La morte di Giovanni Lo Porto, giovane palermitano rapito in Pakistan dai miliziani nel 2012 e poi ucciso accidentalmente dopo essere stato colpito da un drone Usa nel gennaio 2015 è destinata a restare un mistero. La vicenda fu emblematica in quanto, per la prima volta, la Casa Bianca attraverso l’allora presidente Obama rivolse le sue scuse pubbliche alla famiglia della vittima promettendo un risarcimento e l’accertamento della verità su quanto accaduto. Ma se il primo di fatto è giunto, come rivela Repubblica.it, il secondo aspetto, quello decisamente più importante la famiglia Lo Porto, ad oggi non avrebbe ancora ottenuto risposte. L’ultima occasione per avere la verità attorno alla vicenda, sta per sfumare in quanto la procura di Roma ha già avanzato la richiesta di archiviazione dell’inchiesta penale sul caso, destinando così la morte dell’operatore umanitario italiano all’oblio.
GIOVANNI LO PORTO, RAPITO DA JIHADISTI E UCCISO DA DRONE USA
LE INDAGINI
L’indagine che vedeva protagonista il palermitano Giovanni Lo Porto, inizialmente si era aperta come sequestro di persona a scopo di terrorismo, salvo poi includere anche l’ipotesi di reato di omicidio a carico di ignoti. Oltre a Lo Porto, il gruppo jihadista rapì anche un suo collega tedesco, Bernd Muehlenbeck, poi liberato in Afghanistan nell’ottobre 2014. La procura di Roma chiese una rogatoria internazionale per poter sentire la versione del tedesco ma non fu mai avanzata la richiesta di una rogatoria negli Usa, dove invece potrebbe risiedere la verità sulla morte del giovane. Ma cosa comporterebbe scavare nella fine drammatica di Lo Porto? Certamente potrebbe portare a galla i segreti che si celano dietro le operazioni antiterrorismo basate sui droni. L’attacco nel quale perse la vita l’italiano, infatti, sarebbe alla base della rimozione del capo dell’antiterrorismo della Cia, Michael D’Andrea, lo stesso che dal 2006 al 2015 guidò la caccia a Bin Laden oltre che dirigere gli attacchi teleguidati che si concretizzarono in centinaia di raid e nella introduzione dei “signature strike”, nei quali gli obiettivi vengono colpiti a caso, come accaduto per Giovanni Lo Porto.
FAMIGLIA SI OPPONE ALL’ARCHIVIAZIONE
Secondo la procura romana sarà difficile individuare i veri responsabili della morte di Giovanni Lo Porto in quanto impossibile indagare sui droni Usa, e considera quanto avvenuto una mera azione bellica di antiterrorismo. Peccato però che a compierla sarebbe stata la Cia, tutt’altro che un’organizzazione militare e che il Pakistan non sia un luogo di guerra. La famiglia della vittima naturalmente si è opposta all’archiviazione del caso ed ha rigettato l’ipotesi che l’attacco sia avvenuto in un contesto bellico. A tal fine ha avanzato alla procura di Roma la richiesta di una rogatoria negli Stati Uniti, sulla quale dovrà sarà ora chiamato a decidere il Giudice per le indagini preliminari. A rendere difficile la piena verità sulla morte di Giovanni Lo Porto si inserisce il clima di forte riservatezza che ruota attorno a questo tipo di azioni che ad oggi ha seminato numerose vittime innocenti dei droni.