In un articolo pubblicato su “Il Giornale”, Magdi Cristiano Allam ha puntato il dito sulla mutilazione genitale femminile, una pratica estremamente diffusa nei paesi dell’Africa subsahariana: solo in Italia ci sarebbero almeno ottantamila donne che hanno subito questa violenza che può essere equiparata senza dubbio a un femminicidio, perché rende idealmente la donna simile a un oggetto che vive nella completa e sola disponibilità del marito. La mutilazione genitale femminile causa terribili sofferenze, psichiche e fisiche, a chi la subisce ma soprattutto mette a repentaglio la salute delle donne che vanno incontro ad un elevatissimo rischio di infezioni, che molto spesso possono provocare alla morte. Una pratica verso la quale però non c’è abbastanza solidarietà, secondo Magdi Cristiano Allam, da parte del mondo occidentale.
L’articolo di Magdi Cristiano Allam prosegue mettendo in evidenza come per le donne essere private del godimento sessuale significhi essere private della loro indipendenza di essere umano, nonché della necessaria pari dignità tra uomo e donna. Una violenza che va a ledere anche il diritto di libertà di scelta individuale, visto che la barbara pratica della mutilazione genitale femminile viene praticamente sempre imposta verso una ragazza minorenne. “Una ancestrale tradizione legittimata dalla cultura egemone che risale a circa 4 mila anni prima di Cristo, prevalentemente nei paesi nilotici e dell’Africa sub-sahariana.” la definisce Magdi Cristiano Allam, ricordando poi come in nome di una ormai imperante tolleranza etnica, l’Europa giri spesso la testa dall’altra parte visto la barbarie di certe pratiche che, viste con gli occhi della modernità, dovrebbero essere cancellate e sono invece viste con accondiscendenza da chi non sa distinguere fra rispetto delle tradizioni altrui e dei diritti umani.
Il problema della mutilazione genitale femminile, ricorda Magdi Cristiano Allam nel suo articolo su “Il Giornale”, in Italia è anche giuridico, così come in tutta Europa, perché spesso ci si trova di fronte a donne che affermano di aver subito volontariamente questa pratica. Questo perché in alcune popolazioni e in alcune culture il retaggio ancestrale del tabù sessuale è tanto forte che una pratica come la mutilazione genitale femminile viene percepita come l’unica chiave per essere considerate pure, per essere considerate ragazze rette, meritevoli di stima e di considerazione. Magdi Cristiano Allam lancia un appello: “Liberiamoci definitivamente del multiculturalismo, del comunitarismo, del relativismo valoriale e giuridico. Affermiamo in modo chiaro che le nostre leggi, i nostri valori e la nostra civiltà sono una linea rossa invalicabile.” Per rendere dunque di fatto la mutilazione genitale femminile un crimine punibile e socialmente intollerabile alla stregua del femminicidio.