Nel caso di Marco Vannini, in occasione dell’ultima udienza del processo a carico di Antonio Ciontoli e dell’intera famiglia accusata di omicidio volontario con dolo eventuale, nonché di Viola Giorgini, accusata solo di omissione di soccorso, è emerso un colpo di scena clamoroso. Il brigadiere Manlio Amadori, intervenuto in aula, ha riferito una dichiarazione fino a quel momento non presente agli atti e che potrebbe ora gettare nuove ombre su quanto avvenne la sera del 17 maggio 2015 nella villetta dei Ciontoli a Ladispoli. Secondo il suo racconto, l’ex militare della Marina ammise di essere stato lui a sparare accidentalmente a Marco, ma aggiunse: “Non voglio dire altro perché altrimenti inguaio mio figlio Federico”. Con la sua testimonianza il Carabiniere ha improvvisamente messo al centro del giallo la figura di Federico, fratello di Martina, la ragazza che all’epoca dei fatti era la fidanzata del 20enne ucciso. In realtà, come spiega il settimanale di cronaca nera, Giallo, già nel corso delle indagini erano emerse numerosi dubbi a carico del 23enne, a partire dai suoi racconti resi agli inquirenti sulla sera del drammatico sparo. Nel corso dell’udienza la difesa dei Ciontoli ha poi cercato di dimostrare che anche intervenendo subito, non è affatto certo che il ragazzo potesse essere salvato.



MARCO VANNINI, DIETRO IL DELITTO L’OMBRA DI FEDERICO CIONTOLI?

LA TESI DELLA DIFESA DEI CIONTOLI: VANNINI SAREBBE MORTO COMUNQUE

La prossima udienza del processo che vede imputato Antonio Ciontoli e la sua famiglia con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale di Marco Vannini, il giovane morto a Ladispoli il 17 maggio di due anni fa, è stata fissata dai giudici per il prossimo 23 ottobre. Nel frattempo continua la battaglia tra accusa e difesa per cercare di arrivare ad un verdetto. Come riportato da terzobinario.it, in particolare l’avvocato del capofamiglia Ciontoli, Andrea Miroli, durante l’ultima udienza attraverso le parole del perito nominato dalla difesa, ha cercato di dimostrare che anche nel caso in cui si fosse intervenuti tempestivamente sul povero Marco, difficilmente se ne sarebbe potuto evitare il decesso. In questo senso il perito ha chiarito che “la lunga sopravvivenza di Marco avrebbe garantito maggiore possibilità di essere operato, ma non maggiori probabilità di sopravvivenza”. Anche la Corte ha voluto informarsi su cosa sarebbe accaduto se il medico del pronto soccorso avesse saputo fin da subito che il paziente aveva riportato una ferita d’arma da fuoco: il perito ha replicato che si sarebbe attivata la procedura di emergenza con un’ambulanza munita di medico. (agg. di Dario D’Angelo)



In occasione del primo interrogatorio, Federico Ciontoli raccontò che al momento dello sparo, da lui definito semplicemente come “un rumore provocato da un oggetto caduto a terra”, si trovava nella sua camera. Dopo aver udito anche le voci, uscì dalla stanza ed il padre lo tranquillizzò dicendogli che si era trattato solo di “un colpo d’aria”. Quindi avrebbe visto l’arma con il marsupio per terra, l’avrebbe presa e portata via al fine di “metterla in sicurezza”. A smentire le parole di Federico, tuttavia, furono le perizie sulla polvere da sparo. Dopo essersi sottoposto all’esame dello stub, infatti, gli esperti del Ris analizzarono i vestiti di tutti i presenti in casa la sera del delitto di Marco Vannini al fine di individuare tracce di particelle che si disperdono nell’aria al momento dell’esplosione di un colpo di arma da fuoco. A differenza di Antonio Ciontoli e della figlia Martina, Federico riportò un numero enorme di particelle. Solo per citare alcuni numeri: sulla maglia le particelle presenti su Federico erano 47, 12 quelle sul padre e 10 quelle su Martina; 40 le particelle sui pantaloni di Federico, 30 quelle su Antonio e solo 8 quelle sulla sorella. Infine, 3 le particelle sulle mani del 23enne ed una su quelle del padre e della sorella. Nonostante questo, Antonio avrebbe ammesso di essere stata la persona ad aver esploso il colpo mortale pur avendo meno particelle rispetto al figlio che, stando al suo racconto, in quel momento si trovava addirittura in un’altra stanza.



“TRA MARCO E FEDERICO NON CORREVA BUON SANGUE”

A gettare ulteriori dubbi sulla posizione di Federico Ciontoli, anche le parole della fidanzata del giovane, Viola Giorgini, che dopo il primo interrogatorio, rivolgendosi al fratello di Martina asserì: “ti ho parato il c***”. Cosa intendeva dire con questa frase e perché la pronunciò proprio in quel momento? Dopo quanto trapelato, il settimanale diretto da Andrea Biavardi ha interpellato anche la mamma di Marco Vannini, la signora Marina Conte, la quale ha confermato come tra il figlio e il fratello di Martina Ciontoli non corresse affatto buon sangue. “Lui era il prediletto della famiglia, e Martina, sua sorella e fidanzata di Marco, era esclusa. Infatti lei spesso veniva a dormire da noi. Tra Marco e Federico c’era dell’astio per questo”, ha dichiarato mamma Marina. La donna, infine, ha descritto Federico come uno “arrogante, sicuro di sé”, l’esatto opposto dell’amato figlio ucciso in circostanze ad oggi ancora più misteriose.