In un clima sempre più da terza guerra mondiale, la Comunità internazionale si apre in una nuova settimana con da un lato la Conferenza di Pace per il futuro della Siria (conteso anche tra Usa e Iran), e dall’altro oggi a Bruxelles si parlerà nel nuovo Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea della flagrante violazione di diverse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu. È ovviamente la Corea del Nord ad essere “protagonista” delle mire e critiche mosse dalle Nazioni Unite: gli attacchi di Usa e Consiglio di Sicurezza non hanno fatto fare passi indietro al regime dei Pyongyang che continua a provocare e lanciare missili balistici nel Pacifico. Tra Siria, Corea del Nord e Isis nei prossimi mesi si scoprirà il vero “stato delle cose” tra le principali potenze della Comunità Internazionale, sui tutte Usa e Russia protagoniste di una nuova guerra fredda, “base” della nuova grave minaccia mondiale che pesa come un’ombra sull’Occidente e non solo. Intanto, la Corea del Sud cerca di eliminare l’incubo del conflitto proponendo a Pyongyang dei colloqui militari per attenuare le tensioni.



TERZA GUERRA MONDIALE, CRISI IN SIRIA E COREA DEL NORD, SEUL PROPONE COLLOQUI MILITARI

MINISTRI UE, NUOVE SANZIONI CONTRO PYONGYANG?

La riunione dei ministri degli Esteri dei vari stati Ue in corso oggi a Bruxelles ha emesso nuove e importanti dichiarazioni che potrebbero preparare il campo a nuove sanzioni contro la Corea del Nord a breve. Le condizioni da guerra mondiale purtroppo non si fermano e per questo motivo la Ue prova a dare il suo contributo con un’altro ultimatum contro il regime di Pyongyang. «L’Ue condanna con forza e prenderà in considerazione ulteriori, appropriate risposte” contro la decisione del regime della Corea del Nord che ha continuato ad accelerare i suoi programmi missilistico e nucleare, con il lancio del 4 luglio di un missile a gittata intercontinentale», spiega la nota del Consiglio Esteri tenutosi oggi pomeriggio a Bruxelles. Nelle segnalazioni dei 28 Paesi Ue vi sono anche possibili nuove sanzioni qualora Pyongyang non faccia passi indietro sul programma missilistico; «è il paese verso il quale abbiamo il sistema più duro di sanzioni», ha spiegato Federica Mogherini, leader delle Politiche Estere dell’Unione Europea.



LA PROPOSTA A SORPRESA DELLA COREA DEL SUD A PYONGYANG

La situazione tra Corea del Nord e Usa è diventata così fragile tanto da far temere una imminente terza guerra mondiale anche alla Corea del Sud. Per tale ragione, come riporta Il Sole 24 ore, proprio quest’ultima ha proposto al regime del Nord dei colloqui militari atti a ridurre le tensioni. L’iniziativa sorprende non poco in quanto evidenzia la volontà del presidente sudcoreano Moon Jae-in di evitare ulteriori tensioni dopo quanto avvenuto in seguito al primo test missilistico di Pyongyang ed in seguito alle nuove voci che vedrebbero in preparazione un nuovo test nucleare da parte della Corea del Nord. Che sia solo l’ennesima provocazione poco importa, e per questo da Seul è arrivata la proposta per il prossimo venerdì di un avvio di negoziati bilaterali nel villaggio di Panmunjom, posto al confine e mirati a porre fine alle ostilità. Un’occasione che servirà non solo a scacciare lo spauracchio di un conflitto mondiale ma anche riprendere i colloqui umanitari per permettere tramite la Croce Rossa alcune riunioni tra membri di famiglia del Nord e del Sud, separati dopo l’armistizio del 1953. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



COREA DEL NORD, NESSUN DIALOGO CON GLI USA

Pyongyang è ormai prossimo a colpire gli Stati Uniti. Un messaggio forte e chiaro, quello che il regime della Corea del Nord intende inviare a Washington attraverso una serie di commenti comparsi sui media di stato nordcoreani. Stando a quanto riporta Kcna, citata oggi da Agcnews, l’amministrazione Trump starebbe agendo in modo “sconsiderato” parlando di “azione globale” contro la Rpdc dopo il lancio dell’Icbm Hwasong-14. Gli Usa hanno già fatto sapere l’adozione di azioni severe per far fronte alle provocazioni della Corea del Nord, annunciando “uno scenario molto forte e definitivo”. A questo punto, l’obiettivo principale di Pyongyang sembra essere proprio Donald Trump ed i suoi continui appello al mondo affinché gli altri Paesi possano agire uniti contro la Corea del Nord, promettendo gravi sanzioni in caso di nuovi test missilistici. Dopo aver fortemente attaccato l’amministrazione Trump, la Corea ha ribadito la sua non disponibilità a discutere dei suoi programmi missilistici e nucleari a meno che dagli Usa non giunga la volontà di smettere con le ostilità politiche ed economiche: “Gli Stati Uniti dovrebbero riconoscere il fatto che la Corea del Nord non metterà mai il suo nucleare e i suoi missili balistici sul tavolo dei negoziati, a meno che gli Stati Uniti non abbiano posto fine alla loro politica ostile e alla minaccia nucleare per la Rpdc e che smettano di voler parlare di smantellamento del nucleare della Rpdc”. Secondo quanto riporta Kcna cui è collegato un editoriale del Rodong Sinmun, maggiori saranno i tentativi degli Usa di bloccare la potenza della Rpdc, più spesso la Corea del Nord invierà “grandi e piccoli ‘pacchetti regalo’ agli Usa”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

SIRIA, LA GUERRA DECISIVA TRA IRAN E USA

Il futuro e il controllo della Siria vede tornare in primissima battuta e in ruolo decisivo – ma lo ha sempre avuto, anche se magari in forma più segreta – l’Iran di Rohani, uno dei più acerrimi nemici di Donald Trump. Il massimo alleato di Assad e Putin pare essere proprio quell’Iran che da mesi sta cercando di trovare la “quadra” per l’immediato futuro del devastato Medioriente in terra siriana. «La partita decisiva in Siria è per il controllo di Deir Al-Zour», spiega l’ex generale Usa e capo della Cia, David Petraeus: la città in questione è una delle più importanti della Siria Orientale e sarebbe al centro del controllo tra Trump e Rohani. La guida sciita della regione è il vero centro e obiettivo di Teheran: «vuole controllare Deir Al-Zour per creare una continuità territoriale fra l’Iraq guidato dagli sciiti, suoi alleati, e il territorio siriano nelle mani del regime di Bashar Assad, suo protetto», spiega ancora Petraeus, riportato dalla Stampa. Così facendo, l’Iran disporrebbe di una via di collegamento terrestre diretto da Teheran a Beirut – passando per l’Iraq e la Siria -«attraverso la quale spostare liberamente uomini, armi, denaro e merci di ogni tipo per consolidare l’egemonia sciita sulla regione». Manca quella città per completare il collegamento “sciita” e per questo motivo Trump vuole impedire assolutamente il controllo e l’influsso in quell’area da parte delle truppe iraniane, e per farlo si affida alle milizie arabe e curde addestrate dal Pentagono.