Una lunga intervista infarcita di interessanti accenni all’importanza di Lacan, che Giacomo Contri ha sostanzialmente introdotto in Italia, al valore dell’intelligenza “pazza” imparata dal grande psicoanalista francese, ma anche a Kant, De Sade e sul valore della Bibbia. E poi la “folgorazione”: Don Luigi Giussani e quell’incontro fatto con il fondatore di Comunione e Liberazione hanno rappresentato un momento decisivo della vita e carriera del celebre psicanalista Giacomo Contri che a Repubblica racconta quello straordinario evento avvenuto nel lontano 1958, sui banchi del Ginnasio al Berchet di Milano. Nella lunga intervista ad Antonio Gnoli su Repubblica, Contri spiega come la sua fede fosse “un credo abitudinario piatto” rotto da quel piccolo sacerdote milanese: «Don Giussani era fuori dalle traiettorie teologiche e morali. Meritava di essere ascoltato. Era un prete che non aveva niente del prete. Il che sembra quasi impossibile», spiega nel suo consueto modo originale di percorre la trattazione e il pensiero. Don Giussani, secondo Giacomo Contri, aveva una difficile collocazione del suo pensiero, come fa intuire bene nello spiegare la “lezione” imparata dal Servo di Dio Luigi Giussani: «aveva un orientamento che chiamerei il senso del religioso. Che è molto diverso dalla religione in quanto tale».
GIACOMO CONTRI, “DON GIUSSANI MI HA INSEGNATO CHE GESÙ È UN FATTO”
“UN FULMINE A CIEL SERENO NELLA MIA PIATTA FEDE”
«Sono stato tra i primi a partecipare al movimento di Comunione e Liberazione fondato da don Giussani, nella piattezza abitudinaria del mio credo fu un fulmine a ciel sereno. Parlava di Gesù come di un “fatto”»: così Giacomo Contri definisce quell’incontro così eccezionale e così diametralmente opposto a tutto quanto incontrato fin lì nella vita di fede cattolica, presente già in giovane età. «Il cattolicesimo è stato uno dei miei orientamenti. Potevo gettare la fede alle ortiche o tentare di fare un passo ulteriore: mi sono convinto che Gesù non fosse un semplice maestro, un guaritore o un santone. Era un pensatore, come fu Platone prima di lui o Galileo e Marx dopo di lui. La mia considerazione non implica nessun riferimento alla sua esistenza storica. Per me è sufficiente sapere che il suo pensiero formale si è costituito nella seconda metà del primo secolo», spiega il più grande esperto di Lacan esistente in Italia. Proprio il continuo passare dall’antro del pensiero complesso di un gigante della psicanalisi, ha reso Contri molto sensibile ai tanti temi legati all’umanità e coscienza profonda di un “fatto” così originale come la religione di Cristo. Lo definisce un “pensiero dell’innocenza”, prima ancora che una religione: «definirei la Chiesa non un unione mistica né di massa, ma una costellazione di legami sociali. Se ha senso distinguere una fede questa può solo consistere in un giudizio di affidabilità. Fede è comprendere se un pensiero è affidabile. Altrimenti è solo un gadget dello spirito».