Speciale Chi l’ha Visto, in onda in prima serata su Rai 3, ha messo in luce un caso che da ormai sedici anni viene analizzato senza trovare una soluzione, ma potrebbe essere vicino ad una svolta. Quello di Serena Mollicone, che potrebbe essere stata uccisa ad Arce nella caserma dei Carabinieri per aver denunciato per spaccio di droga il figlio del Maresciallo Franco Mottola. Proprio sul comportamento dei Carabinieri locali si sono concentrati i dubbi di una puntata che ha messo in evidenza le incongruenze tra quanto raccontato nel corso di questi anni, anche tramite depistaggi e false accuse che avevano coinvolto anche il papà di Serena, e la realtà che ha visto un muro di omertà alzarsi attorno alla morte della ragazza. I rilevamenti sul corpo di Serena, pur a molti anni di distanza, combaciano con la possibilità che la ragazza sia stata uccisa nella caserma, così come appare evidente dalla ricostruzione che adesso viene ritenuta la più plausibile per trovare finalmente la verità sul delitto Mollicone. (agg. di Fabio Belli)
SERENA MOLLICONE DELITTO DI ARCE, LA 18ENNE FU UCCISA IN CASERMA
UNA NUOVA SPERANZA PER LA VERITÀ
Il tempo per Guglielmo, papà di Serena Mollicone, si è fermato al primo giugno 2001: prima la scomparsa misteriosa della figlia, poi il ritrovamento del cadavere in un boschetto di Fonte Cupa, a pochi km dalla sua Arce, infine la ricerca ossessiva della verità. E proprio quando le speranze sembravano esaurirsi, quando ormai erano in pochi a credere che dopo tanto tempo si potessero acquisire elementi importanti per le indagini, ecco la svolta, dettata dalla voglia di giustizia, dalla perseveranza di chi ci ha creduto, dalla bravura degli inquirenti e dai potenti mezzi di oggi. Come spiegherà anche oggi la redazione di Federica Sciarelli nel corso dello Speciale Chi l’ha visto in onda su Rai Tre a partire dalle 21:20, le ultime novità dicono che la povera Serena Mollicone, scomparsa dopo essere stata vista in vita per l’ultima volta nella piazza principale di Arce, è stata uccisa nella caserma dei carabinieri. Non una sorpresa assoluta, se è vero che nel registro degli indagati figurano da tempo il maresciallo in congedo Franco Mottola, la moglie e il figlio con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
LA RICOSTRUZIONE
Ma cosa potrebbe avere spinto i 3 ad uccidere Serena Mollicone? Come riportato dal settimanale Giallo, un ruolo importante per stabilire il movente potrebbe svolgerlo la denuncia per spaccio sporta dalla 18enne nei confronti del figlio del maresciallo Mottola. Un’onta mai perdonata, se è vero che le indagini hanno confermato che l’omicidio è stato commesso all’interno delle mura della caserma. Ma come si è giunti a questo convincimento? Ecco la ricostruzione del settimanale diretto da Andrea Biavardi:”A questa conclusione clamorosa si è potuti giungere grazie alla perizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la stessa specialista che era riuscita a isolare il Dna di “Ignoto 1” sul cadavere della piccola Yara Gambirasio. Cristina Cattaneo per sedici mesi ha esaminato il cadavere della povera Serena e ha appurato un particolare importantissimo: le lesioni presenti sulla sua testa sono compatibili con lo sfondamento di una delle porte di un alloggio della stazione dei carabinieri di Arce, all’epoca disabitato. Quello stesso alloggio, la mattina della sparizione di Serena, venne fatto pulire in tutta fretta dai Mottola. Serena, dunque, da quella caserma sarebbe entrata viva e uscita morta”.
LA SODDISFAZIONE DEL PADRE
Nel caso in cui la verità dovesse sul delitto di Arce dovesse essere finalmente appurata, gran parte del merito sarebbe da attribuire a papà Guglielmo Mollicone, che mai si è arreso all’idea di non conoscere gli assassini della sua Serena. Come riferito da Giallo, informato che le indagini proseguono a quanto pare senza intoppi, l’uomo non ha nascosto la propria soddisfazione:”La verità sulla morte di mia figlia è vicina. Lo avevo giurato alla mia Serena che non mi sarei mai fermato. E così è stato”. Tutto, insomma, lascia credere che ad aver ucciso la 18enne siano stati il maresciallo Mottola con la moglie e il figlio. Secondo quanto ricostruito dal settimanale Giallo c’è dell’altro, oltre alle lesioni sulla testa della vittima compatibili con lo sfondamento di una delle porte della caserma, a confermare il coinvolgimento della famiglia di Teano. Ecco la versione della rivista di Biavardi:”Le analisi scientifiche eseguite dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo avrebbero anche consentito, a distanza di 16 anni, di rilevare sulla porta dell’appartamento nella caserma di Arce dove sarebbe stata uccisa Serena le tracce di un pugno. Corrisponderebbe proprio alla mano di uno dei tre, madre, padre e figlio, indagati per omicidio. Com’è stato possibile scoprirlo? Agli indagati è stato fatto un calco della mano e, comparandolo con il segno lasciato sulla porta, è risultato che il pugno corrisponde esattamente alla mano di uno dei tre”.