In quest’ora in cui la Chiesa Cattolica di Colonia e i suoi fedeli danno l’addio al cardinale Joachim Meisner, sono con loro con il mio cuore e i miei pensieri e accolgo volentieri la richiesta del cardinale Woelki di indirizzare loro una riflessione. Quando, mercoledì scorso, ho appreso da una telefonata della morte del cardinale Meisner, in un primo momento non ci potevo credere. Il giorno prima avevamo parlato al telefono. La sua voce era piena di gratitudine, perché era ormai in vacanza dopo aver preso parte, la domenica precedente, a Vilnius, alla beatificazione del vescovo Teofilius Matulionis. Il suo grande amore per le vicine chiese dell’est che tanto avevano sofferto la persecuzione sotto il comunismo, così come la sua gratitudine per la loro resistenza alla sofferenza in quell’epoca, avevano lasciato una traccia durevole in lui. Non è stato dunque un caso che l’ultima visita della sua vita sia stata fatta a un confessore della fede.



Ciò che più mi ha colpito nell’ultima conversazione con il cardinale ora defunto è stata la sua serenità, la pace interiore e la fiducia che aveva trovato. Sappiamo che è stata dura per lui, pastore appassionato e guida di anime, lasciare il suo ufficio, e proprio in un momento in cui la Chiesa ha un urgente bisogno di pastori capaci di opporsi alla dittatura dello spirito del tempo e decisamente sappiano vivere con fede e ragione.



Ma mi commuove il fatto che nell’ultimo periodo della sua vita ha imparato a lasciarsi andare vivendo con la certezza profonda che il Signore non abbandona la sua Chiesa, anche se a volte la barca è riempita fino quasi a capovolgersi.

Ci sono state due cose che nell’ultimo periodo l’hanno reso sempre più felice. La prima è quella che mi ha detto più volte, che ciò che lo riempiva di gioia profonda era la percezione, nel sacramento della penitenza, di quanto i giovani sperimentino la misericordia del perdono, il dono di avere davvero trovato la vita che solo Dio può dare loro. L’altra cosa che lo ha commosso e tante volte reso felice è stata la grande crescita dell’adorazione eucaristica. Per lui, è stato questo il tema centrale della Giornata mondiale della gioventù di Colonia. C’era una adorazione, un silenzio in cui solo il Signore parla ai cuori. Alcuni esperti di pastorale e di liturgia pensavano che un simile silenzio non potesse essere raggiunto agli occhi del Signore con un così grande numero di persone. Alcuni, tra loro, pensavano anche che l’adorazione eucaristica fosse qualcosa di superato, poiché il Signore dovrebbe essere ricevuto nel pane eucaristico e non in altri modi. Ma non si può mangiare questo pane come fosse qualsiasi altro cibo, visto che il Signore nel sacramento eucaristico include tutte le dimensioni della nostra esistenza. E’ diventato molto chiaro che questo ricevere debba essere adorato. Così l’adorazione eucaristica nella Giornata mondiale della gioventù di Colonia è divenuto un evento interiore rimasto indimenticabile, non solo per il cardinale. Da allora, quel momento è sempre stato per lui presente in modo costante, per lui è stata una grande luce.



Quando il cardinale Meisner non si è presentato alla messa, l’ultima mattina, è stato trovato morto nella sua stanza. Il breviario gli era scivolato dalle mani. Era morto mentre pregava davanti al Signore, parlando con Lui. Il tipo di morte che gli è stato dato dimostra ancora una volta come ha vissuto con il suo volto rivolto al Signore e in conversazione con Lui. Così, con fiducia possiamo affidare la sua anima alla bontà di Dio.

Signore, grazie per la testimonianza del tuo servo Joachim. Fa che ora interceda per la chiesa di Colonia e per tutto il mondo. Requiescat in pace!

Benedetto XVI Papa emerito. Città del Vaticano, 11.7.17