Sul Corriere della Sera ha trovato spazio una storia di violenza da troppi anni sopita. Addirittura da trentacinque anni, dal 1982 quando L.D., che ora è un assessore comunale di un paese in provincia di Cuneo, venne brutalmente violentato presso la città militare della Cecchignola. Un posto in cui il giovane soldato, allora diciassettenne, arrivò pieno di speranze, con la voglia di partecipare ad un corso ufficiali. Scoprì invece la parte più dura e alienante della vita di caserma, ma anche allora mai avrebbe potuto immaginare che una terribile violenza avrebbe segnato per sempre la sua vita. Accadde una notte di maggio, quando tre commilitoni pugliesi decisero di violentarlo: ribellandosi L.D. venne malmenato, perse i sensi, fu ritrovato da un maresciallo che cercò di coprirlo, ma la caserma gli impose il silenzio per non far scoppiare uno scandalo.



Erano tempi in cui la leva obbligatoria era un’angoscia per ragazzi di ogni parte d’Italia, ma L.D. fu felice di sobbarcarsi l’interminabile viaggio di dieci ore dal Piemonte a Roma, il viaggio in metro alla stazione Laurentina e poi l’autobus fino alla Cecchignola. Ma il carattere gentile ed introverso lo rende all’improvviso vittima degli scherzi dei commilitoni, come è accaduto in fondo a molti durante il servizio militare. Ma è in quella sera di maggio del 1982 che si passa il segno, con L.D. portato nella stanza della lavanderia e orribilmente violentato, poi costretto a negare tutto, a firmare un verbale in cui affermava che la violenza fosse accaduta nella zona della stazione per azione di sconosciuti, sbandati che lo avevano aggredito prima di rientrare in caserma. L’allora diciassettenne infatti subì la violenza la sera in cui era tornato in caserma dopo il primo congedo. L’impossibilità di denunciare fu la goccia che fece traboccare il vado e lo fece cadere in una grave crisi psicologica.



Nonostante la vita di L.D. sia andata avanti, tanto da vederlo oggi impegnato come assessore nel suo paese d’origine, va sottolineato come la violenza gli sia costata anni di difficoltà, vergogna e psicoterapia che l’ha aiutato a vuotare il sacco e trovare oggi, a trentacinque anni di distanza, il coraggio di denunciare. La situazione allora lo vide solo e abbandonato da tutti: solo un tenente alla fine del servizio militare gli disse che si erano comportati da codardi con lui, e un commilitone gli lasciò un biglietto, da lui conservato per anni, in cui lo invitava ad essere forte. Frammenti di scarsa solidarietà in un mare di omertà e violenza. L.D. ha deciso di uscire allo scoperto con i suoi dolorosissimi ricordi per venire in aiuto di altri ragazzi che, nell’ambito militare, potrebbero aver subito la loro stessa sorte, con un invito a non tenersi dentro il loro dramma, ma a denunciare e mettere in evidenza la barbarie di certi comportamenti.

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