E’ trascorsa una settimana esatta dalla nuova condanna all’ergastolo a Massimo Bossetti, giunta al termine del breve processo d’Appello che si è svolto a Brescia. Anche per il giudice Enrico Fischetti, è lui l’assassino della piccola Yara Gambirasio, l’autore di quel delitto sgangherato e dell’occultamento di cadavere della 13enne di Brembate. Una conclusione che ha gettato nella più totale disperazione l’imputato, il quale, a detta del suo legale, l’avvocato Claudio Salvagni, “è un uomo disperato, distrutto perché dice che non vede via d’uscita”. E’ quanto dichiarato da quest’ultimo in una intervista a Stamptoscana.it, ribadendo come il suo assistito non abbia avuto la possibilità di difendersi e dimostrare così la sua innocenza né tutelarsi. Il riferimento è al diniego della Corte di Brescia relativamente alla più volte reclamata richiesta di superperizia del Dna. “E così questo processo diventa una cosa inutile”, ha tagliato corto l’avvocato. Sempre il suo difensore ha parlato di “lesione del diritto di difesa”, sottolineando come la condanna, anche in Appello, sia giunta sulla base di una prova scientifica alla quale lo stesso Bossetti non ha mai potuto partecipare. “Noi abbiamo potuto come difesa esaminare dei risultati e vogliamo vedere come si arriva a questi risultati anche perché riteniamo che quel risultato sia viziato da molteplici errori come abbiamo evidenziato nell’atto di Appello e in sede di dibattimento dell’Appello”, ha aggiunto Salvagni.
MASSIMO BOSSETTI, UNA SETTIMANA DOPO LA SENZANZA D’APPELLO
IL RICORSO IN CASSAZIONE
Alla vigilia della seconda fase dibattimentale, la difesa del presunto assassino di Yara Gambirasio aveva presentato 102 pagine di motivi di appello aggiuntivi con 261 criticità avanzate alle analisi e con le quali si è tentato in tutti i modi di dimostrare l’infondatezza della “prova regina” del Dna, la stessa che ha portato all’arresto di Massimo Bossetti oltre tre anni fa, alla sua condanna all’ergastolo in primo grado nel luglio 2016 e a quella di secondo grado la scorsa settimana. Ora l’intento della difesa del muratore di Mapello è certamente quello di ricorrere in Cassazione. Esauriti i giudizi di merito, la sua difesa potrà avanzare davanti alla Suprema Corte solo questioni di legittimità, denunciando eventuali violazioni delle norme sulla giurisdizione come finora ribadito anche da Salvagni. L’obiettivo è la cancellazione della sentenza di secondo grado e questo potrebbe portare, se non all’assoluzione dell’uomo almeno ad una sentenza di annullamento con rinvio, e quindi ad un processo bis.
LE LACRIME DELL’ACCUSATO IN CELLA
Ora occorrerà attendere le motivazioni della sentenza d’Appello. Nel frattempo, non solo Massimo Bossetti ma anche la sua difesa si è detta delusa. “Non mi hanno voluto credere, ma voglio andare avanti per dimostrare che sono innocente”, è stato il primo commento dell’accusato una volta fatto ritorno in cella, dopo il pronunciamento della Corte, prima di scoppiare in lacrime. Lo rivela Blitz Quotidiano che spiega come ad attendere l’esito della sentenza sia stato anche il suo compagno di cella, al cospetto del quale Bossetti non avrebbe trattenuto le lacrime di disperazione. “In quanto avvocato sento viva una profonda prostrazione perché mi trovo nell’impossibilità oggettiva di difendere il mio cliente, perché se non gli viene concesso di fare la perizia sul Dna, non potrà mai difendersi”, ha aggiunto invece Salvagni a StampToscana.it, parlando di “uccisione del diritto di difesa”. Il caso Bossetti resta ancora del tutto aperto. Entro i prossimi 90 giorni la Corte d’Appello dovrà depositare le motivazioni della sentenza e poi la difesa del muratore, presunto assassino di Yara Gambirasio, avrà 45 giorni di tempo per studiare le carte e presentare ricorso in Cassazione, dove il muratore di Mapello si giocherà le sue ultime chance prima che la condanna diventi definitiva.