Secondo Repubblica.it, i genitori di Yara Gambirasio hanno accolto così la sentenza che ha visto confermato l’ergastolo per Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso la tredicenne poi ritrovata su un campo di Chignolo d’Isola: “Abbiamo accolto la sentenza con la serenità di sempre”. Una coppia straordinariamente pacata nonostante la tragedia che ha sconvolto la loro famiglia, i Gambirasio non si sono mai dimostrati desiderosi di vendetta ma solo di giustizia, per dimostrare come un processo non possa certo rimediare alla terribile disgrazie che si è abbattuta su di loro, ma possa essere uno strumento decisivo per far emergere la verità. Nonostante il clamore dei cronisti e l’affollamento per raccogliere le loro reazioni, i genitori di Yara sono rimasti defilati per tutto il processo d’appello, convinti che la giustizia avrebbe fatto il suo corso e che le prove e il quadro indiziario raccolto dall’avvocato Enrico Pelillo avrebbero retto di fronte al riesame dei giudici. Così è stato e i genitori di Yara hanno accolto la sentenza con la compostezza di sempre (agg. di Fabio Belli)



MASSIMO BOSSETTI E’ COLPEVOLE DELL’OMICIDIO DI YARA GAMBIRASIO: CONDANNATO ALL’ERGASTOLO, LA SENTENZA DEL TRIBUNALE

LA FURIA DEI LEGALI DI BOSSETTI

Massimo Bossetti è stato condannato all’ergastolo, e i suoi legali si infuriano. Alla fine è dunque arrivata la sentenza sul processo d’appello per la morte della giovane Yara Gambirasio, per il cui omicidio era stato condannato in primo grado proprio Bossetti. L’operaio che aveva puntato tutto sul processo d’appello per riabilitarsi, forte di una memoria difensiva che credeva nella possibilità che il cadavere di Yara fosse stato spostato e manipolato prima del suo ritrovamento, rendendo così inutili le perizie del DNA rilevate sul cadavere della giovanissima ragazza. Gli avvocati difensori di Bossetti infatti puntavano a veder accordata dalla corte una superperizia del DNA che potesse una volta per tutte scagionare il loro assistito, affermando dunque come il ritrovamento del corpo di Yara a Chignolo d’Isola fosse stato effettuato dopo altri eventi che avrebbero potuto inquinare le prove. Confermando la condanna all’ergastolo, con forte soddisfazione dei Gambirasio, i giudici della corte d’appello hanno giudicato invece valido e solido l’impianto accusatorio che ha portato alla sentenza di primo grado, ritenendo dunque Bossetti come unico possibile responsabile della morte di Yara Gambirasio proprio alla luce delle rilevazioni sul DNA compiute in precedenza. I suoi legali hanno già annunciato il ricorso in Cassazione, mentre la mamma Ester Arzuffi non riesce ancora a capacitarsi del perché gli abbiano negato la superperizia.



IL DOLORE DELLA MAMMA DI BOSSETTI

Ester Arzuffi, la mamma di Massimo Bossetti, il giorno dopo la conferma in Appello della condanna all’ergastolo per il figlio, accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio, è una donna distrutta. A confermare il dolore della signora Ester all’Ansa è il suo legale, l’avvocato Benedetto Maria Bonomo che, nel ricostruire gli attimi successivi alla lettura della sentenza, spiega:”Ester non aveva compreso quello che era successo. Ha intuito le conseguenze di ciò che era accaduto quando ha visto Massimo in lacrime, dopo averlo avvicinato, e ha provato un dolore immenso”. Da quando ha capito cos’era successo, la mamma del carpentiere di Mapello non fa che ripetere:”Perché non vogliono rifare quel Dna? Potrebbe far superare molti dubbi”. Ovviamente, spiega il suo legale, “la domanda che si pone non è ovviamente su un piano tecnico giuridico, ma umano: da madre”. (agg. di Dario D’Angelo)



BRUZZONE, “CASSAZIONE? CASO CHIUSO”

Massimo Bossetti è colpevole dell’omicidio di Yara Gambirasio: questo il verdetto dei giudici che nel processo d’Appello hanno confermato la condanna all’ergastolo per il carpentiere di Mapello. Probabilmente la pietra tombale sull’intera vicenda, nonostante i suoi legali abbiano già annunciato il ricorso in Cassazione. A spiegarne i motivi, da un punto di vista prettamente tecnico, è stata la criminologa Roberta Bruzzone a Libero Quotidiano:”In Cassazione ci si va per questioni di legittimità e, conoscendo molto bene ciò che è accaduto in primo grado e in Appello, non riesco a ipotizzare dei vizi tali da far riaprire il procedimento”. Entrando nel merito della vicenda, Roberta Bruzzone spiega anche perché, a suo dire, i giudici hanno fatto bene a respingere la richiesta della difesa di una nuova superperizia del DNA:”La richiesta era irricevibile, punto e basta. Già la sentenza di primo grado aveva superato tutte le criticità avanzate dai legali di Bossetti”. (agg. di Dario D’Angelo)

LA PROVOCAZIONE DELLA DIFESA

In una intervista rilasciata questa mattina a Radio Anch’io ha parlato l’avvocato della difesa di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, che ha sfogato tutta la sua insoddisfazione per quello considerato anche ieri sera dalla difesa come un “clamoroso errore giudiziario”: una provocazione lanciata in particolare sta facendo discutere dopo l’intervista rilasciata ai microfoni radiofonici, «Che il Parlamento faccia una norma: se c’è il Dna non facciamo nemmeno il processo, che altrimenti è una farsa», Secondo Salvagni infatti l’intero processo ha subito un forte colpo con l’anomalia, anzi “le anomalie dell’esame Dna, con la procedura seguita che non ha rispettato i criteri stabiliti dalla comunità scientifica internazionale”, spiega ancora il legale della difesa. La conclusione è la stessa di ieri sera, «Aspettiamo le motivazioni ma il ricorso in Cassazione è scontato». (agg. di Niccolò Magnani)

LA RICHIESTA DELLA PERIZIA DNA

Alla fine l’ergastolo viene riconfermato ma ovviamente la difesa di Massimo Bossetti è irata: «Si tratta di un clamoroso errore giudiziario, faremo ricorso in Cassazione», avevano detto subito a caldo gli avvocati Claudio Salvagni e Claudio Camporini dopo la sentenza letta dal giudice ieri sera. Errore anche e soprattutto per quella prova del Dna che è stata respinta e che rappresenta un estremo fallimento della linea difensiva di Bossetti: «Non si può dare l’ergastolo a un uomo senza concedergli la perizia genetica, è una violazione del diritto di difesa», ha aggiunto poi ancora il legale Salvagni, commentando la discussa e discutibile sentenza. In particolare, è stata respinta la nuova perizia sul profilo genetico “Ignoto 1”, estrapolato dagli indumenti della vittima e attribuito al suo assassino. Per il pg Marco Martani non ci sono dubbi, “corrisponde a quello del carpentiere di Mapello”, ma per la difesa quella prova schiacciante è “sbagliato perché prelevato da un traccia mista che mostra la presenza, accanto a Dna nucleare attribuito a Bossetti, anche di Dna mitocondiriale rimasto senza identità”. La richiesta non è passata, e la Corte così ha deciso: ora la Cassazione dovrà cercare di riaffrontare la vicenda che a questo punto sembra sempre più complessa. (agg. di Niccolò Magnani)

I DUBBI DEI GIUDICI IN CAMERA DI CONSIGLIO

Massimo Bossetti, la sentenza che ha confermato la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio l’ha ascoltata in piedi. Poi, dopo la doccia fredda, scortato dagli agenti, ha lasciato l’aula dov’è stato segnato il suo destino e un attimo dopo è scoppiato in un pianto che sa di rassegnazione. Lo riferisce La Repubblica, sottolineando come la lunga durata della camera di consiglio tra i giudici – 2 togati e 6 popolari – ad un certo punto abbia alimentato le speranze del carpentiere di Mapello di vedere stravolta in appello la sentenza del primo grado di giudizio. Così non è stato, ma allora perché sono servite 15 ore prima di arrivare alla pronuncia del verdetto? Secondo La Repubblica, da quel che trapela pare che l’indecisione abbia riguardato il punto principale del processo: la richiesta di una nuova superperizia sul DNA richiesta dalla difesa. Il presidente Fischetti, noto negli ambienti giudiziari bresciani per voler blindare la sentenza se non con l’unanimità quanto meno su un’omogeneità di giudizio, deve avere certamente spinto perché al pronunciamento si arrivasse senza fretta, non prima di aver esaminato con attenzione tutte le possibilità. Alla fine, seppure a tarda notte, la sentenza è arrivata: Massimo Bossetti è colpevole. (agg. di Dario D’Angelo)

IL COMMENTO DELL’AVVOCATO DEI GAMBIRASIO

Moderata e composta soddifazione da parte del legale della famiglia Gambirasio, Enrico Pelillo, dopo la lettura della sentenza che ha confermato la condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti, ritenuto dunque responsabile della morte della piccola Yara. Incalzato dai giornalisti, ha confermato come non si possa parlare di successo e soddisfazione per un avvocato se si arriva a una condanna all’ergastolo. Dal punto di vista strettamente giuridico è stata confermata la bontà dell’impianto accusatorio che ha retto proprio grazie al grande lavoro che ha portato a isolare il DNA dell’assassino di Yara tramite l’individuazione di “Ignoto 1”, un operazione scientificamente molto complessa ma senza la quale non si sarebbe mai arrivati a Bossetti. L’avvocato ha sottolineato come i genitori di Yara non pensino che il male fatto alla figlia possa trovare compensazione tramite la giustizia terrena, ma che sicuramente il veder confermate le evidenze emerse durante il processo di primo grado abbia fatto tirare un sospiro di sollievo, piuttosto che veder incoraggiate e assecondate quelle che sono state definite come fantasiose ricostruzioni della difesa. L’esame del DNA, secondo il legale dei Gambirasio, è stato rigoroso già in primo piano e non c’era dunque necessità del supplemento richiesto.

LA DELUSIONE DELLA DIFESA

Di tutt’altro tenore ovviamente le dichiarazioni a caldo dei legali di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini. I due avvocati hanno provato a giocarsi delle carte quasi all’americana nel processo d’appello per provare a dimostrare l’innocenza del loro assistito, sottolineando come Bossetti in realtà abbia avuto poco tempo per dimostrare la sua estraneità ai fatti e come il supplemento d’indagine sul DNA avrebbe reso evidente ciò che secondo loro le immagini satellitari sul luogo del ritrovamento di Yara, a Chignolo d’Isola, avrebbero dimostrato, ovvero che il cadavere di Yara è stato spostato e manipolato prima del suo comportamento. Tesi che, vista la conferma dell’ergastolo per Bossetti, è stata completamente rigettata dai giudici pur dopo quasi quindici ore di camera di consiglio. I due legali dell’imputato hanno manifestato grande amarezza per la sentenza, parlando di “diritto sconfitto” visto che sono state ignorate le evidenze che avrebbero dovuto portare al riesame del DNA ritrovato sul corpo di Yara. Nonostante questo, Salvagni e Camporini hanno affermato di voler ricorrere di nuovo in Cassazione per arrivare a tutti e tre i gradi di giudizio e provare a far venire a galla quella che per loro è la verità sul caso, ovvero l’innocenza di Massimo Bossetti. Verità che i giudici però non hanno accettato, confermando l’ergastolo e la sentenza di primo grado.