Pino Pelosi sapeva che stava morendo. Malato di tumore, l’uomo condannato in via definitiva per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, era malato di tumore. Trasferito presso l’Hospice Oncologico dell’ospedale Villa Speranza, l’uomo si era sposato 20 giorni fa. Lo si apprende attraverso l’agenzia Dire, che ha riportato le parole di una fonte che ha chiesto di restare anonima: «Era consapevole di quello che stava succedendo, ma aveva trovato una persona che gli dava serenità e che gli ha voluto davvero tanto bene. Stavano insieme da almeno quattro anni». La verità sull’assassinio di Pier Paolo Pasolini è morta insieme a Pino Pelosi per l’avvocato Nino Marazzita, all’epoca del processo legale della famiglia della vittima, costituitasi parte civile: «Pelosi è morto da colpevole. Purtroppo si è portato via i segreti che soltanto lui conosceva». Non la pensa così Alessandro Olivieri, il legale di Pelosi che lo aiutò anche a scrivere l’autobiografia: «Sono totalmente convinto della sua innocenza. E devo dire la verità: una parte delle informazioni non sono state date e sono gelosamente custodite in una cassetta di sicurezza, perché sono troppo forti». Ai microfoni di Dire l’avvocato ha spiegato che Piero Pelosi non se l’è mai sentita di diffondere quelle informazioni per paura di ritorsioni. Timori che ora ha lui, visto che ora le ha lui. «Esiste una verità, la verità non è morta con Pino Pelosi. Ma è talmente pesante e difficile da poter raccontare con semplicità. Vedremo, mi lascerò consigliare, parlerò con i familiari e parlerò anche con qualche altro collega per vedere come e quando tirar fuori tutto quello che so». (agg. di Silvana Palazzo)



PINO PELOSI È MORTO: UNICO CONDANNATO PER IL DELITTO PASOLINI

STRONCATO DA UN CANCRO A 59 ANNI

Giuseppe Pelosi, noto come “Pino la rana”, è morto all’età di 59 anni a Roma, stroncato da un tumore. L’uomo, considerato uno dei personaggi chiave nella ricostruzione del delitto di Pier Paolo Pasolini, stando a quanto reso noto dall’edizione online de Il Fatto Quotidiano era ricoverato presso il Policlinico Gemelli dove la scorsa notte era entrato in coma per poi spegnersi nel pomeriggio di oggi. Il nome di Pino Pelosi resta legato alla vicenda giudiziaria relativa all’omicidio del celebre scrittore, regista e poeta, ucciso nella notte a cavallo tra l’1 ed il 2 novembre 1975 in un campo dell’Idroscalo di Ostia. All’epoca Pelosi aveva appena 17 anni e si trovava con Pasolini quando fu aggredito mortalmente. Dopo il delitto si diede alla fuga, salvo poi essere fermato dalla polizia. Una serie di prove ed indizi portarono gli inquirenti ad individuare proprio nel ragazzo il presunto assassino di Pier Paolo Pasolini, fino a giungere alla sua confessione: Pino Pelosi ammise di aver ucciso lui lo scrittore dopo le avances nei suoi confronti in seguito alle quali ebbe una reazione violenta, arrivando a picchiarlo a sangue, fino alla morte.



LA CONDANNA IN CASSAZIONE

Pino Pelosi fu condannato per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini in via definitiva nel 1979: la Cassazione emise la sentenza di condanna a 9 anni e 7 mesi di carcere identificandolo come il solo autore del delitto. Contro di lui numerose prove a partire dalle tracce di sangue della vittima nella sua auto, fino alla confessione. La vicenda, tuttavia, è sempre stata caratterizzata da alcuni aspetti misteriosi ed anche per tale ragione l’uomo fu inizialmente condannato per omicidio in concorso con ignoti. A non quadrare furono proprio i dubbi sull’aggressione violenta che portò a chiedersi come mai un uomo atletico come Pasolini fosse stato vittima dell’aggressione di Pino Pelosi, un ragazzino molto gracile e che al momento del fermo appariva senza alcuna traccia di sangue o fango rispetto alle condizioni in cui fu invece ritrovato cadavere Pasolini. Pelosi ottenne la semilibertà nel 1982 ma fino al 2014 aveva sempre fornito due differenti versioni rispetto all’uccisione dello scrittore.



LA RITRATTAZIONE

Dopo essersi per anni autoaccusato del delitto di Pier Paolo Pasolini, Pino Pelosi ritrattò tutto nel 2005 nel corso di un’intervista rilasciata alla Rai. Stando a quanto rivelò in procura a Roma il primo dicembre 2014, ad uccidere lo scrittore furono tre persone. In quell’occasione, l’uomo condannato in via definitiva anni prima aveva espresso l’intenzione di fare luce su una possibile rosa di nomi che avrebbero avuto un ruolo importante nel delitto. Una versione differente da quella iniziale e che aveva confermato anche nel 2011, come ricorda Corriere.it, quando a Walter Veltroni aveva dichiarato: “Il killer è ancora vivo”. Secondo la sentenza della Corte di Cassazione, tuttavia, Pelosi agì da solo. Ora, con la sua morte, scompare l’unica possibilità di fare luce definitiva sul giallo attorno alla morte di Pasolini e su ciò che realmente accadde la notte del suo delitto avvenuto quasi 42 anni fa a Ostia.