547 casi di abusi sui minori, di cui 67 a sfondo sessuale, scuotono la chiesa di Ratisbona e di tutto l’Occidente. Si parla di violenze avvenute tra il 1945 e il 1992, le agenzie di stampa tedesche raccontano che i casi di molestie e di pedofilia sarebbero stati compiuti tra il 1960 e il 1972. Il tutto nel più prestigioso coro di voci bianche del mondo, quel “Regensburger Domspatzen” diretto da Georg Ratzinger, fratello del pontefice emerito, tra il 1964 e il 1994. Nei prossimi giorni ci sarà tempo e modo di approfondire le informazioni, capire meglio le vicende, ma già oggi, con l’eco suscitata dalla notizia in Italia, si possono comunque prendere in considerazioni alcuni semplici elementi di riflessione.



1) Il colpo della notizia è soprattutto mediatico. Infatti a diffonderla è stata la Chiesa stessa, per mezzo dell’avvocato Ulrich Weber, incaricato dai vertici ecclesiastici di indagare su quanto fosse avvenuto a Ratisbona e — quindi — di diffondere la verità. L’elemento di novità è sotto gli occhi di tutti: la Chiesa che in prima persona ha il coraggio di guardare il proprio male, male che si annida nel cuore di noi uomini che ne facciamo parte, e denunciarlo. Non è poca cosa, considerando che già diversi dei responsabili di questi atroci crimini sono morti e che tutto poteva essere ancora una volta insabbiato. C’è molta divisione poi tra le “vittime”: alcune arrivano perfino a giustificare le maniere violente come uno spirito del tempo che attraversava tutta l’educazione tedesca del dopoguerra.



2) Questo ci introduce ad un’altra riflessione: la notizia porta con sé qualcosa di perverso. La perversione di uomini di fede, votati alla causa dei piccoli e degli umili per cui Cristo è morto, che tradiscono quella stessa causa pugnalando a morte la stessa fede che li ha generati; la perversione di chi vorrebbe approfittare di un coinvolgimento più o meno diretto del fratello di Benedetto XVI per delimitare per l’ennesima volta il confine fra le due chiese, quella di Francesco pulita e trasparente e quella di Ratzinger opaca e sporca, dimenticando che fu Ratzinger stesso a volere tutte queste inchieste e che oggi, senza di lui, nessuno qui potrebbe commentare niente; infine la perversione di un metodo educativo che alberga nelle tenebre dei cuori di mezza Europa. La violenza, in misura minore o maggiore, è stata ritenuta quasi fino ad ieri una delle modalità più idonee all’educazione. E’ il fantasma che si agita in tutta quella generazione sopravvissuta alla seconda guerra mondiale, ma profondamente segnata da un’impronta autoritaria e folle. Su queste tre perversioni molto ci sarà ancora da dire e da scrivere.



3) L’osservazione che tuttavia più interessa è l’ultima. L’amplificazione mediatica di tutti questi casi, ma anche uno solo di essi sarebbe giustamente da amplificare, nasconde un non-detto, sottende una considerazione terribile. Ogni volta che una notizia del genere appare sui media sembra che tutto l’Occidente voglia dire alla Chiesa: “Ecco, avete visto? Questo voi siete, questo ci avete fatto, per questo facciamo bene ad odiarvi e a volervi distruggere, sporchi pedofili che non siete altro”. Tutto questo fa male, Ratzinger in persona una volta ne pianse pubblicamente, ma — a bene vedere — racconta due verità che non si possono bypassare: c’è un odio nei confronti della Chiesa, un risentimento radicato, che non è soltanto ideologia o propaganda. La Chiesa ha abbandonato l’umanità e l’umanità, il nostro essere umani, ha spesso abbandonato la Chiesa. Di conseguenza, la seconda verità è che molte delle testimonianze date agli uomini del nostro tempo sono come dei vaccini: trasmettono quel tanto di cristianesimo da poter immunizzare intere aree sociali, intere regioni, interi popoli. Il nostro comportamento ha vaccinato l’Occidente dal fatto cristiano e ha lasciato nel cuore di molti un risentimento su cui l’ideologia ha trovato terreno fertile.

Non dobbiamo pensare che dietro tutto questo ci sia solo un accanimento massonico anti-cristiano. C’è anche una parte della nostra storia e del nostro male che solo la forza dei Papi ci sta dando il coraggio di guardare in faccia. L’unico modo per battere un vaccino è che la malattia arrivi così forte da ribaltare tutto. L’unica speranza per il nostro tempo è che il cristianesimo sia vissuto con una tale serietà e radicalità da sopraffare ogni vaccino, da riportare gli uomini di fronte a quel Mistero di Dio che, dinnanzi a quei bambini violati dalle nostre mani, piange e continua a chiedere semplicemente un nuovo inizio, la conversione del nostro cuore.