Dal carcere di via Gleno a Bergamo, dove è detenuto da oltre tre anni, Massimo Bossetti attende con evidente trepidazione la giornata di domani, quando dalle ore 8:30 avrà luogo l’ultimo appuntamento prima della sentenza di secondo grado. L’udienza si svolgerà davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Brescia, dove dallo scorso 30 giugno ha preso il via il processo nel quale il muratore di Mapello condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio spera di poter finalmente dimostrare la sua totale innocenza. Compito arduo per la sua difesa che fino ad oggi continua a sostenerlo ed a credere nell’estraneità del proprio assistito, in merito al quale in aula si è parlato di una vita “quasi monacale”, ben diversa da quella dell’assassino della 13enne di Brembate, definito al contrario un “sadico sessuale”. Ma come sta oggi Massimo Bossetti, in attesa dell’importantissima giornata che lo attende domani? “Confida che qualche giudice gli dia finalmente retta”, ha spiegato all’agenzia di stampa Ansa uno dei suoi difensori, l’avvocato Claudio Salvagni. La speranza Bossetti non l’ha mai persa ma la verità arriverà solo domani dopo la camera di consiglio nella quale la Corte si riunirà in vista della difficile decisione che potrebbe contemplare una condanna, una clamorosa assoluzione o l’ok dei giudici alla richiesta della superperizia così tanto insistentemente chiesta finora dall’imputato e dalla sua squadra difensiva.
MASSIMO BOSSETTI, DOMANI LA SENTENZA: I SENTIMENTI DELL’IMPUTATO
L’ULTIMO INCONTRO IN CARCERE CON LA DIFESA
“Cerca di avere un atteggiamento positivo”, ha commentato l’avvocato Salvagni, che insieme al collega Paolo Camporini sono stati i veri protagonisti di queste poche udienze che hanno caratterizzato il processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti. L’ultimo incontro con la sua difesa prima della sentenza di domani, è avvenuto ieri in carcere durante il quale insieme ai suoi avvocati il presunto assassino di Yara ha avuto modo di rivedere le dichiarazioni spontanee che renderà domani in apertura di udienza, prima della camera di consiglio. Certamente l’imputato non riserverà alcun colpo di scena ma con ogni probabilità tornerà a proclamare la sua innocenza, a chiedere giustizia per la vittima ed a porre l’accento sull’esigenza di poter essere nuovamente sottoposto ad una perizia del Dna, come già avvenuto sia prima che durante il processo d’Appello. Una richiesta avanzata dalla difesa in alternativa all’assoluzione, sebbene quest’ultima ipotesi appaia decisamente lontana rispetto al clima che si è finora respirato in aula. Nel caso in cui il giudice Enrico Fischetti dovesse decidere per i nuovi esami sulla traccia biologica, la sentenza potrebbe slittare a fin dopo l’estate ma rappresenterebbe comunque una vittoria per l’imputato in quanto sarebbe riuscito ad instillare nella Corte quel dubbio così tanto ribadito nel corso delle precedenti udienze.