Un durissimo editoriale apparso ieri sull’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, prova a dare una giro di vite alle discussioni e critiche che da tempo piovono internamente alla Chiesa al Magistero e al Pontificato di Papa Francesco. Ma non solo, è in generale la “crisi” delle conversioni che gli ultimi Papati hanno con decisione ribadito ad essere sempre più al centro dell’emergenza per la Chiesa e per tutti i testimoni di Cristo sulla Terra. La “reprimenda” del quotidiano vaticano è di quelle importati, visto che – pur senza riferimenti diretti – vede due diverse direttrici di accuse molto nette e che faranno certamente discutere. In primo luogo l’Osservatore Romano afferma con forza, «L’ostacolo maggiore che si frappone alla conversione che Papa Francesco vuol far fare alla Chiesa è costituito, in qualche misura, dall’atteggiamento di buona parte del clero, in alto e in basso. Atteggiamento, talvolta, di chiusura se non di ostilità».



Le ultime polemiche viste in questi giorni con il Cardinale Gerhard Ludwig Müller (va detto però che lo stesso cardinale tedesco ha ribadito con forza di non voler in nessuna maniera rappresentare un’ostacolo o un attacco a Papa Francesco, “sono sempre stato leale”) e con altre voci viste in questi anni di Papato bergogliano potrebbero essere alla base della decisione del quotidiano di scrivere un commento così duro, a firma Giulio Cirignano, contro i cosiddetti “dissidenti” nella Chiesa. Ma vi è certamente di più nell’attacco visto che si rivolge contro “buona parte del Clero”, responsabile di non compiere quella conversione decisiva per uscire dalla crisi. «Gran parte dei fedeli hanno compreso, nonostante tutto, il momento favorevole, il kairós, che il Signore sta donando alla sua comunità. Gran parte dei fedeli è in festa. Tuttavia quella porzione più vicina a pastori poco illuminati viene mantenuta dentro un orizzonte vecchio», scrive l’Osservatore Romano, enunciando anche i limiti profondi di questo particolare “clero non illuminato”. Linguaggio fuori moda, pensiero ripetitivo e senza vitalità: «il Sinedrio è sempre fedele a se stesso, ricco di devoto ossequio al passato scambiato per fedeltà alla tradizione, povero di profezia».



OSSERVATORE ROMANO: “L’ABITUDINE DEVOTA NON È VERA FEDELTÀ

IL PROBLEMA DEI SEMINARI

Le ragioni di questa profonda crisi e di questa ancora emergente e urgente conversione di larga parte dei cattolici, l’Osservatore Romano sottolinea che tra le varie “colpe” si possono considerare «il livello culturale modesto di parte del clero, sia in alto che in basso». Viene scritto come non si possa ovviamente generalizzare su questo punto, ma per evitare di fare nomi vengono enunciati i limiti interni molto netti, «In molti presbiteri, purtroppo, la cultura teologica è scarsa e ancora minore è la preparazione biblica. La causa di questo deplorevole stato di cose è facilmente individuabile. Quando un corso di studi di livello universitario, tanto per fare un esempio, non lascia nello studente la voglia di pensare, di continuare a studiare, di esercitare un minimo di senso critico, vuol dire che ha fallito il suo compito». Viene attaccato dal quotidiano ufficiale della Santa Sede, il seminario e le molte gestioni che nelle varie zone d’Italia hanno portato alla formazione non sempre ineccepibile (sempre secondo l’Osservatore Romano) dei nuovi sacerdoti. «L’impostazione di gran parte dei seminari non favorisce il formarsi di una mentalità di lavoro e di impegno. Gli anni di preparazione al presbiterato dovrebbero alimentare la consapevolezza circa la necessità del ministero come un vero e proprio lavoro. Come ogni persona, anche il prete lavora per guadagnarsi il pane», conclude con durezza l’articolo di Cirignano, sottolineando così come alcuni limiti di conversione non debbano per forza cercarsi al di fuori della Chiesa ma rappresenti una delle sfide interne più importanti dei prossimi anni.