La Camera approva la legge Richetti sull’abolizione dei vitalizi con 348 voti favorevoli: la votazione delle ore 18.30 è giunta in perfetto orario, dopo i timori di rinvio che Pd e M5s avevano affermato questa mattina dandosi la possibile responsabilità l’uno contro l’altro. Così non avviene, con l’aula di Montecitorio che dà il via libera alla legge sull’abolizione dei vitalizi dei parlamentari con il voto favorevole di Pd, M5s, centristi e Lega Nord. Escono dall’aula invece i deputati di Forza Italia che avevano definito il provvedimento «incostituzionale e lesivo dei diritti degli italiani perché a rischio per la retroattività ci sono 20 milioni di pensioni», con il solo voto di dissenso di Maria Stella Gelmini e Daniela Santanchè. La Camera approva e ora il testo passa al Senato, dove non sarà semplice trovare l’accordo largo come avvenuto in questa tornata e dove soprattutto potrebbero tornare le schermaglie tra grillini e Pd, specie in vista della nuova campagna elettorale pre-Politiche del 2018. (agg. di Niccolò Magnani)
ABOLIZIONE VITALIZI DEI PARLAMENTARI
LE ULTIME VOTAZIONI FINALI
Sta riprendendo in questi minuti l’esame dell’Aula della Camera della proposta di legge sull’abolizione dei vitalizi. Ci saranno quindi le dichiarazioni di voto e quindi quello finale sul provvedimento è previsto entro la giornata. Lo ha deciso la Conferenza dei Capigruppo, stando a quanto spiegato da Simone Valente, rappresentante del Movimento 5 Stelle. Tutti i gruppi, fatta eccezione per Alternativa popolare, sono stati d’accordo nel proseguire in giornata il lavoro. Maurizio Lupi (Ap) aveva chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori per dare prima spazio ai vaccini. Il voto finale sull’abolizione dei vitalizi è atteso presumibilmente alle 18 circa. L’Aula intanto ha respinto l’emendamento di Luigi Di Maio per l’introduzione della legge Fornero per tutti i parlamentari, non solo dalla prossima legislatura. «È stata messa una toppa, ma non basta, Mdp si asterrà su questo emendamento e sull’intero provvedimento», ha dichiarato Alfredo D’Attorre (Mdp) prima delle dichiarazioni finali. (agg. di Silvana Palazzo)
M5S: “PD VUOLE RINVIARE LEGGE RICHETTI A SETTEMBRE”
Il Sì dovrebbe arrivare dopo le 14 ma in aula alla Camera sono state ancora ore di schermaglie sull’abolizione di vitalizi tra Pd e M5s. Votano insieme, per una volta, ma ognuno cerca di marcare “differenza e stile” rispetto all’avversario, dimostrando come la campagna elettorale lungi dall’essere un pensiero lontano. Con l’intervento di Danilo Toninelli, i grillini denunciano il tentativo di andare per le lunghe del Pd, cercando di far rinviare la legge a settembre. «Si vuole rinviare il voto a settembre, ma c’è accordo per voto entro le ore 14, o comunque entro questa settimana. Il Movimento 5 Stelle non permetterà mai di far rinviare la legge, sarebbe come perdere per sempre l’abolizione dei vitalizi». Mancano ancora alcune votazioni e gli interventi fiume dei vari parlamentari mettono a rischio il voto finale già oggi: Ettore Rosato, Pd, replica con lo stesso piglio, «i grillini sono i primi che questa mattina stanno facendo ostruzionismo sulla legge Richetti». L’intervento poi della presidente di turno, Marina Sereni, ha tentato di mediare sul punto del calendario: «almeno fino all’esaurimento dei tempi contingentati assegnati – ovvero fino alle 14 – la seduta non potrà essere interrotta. È possibile che a quel momento si convocherà una conferenza dei capigruppo dove ridefinire il calendario per il voto finale dell’aula sul taglio dei vitalizi». (agg. di Niccolò Magnani)
ART.1 PASSA CON 314 VOTI
Passa il primo Sì alle legge Richetti per l’abolizione dei vitalizi: qualche minuto fa è arrivato il primo via libera alla Camera sull’articolo 1 del testo di legge che rivoluzionerà il pagamento di vitalizi ai Parlamentari di questa e delle future legislature. Palazzo Montecitorio ha votato con ampia e solida maggioranza, 314 Sì, 15 no e 54 astenuti: con l’articolo 1 di fatto si aboliscono gli assegni vitalizi dei parlamentari sostituendoli con un trattamento previdenziale basato sul sistema contributivo vigente per i lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche, come stabilito ovvero dalla legge Fornero. Come riporta l’agenzia Dire, «le norme si applicano ai deputati e ai senatori in carica, a quelli futuri e anche a quelli cessati dal mandato». Nel corso della tarda mattinata ci sarà poi l’ultima votazione finale dove dovrebbe arrivare il Sì definitivo con i voti favorevoli di Forza Italia, Lega Nord, M5s e Partito Democratico. (agg. di Niccolò Magnani)
GRILLO, “TEMO GLI ULTIMI TRUCCHETTI”
Il voto per abolire i vitalizi con la Legge Richetti vede da un lato praticamente tutti i partiti in Parlamento d’accordo ma dall’altro uno squadrarsi fino all’ultimo per vedere se ci saranno “trucchi”, emendamenti “strani” presentati all’ultimo o qualcosa del genere. Lo temono i renziani cosi come i grillini: ieri il fondatore M5s, che oggi sarà alla Camera assieme a Davide Casaleggio, ha voluto dare un assaggio della poca fiducia che ripone negli odiati avversari politici, per un giorno (in teoria) in votazione univoca sulla stessa Legge. “Tagli? Beh, solo buon senso, ma io temo i trucchetti dell’ultima ora…”, spiega davanti a Montecitorio l’ex comico. Gli fa eco anche il giovane leader, nonché vicepresidente della Camera, Luigi DI Maio che coglie l’occasione di attaccare ancora il Pd: «I parlamentari del Pd, che si confermano una casta vogliono tenersi il trattamento privilegiato che c’è adesso e che gli consente di andare in pensione prima rispetto alle persone normali. La legge Fornero vogliono applicarla solo a partire dalla prossima legislatura. Sono dei sepolcri imbiancati! Se una misura è giusta, deve essere applicata subito e a tutti». (agg. di Niccolò Magnani)
IL CASO RAISI
Bye bye vitalizi: è arrivata in Aula la legge Richetti che ricalcola le pensioni dei parlamentari italiani secondo il metodo contributivo. Il presidente dell’Inps un anno fa fu chiamato a valutare i disegni di legge sulla riforma dei vitalizi, esprimendosi anche su quello presentato da Matteo Richetti (Pd): spiegò che in questo modo ci sarebbe un taglio medio del 40% degli assegni pensionistici degli ex deputati e senatori. E sono proprio loro quelli scontenti: emblematico il caso di Enzo Raisi, deputato con AN nel 2001, rieletto nel 2006 e poi nel 2008 con il PdL che non avrà né la pensione né il vitalizio. Dopo 20 anni di contributi Inps viene eletto e per i 15 anni alla Camera versa i contributi per il vitalizio. «Ovviamente 20 anni di contributi buttati via perché non cumulabili con il vitalizio essendo due gestioni diverse. Ho detto che rinuncio al vitalizio e a tutti i diritti però che almeno mi ridessero indietro i soldi versati e mi rispondono che è impossibile, non li hanno. Se aggiungo che ho fatto 25 anni il consigliere comunale e l’assessore per i quali giustamente non è previsto alcuna pensione ho fatto bingo. Ringrazio il mio Paese ho solo fatto male a fare politica e a non rubare, questa la sintesi. Grazie di cuore Italia vi meritate solo i ladri questo è quello che meritate», ha scritto su Facebook. Un post che ha innescato diverse polemiche sui social network e nel mondo politico. (agg. di Silvana Palazzo)
ADDIO ALLE PENSIONI D’ORO?
La proposta di legge Richetti arriva in parlamento e si prospetta una giornata infuocata alla Camera. Il deputato del Partito Democratico infatti ha messo la firma su una proposta di legge che potrebbe portare i Democratici a sfidare il Movimento 5 Stelle sul suo stesso terreno di gioco, ovvero quello relativo all’abolizione dei vitalizi per i parlamentari. La Legge Richetti cambierà le regole della previdenza dei parlamentari, con i vitalizi che spariranno non solo per i parlamentari in carica, che già avevano perso l’assegno vitalizio con la riforma dei regolamenti interni delle Camere del 2012, ma anche per chi ha ricoperto la carica di parlamentare prima della riforma. Ci sarà dunque il riconoscimento di una pensione secondo lo schema previdenziale identico a quello di tutti i lavoratori dipendenti in Italia, una scelta che sicuramente smorzerà almeno in parte le polemiche sui privilegi di deputati e senatori, spesso dopo appena un mandato aventi diritto a un ricco vitalizio.
OGGI LA PROPOSTA DI LEGGE RICHETTI DISCUSSA ALLA CAMERA
C’è però una strisciante polemica tra il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle riguardo la paternità della legge Richetti, che pure porta il nome di un parlamentare del PD. Legge che il Movimento 5 Stelle ha perorato sin dal suo primo momento all’interno delle istituzioni, tanto che durante il dibattito parlamentare di oggi, Davide Casaleggio e Beppe Grillo dovrebbero essere presenti nel transatlantico per osservare le operazioni di voto che potrebbero segnare una svolta attesa da tempo. Ed i deputati grillini stanno rivendicando con forza la paternità dell’iniziativa, ricevendo però l’energica risposta da parte Democratica, che ricorda come ci sia la firma di 80 deputati PD sulla legge. D’importante ci sarà il fatto che l’impatto della legge, che sarà valida anche per i vitalizi dei consiglieri regionali, compresi quelli delle regioni a statuto speciale, potrebbe portare per lo Stato un risparmio complessivo di circa 215 milioni di euro l’anno, il che rende bene l’idea della dimensione del problema.
IL RISCHIO INCOSTITUZIONALITA’
Apparentemente, la giornata di mercoledì 26 luglio dovrebbe procedere senza intoppi verso l’approvazione della proposta di legge Richetti. In parlamento le remore più significative sono state sollevate riguardo la presunta incostituzionalità della legge, eccezioni che sono state però respinte. Si parla di voto favorevole per l’incostituzionalità arrivato solo da parte di Forza Italia e di alcuni centristi, con l’astensione di Sinistra Italiana. Troppo pochi per pensare di affossare la legge in parlamento, anche se successivamente potrebbero arrivare in merito dei ricorsi alla consulta. A sciogliere i dubbi è stato lo stesso Richetti interpellato dal GR1 della Rai, che ha spiegato: “”il rischio di incostituzionalità c’è, ma io sulla Costituzione leggo che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. E dunque tutti devono avere lo stesso trattamento, compresi i parlamentari. Se la corte dirà che questa legge è incostituzionale se ne prenderà al responsabilità. Una resa preventiva, però, non è possibile, altrimenti l’Italia non cambia mai”.