacati. In difesa del conducente del treno è intervenuto duramente anche il Codacons.
DONNA TRASCINATA DALLA METRO, INDAGATO IL MACCHINISTA
CODACONS SUL CONDUCENTE: “NON HA TUTTE LE RESPONSABILITÀ”
Il macchinista indagato per l’incidente di mercoledì sera alla stazione Termini di Roma, dove una donna è stata trascinata dalla metro, è stato difeso nelle ultime ore dai sindacati. Al suo fianco si è schierato anche il Codacons, secondo cui «è assurdo indagare solo il macchinista». Il Sul, sindacato unitario lavoratori, ha ricordato invece che Gianluca Tonelli ha «rispettato il protocollo» e colto l’occasione per chiedere l’inserimento delle telecamere anche nella cabina di guida. Duro è stato in particolare il comunicato del Codacons, secondo cui il grave incidente non può essere scaricato sul dipendente né le responsabilità possono essere attribuite solo all’errore umano. «I sistemi di sicurezza a bordo di treni e metro servono proprio ad impedire che sviste dei macchinisti o errori umani possano determinare incidenti», ha spiegato il presidente Carlo Rienzi, secondo cui, al di là delle responsabilità del conducente del convoglio, il treno non sarebbe dovuto partire. «Un corretto funzionamento delle leve di emergenza avrebbe potuto evitare o ridurre i danni subiti dalla passeggera». Per questi motivi il Codacons ritiene «scandaloso e offensivo nei confronti degli utenti ricondurre tutte le responsabilità del caso al macchinista del treno, quando si dovrebbe indagare a fondo sui sistemi di sicurezza della metro romana e sul loro corretto funzionamento». (agg. di Silvana Palazzo)
IL COMMENTO DEI SINDACATI
I sindacati sono divisi sulla vicenda della donna trascinata dalla metro di Roma. C’è chi difende il macchinista, iscritto nel registro degli indagati, e lancia l’hashtag #iostocolmacchinista. Claudio De Francesco di Faisa Confail in un post su Facebook ha scritto: «Vogliamo ricordare i turni massacranti che hanno i macchinisti dopo il famoso accordo epocale? Non possono nemmeno andare in bagno: non hanno tempo. Il modo con cui Atac li sta facendo lavorare li induce all’errore». De Francesco si riferisce all’accordo raggiunto all’epoca dell’amministrazione Marino, quando il numero annuo di ore lavorative è stato innalzato da 736 a 950, cioè da 4 ore e 50 minuti a turno a 5 ore e 50. Anche per questo i macchinisti capitolini si sono allineati con i colleghi partenopei. Eppure il numero di ore è ben lontano da quello previsto per i macchinisti di Milano, che devono restare in cabina per 1.200 ore l’anno. Il Sul invece punta il dito contro la diffusione dei filmati: «Riteniamo alquanto grave la divulgazione a mezzo stampa delle immagini relative allo stesso, in palese violazione del segreto istruttorio e delle normative in tutela dei lavoratori», ha dichiarato Renzo Coppini, segretario di Roma e Lazio. (agg. di Silvana Palazzo)
LA POSIZIONE DI ATAC
Non si placano le polemiche per l’incidente avvenuto mercoledì sera sulla banchina della stazione Termini della linea B della metropolitana di Roma. Una donna è stata trascinata dalla metro, riportando diverse lesioni, ma nel mirino non è finito solo il macchinista, ripreso dalle telecamere mentre mangiava. I magistrati stanno indagando anche sul sistema di sicurezza, perché la metro non dovrebbe partire se le porte non si chiudono correttamente. I passeggeri all’interno del vagone hanno provato ad intervenire azionando il freno d’emergenza, ma il convoglio non si è fermato. L’Atac a tal proposito ha spiegato che su quel tipo di vettura l’allarme non blocca la corsa. Eppure le leve non azionano nemmeno l’apertura delle porte. «Fin da giovedì Atac ha un quadro abbastanza dettagliato sui fatti effettivamente occorsi, ma non può, essendo attivi gli inquirenti, rendere pubbliche le proprie valutazioni. Ciò ha purtroppo permesso la pubblicazione sulla stampa di ricostruzioni non rispondenti ai fatti», recita il comunicato dell’azienda. (agg. di Silvana Palazzo)
LA BEFFA DEI CRONISTI IN OSPEDALE
Non è certamente stata di buon gusto la “beffa” che la povera donna trascinata in metro a Roma ha dovuto subire in ospedale Policlinico di Tor Vergata nelle scorse ore: per cercare di sapere qualcosa di più delle sue condizioni di salute – la donna bielorussa è ancora in stato di choc e senza memoria di quegli attimi terribili vissuti nella stazione Termini – alcune croniste si sono infiltrati nella terapia intensiva spacciandosi come vecchie amiche di Natalya Garkovich. «Non so quello che mi è successo ma io queste persone non le conosco e non sono mie amiche»: così si è espressa con i medici mentre le due giornaliste si erano spacciate come tali, cercando di sfruttare malevolmente la temporanea mancanza di memoria certa della donna trascinata dalla metro A. La dottoressa prima ritiene che la paziente non ricordi bene, poi invece capisce di essere stata beffata e le fa cacciare dalle guardie giurate: la denuncia scatterà, come del resto sono stati a rischio anche altri cronisti nell’ospedale, identificati ma per ora non denunciati. (agg. di Niccolò Magnani)
LA TESTIMONIANZA DI ALFONSO
Dopo l’apertura dell’inchiesta sull’incidente della donna trascinata dalla metro si sta provando a fare chiarezza anche sul sistema di sicurezza dei convogli Atac. Diversi testimoni hanno infatti raccontato di non essere riusciti ad azionare le leve presenti. «Mi trovavo nel penultimo vagone. Il treno da Termini è ripartito e le persone hanno cominciato a urlare e a sbracciarsi. Io mi sono alzato e ho abbassato la leva per l’allarme o la frenata. Non è successo nulla», ha raccontato uno di loro, Alfonso, a Repubblica. Ha spiegato di aver poi provato ad abbassare un’altra leva con un altro ragazzo, senza riuscirci. Poi alla fermata Cavour è sceso per capire cosa fosse successo: glielo hanno spiegato altri ragazzi, che avevano provato come lui ad abbassare le leve all’interno del treno che ha trascinato la donna. Sono riusciti solo ad aprire leggermente la porta, salvando così la donna. Ora si aspetta spiegazioni dall’Atac: «Ci deve spiegare come funziona il sistema di allarme. Doveva succedere qualcosa: il tragitto fino alla fermata successiva è stato lungo. Il sistema di sicurezza non ha funzionato».
LA VITTIMA DELL’INCIDENTE RIEVOCA GLI ULTIMI ISTANTI
Parla con un filo di voce Natalya Garkovich, la donna trascinata dalla metro che ripartiva dalla stazione Termini di Roma. È comprensibilmente stordita nel letto della terapia intensiva del policlinico Tor Vergata. Non è intubata e le sue condizioni cliniche sono buone dopo aver subito un intervento alla mandibola, alla gamba e agli arti. Lo shock è stato tanto, anche per questo fatica a ricordare cosa le è successo. «So solo che stavo salendo sulla metro, ho sentito urla e poi non mi ricordo più niente. Ho aperto gli occhi e mi sono trovata qui». Al suo fianco ora solo la sorella e una ragazza di un’associazione bielorussa che alla connazionale ha garantito di poter contare su di loro per qualsiasi assistenza necessiti. Natalya Garkovich non è stata ancora ascoltata dagli agenti del commissariato Viminale, titolari dell’inchiesta, perché le sue condizioni non lo consentivano. Non si sa molto di lei: come riportato da Repubblica, pare facesse la badante a casa di una coppia di anziani e mercoledì, giorno in cui è stata trascinata dalla metro, stesse tornando a casa dopo aver fatto la spesa.
IL CONDUCENTE: “NON VOGLIO FINIRE SOTTO I RIFLETTORI”
Le indagini per ricostruire quanto accaduto alla donna trascinata dalla metro comunque non si sono fermate: Gianluca Tonelli, il macchinista accusato di non aver fermato il treno, è ora indagato per lesioni. SI è barricato nella sua casa a Ostia Antica. I colleghi lo hanno chiamato per dirgli dei video: «Non voglio finire sotto i riflettori. Ora si scateneranno contro di me». Di sicuro verrà ascoltato nelle prossime ore dalla commissione interna d’inchiesta dell’Atac, così anche il resto del personale in servizio al momento dell’incidente. Dalla guardia giurata che ha provato a salvare la donna trascinata dalla metro ai meccanici del deposito Magliana della metro B, passando per gli addetti al customer care della stazione Termini. Tutti dovranno fornire i dettagli necessari per ricostruire l’accaduto nei minimi particolari. Intanto due croniste che si erano spacciate per conoscenti di Natalya Garkovich si sono infilate nel reparto: identificate dalle guardie giurate, sono state cacciate da una dottoressa che ha promesso loro di denunciarle. Gli altri cronisti presenti sono stati identificati, ma non denunciati.