Alla fine sono stati condannati con pene che vanno dai quattro anni di reclusione ai quattro anni e otto mesi i responsabili della violenza sessuale di “Claudia”, nome di fantasia circolato però molto in rete in questi giorni. Attualmente venticinquenne, originaria di Mantova, sette anni fa Claudia è stata violentata nei locali della Rete Antifascista di Parma, in un giorno di celebrazioni per la città emiliana durante l’anniversario della cacciata delle squadracce fasciste, capitanate da Italo Baldo. Proprio persone che credono però nel femminismo e nell’antifascismo si sono rese protagoniste di un crimine odioso, drogando Claudia e abusando di lei mentre era in stato di incoscienza, tanto che la ragazza si è ritrovata a vedere praticamente per la prima volta le immagini della violenza proiettate durante il processo.
Per Claudia è iniziato un incubo, ma la ragazza ha avuto la forza di denunciare l’accaduto, anche se in realtà non si è mai rivolta ai carabinieri, ma dopo il ritrovamento del filmato della violenza sono state le forze dell’ordine a indagare e a individuare i responsabili nella rete dei centri sociali di Parma. Una violenza terribile che Claudia ha sempre sostenuto essere perpetrata da più persone, oltre ai tre responsabili individuati nel filmato e condannati alle pene sopra riportate. Claudia ha chiarito come chi semplicemente non fosse comparso nei filmati sia riuscita a farla franca. Lei è stata invece costretta a rivedersi esanime subire ripetutamente violenza, mentre gli avvocati durante il processo dibattevano sul fatto se fosse consenziente o meno. Una violenza nella violenza, terribile ma che Claudia ha sopportato per vedere finalmente i suoi aguzzini condannati, anche se la ragazza avrebbe ovviamente preferito di vederli condannati ai 9 anni inizialmente richiesti dal Pubblico Ministero.
In un’intervista a La Repubblica, Claudia ha affermato di non frequentare più i centri sociali di Parma e di essere disgustata dal fatto che molti ambienti della sinistra antagonista tra la città italiana e Mantova abbiano solidarizzato con i violentatori. E anzi, a ferire maggiormente Claudia è stata la reazione delle donne, delle ragazze dei centri sociali che non hanno avuto alcuna compassione verso di lei, e che anzi sin dal primo momento l’hanno chiamata “infame” per aver fatto entrare nei centri sociali la polizia, anche se Claudia ha sempre sottolineato di non aver formalmente mai denunciato. Una mancanza di solidarietà tra donne che la vittima della violenza ha trovato assolutamente agghiacciante. Negli anni Claudia non ha cambiato idee politiche, ma si è detta sempre particolarmente inorridita dal fatto che questa violenza possa essere arrivata da persone che predicano l’uguaglianza, la giustizia sociale, la pace e il femminismo. Un’ipocrisia che almeno la ragazza ha potuto vedere punita da una condanna penale.