Tutto ebbe inizio con i lavori di ristrutturazione dell’ormai celebre “superattico”. Il cardinale Tarcisio Bertone, esaurito il suo mandato da segretario di stato Vaticano, non aveva alcuna intenzione di allontanarsi troppo da San Pietro. Allora ecco la geniale idea, incurante della linea dettata da Papa Francesco – residente in un bilocale di 70 metri quadrati al secondo piano di Casa Santa Marta – l’ex camerlengo aveva deciso di unire due appartamenti in uno: il primo, come riportato da Il Fatto Quotidiano, era appartenuto all’ex comandante della Gendarmeria Vaticana, Camillo Cibin, morto nel 2009, l’altro era stato abitato dal cardinal Bruno Bertagna, scomparso nel 2013 e fino a 3 anni prima vicepresidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. Una scelta opinabile, quella di abitare in un superattico da 700 metri quadrati, ma che ha attirato le attenzioni della giustizia quando è emerso che a pagare i lavori della ristrutturazione era stata la Fondazione Bambin Gesù, un’organizzazione che ha lo scopo di curare i bambini malati che, secondo le fatture emesse dall’impresa Castelli Re aveva sborsato un importo di ben 422mila euro. Alla sbarra del Tribunale penale della Santa Sede sono finiti l’ex presidente dell’ospedale pediatrico Giuseppe Profiti e l’ex tesoriere Massimo Spina, accusati di aver voluto “avvantaggiare l’impresa di Gianantonio Bandera nell’ambito dei lavori di ristrutturazione”.
TARCISIO BERTONE, SOLDI SOTTRATTI ALLA “FONDAZIONE BAMBIN GESÙ”
IL CARDINALE CHIAMATO A TESTIMONIARE?
Non è da escludere che anche Tarcisio Bertone venga chiamato a testimoniare nell’ambito del processo che vede imputati per peculato Giuseppe Profiti e Massimo Spina, i due dirigenti della Fondazione Bambin Gesù che avrebbero avvantaggiato l’impresa di Gianantonio Bandera, la Castelli Re, sottraendo 422mila euro dalle casse dell’ospedale pediatrico per completare i lavori di ristrutturazione dell’ex camerlengo. A confermare l’ipotesi di un intervento dell’ex camerlengo è stato Alfredo Ottaviani, avvocato d’ufficio di Massimo Spina, commentando la messa agli atti di una lettera firmata dallo stesso Bertone, in cui il porporato fa sapere che per lui “è tutto a posto e non ci sono problemi”. Parlando informalmente con i giornalisti all’uscita dell’udienza preliminare, l’avvocato ha fatto così capire che non esiterebbe a chiamare Bertone a testimoniare per dimostrare l’innocenza di Spina, che a suo dire – come riporta Lapresse – “ha solo eseguito degli ordini precisi che venivano da livelli superiori al suo”.