Con una intervista esclusiva al Corriere della Sera, ha parlato dello scandalo del Coro di voci bianche di Ratisbona, il Cardinale Gerhard Müller. Ex Capo Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, da poco deposto non senza qualche grossa e aperta polemica con la scelta di Papa Francesco; è stato anche vescovo di Ratisbona dando il via al processo che ha portato alla luce l’incredibile rete di violenze e abusi su giovani e giovanissimi tra il 1945 e il 1992. Ai colleghi del Corriere racconta tutta la vergogna per una Chiesa che ha osato fare così tanto male e violenze a degli innocenti per di più bambini; «In questi anni ho sperimentato la vergogna, per quanto accaduto nella Chiesa», afferma senza timori il cardinale tedesco e profondo amico di Benedetto XVI. Le accuse lanciate dall’inchiesta condotta dall’avvocato (nominato dalla Santa Sede) Ulrich Weber hanno scoperchiato circa 547 violenze su bambini, di cui 67 anche sessuali: nel lungo rapporto vengono però citati anche Georg Ratzinger, fratello del Papa Emerito in quanto direttore del Coro del Duomo di Ratisbona dal 1964 e il 1994, e proprio Müller in quanto non avrebbero lottato e combattuto abbastanza un fenomeno così terribile, rimanendo in un “sistema di paura e silenzio” come attacca l’avvocato del Vaticano.
CARDINAL GERHARD MULLER: IL CORO DI RATISBONA, GLI ABUSI E LA DIFESA DELLA VERITÀ
LA REPLICA AL VATICANO
Ma per il cardinale tedesco la replica è d’ordinanza e non ci sta a passare come un “debole stratega che intende difendere la Chiesa piuttosto che cercare i colpevoli”, come è stato accusato nel protocollo: «fui io ad avviare il processo di informazione. Incaricai un team di esperti perché investigassero su fatti che sono accaduti cinquant’anni prima del mio mandato come vescovo di Ratisbona», spiega Müller, sottolineando come abbia in questi anni difeso solo i Domspatzen di oggi, che nulla hanno a che vedere con questi crimini compiuti 50 anni fa. Proprio in quanto ex Capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, Müller spiega come qualsiasi accusato ha goduto della presunzione di innocenza fino alla fine del processo, «ma allo stesso tempo non ho mai negato la voce a nessuna vittima.
Tutto questo nonostante le pressioni subite, soprattutto mediatiche. Sono convinto che una giustizia imparziale ed equa sia il migliore aiuto e contributo della Santa Sede ai vescovi del mondo. Solo così potranno poi mostrare l’affetto materno della Chiesa e la riparazione, per quanto possibile, del danno materiale e spirituale subito dalle vittime», si difende il cardinale tedesco. Nell’intervista a Gian Guido Vecchi il prelato spinge poi forte sulla sua ricerca della verità, anche dentro uno scandalo raccapricciante come quelle perpetrato per anni nella chiesa tedesca di Ratisbona, tra silenzi, misteri e vittime non aiutate: «Ho sempre creduto che la misericordia nella Chiesa non è possibile senza una vera giustizia» e questa giustizia Müller la difende sopra ogni cosa, in una ricerca alla verità decisiva per affermare il vero amore di Cristo, non quello “deviato” che qualche rappresentante della Chiesa tedesca purtroppo ha dimostrato negli anni bui delle violenze nel Coro di Ratisbona.
“GEORG RATZINGER? È INNOCENTE!”
Mentre Müller spiega come la sua deposizione dalla Congregazione non sia arrivata per motivi legati a Ratisbona – ma per scontri con Bergoglio, come ha spiegato lo stesso cardinale in questa intervista – arriva a difendere l’altro grande accusato nell’inchiesta su Ratisbona. «Non ero a Ratisbona nel tempo in cui Georg Ratzinger fu maestro del coro, tra il 1964 e il 1994, ma sono convinto che lui non sapesse nulla. Ci fu il caso di un assistente che aveva abusato di parecchi ragazzi, nel 1972: contro di lui istruimmo nel 2010 un processo canonico, dopo averlo saputo».
I numeri citati nell’inchiesta restano però inquietantemente veri, come conferma tristemente il cardinale Müller a fine intervista sul Corriere, ribadendo il vero centro da riguadagnare dopo tutta questa brutta storia. «Come uomo di Chiesa faccio mia la sofferenza delle vittime, delle loro famiglie e delle comunità. Parliamo di delicta graviora, i delitti più gravi. Perché la Chiesa non è una qualsiasi istituzione mondana ma il Corpo di Cristo, il Popolo di Dio».