La figura di Ponzio Pilato è legata in maniera inevitabile a quella di Gesù. Siamo abituati a pensare a lui come ad uno dei “colpevoli” della morte del Cristo. C’è Giuda, l’apostolo traditore; ci sono i sacerdoti che scortano il figlio di Dio al tempio affinché venga giudicato; c’è il popolo che lo condanna preferendo salvare Barabba. Ma c’è anche lui, Ponzio Pilato, il procuratore della Giudea che preferì “lavarsene le mani”, lasciare alla gente il compito di decidere delle sorti di Gesù. E se invece ci fossimo sbagliati? Se invece di considerare Ponzio Pilato come un ignavo, dovessimo pensare a lui come ad uno strumento divino? Questa, in sintesi, è la rilettura del personaggio che viene data da Roger Caillois (1913-1978), sociologo e antropologo francese noto per il suo interesse verso il sacro e il fantastico, riportata alla luce da La Gazzetta del Mezzogiorno.
PONZIO PILATO: E SE CI FOSSIMO SBAGLIATI? ERA UNO STRUMENTO DIVINO…
IL PROCESSO A GESÙ
Per cercare di capire se la tesi di Caillois su Ponzio Pilato è verosimile bisogna partire dai fatti. Il processo a Gesù nasce dopo l’arresto nell’orto del Getsemani, avvenuto con la complicità di Giuda. L’accusa che viene mossa a Gesù è la bestemmia, poiché si è equiparato a Dio. Portato al cospetto del procuratore di Giudea, a detta del Vangelo secondo Giovanni, Gesù sostenne di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. In questo senso, disse: “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. Dinanzi a queste parole, Pilato chiede quasi sconfortato: “Ma che cos’è la verità?”. Lui, l’uomo di giustizia è assillato dal dubbio. Sembra quasi aver smarrito il senso della sua missione. Si rende conto di essere dinanzi ad un innocente e per questo è combattuto. Teme che sia tutta opera dei sacerdoti, che possano aver organizzato una trappola politica per destituirlo. D’altra parte, però, Pilato non ha il coraggio di dare seguito alle proprie convinzioni. Non dà ascolto neanche alla moglie Procula, che gli consiglia di rilasciare il prigioniero.
PILATO NON POTEVA SALVARE GESÙ
Sembra quasi che quello di Pilato sia un destino ineluttabile, che al volere divino non possa proprio sottrarsi. Ed è anche per questo che ad un certo punto si risolve a levarsi dall’impaccio con un gesto plateale, quello di lavarsene le mani e di dire al popolo: “Non sono responsabile di questo sangue, vedetevela voi”. Ponzio Pilato decide che sarà la folla a scegliere il carcerato da graziare per la Pasqua, e la scelta tra Barabba e il Cristo premia il primo. Per questo, dice Caillois, non è forse ardito pensare che la Volontà Suprema contasse sullo scarso coraggio del procuratore per aprire gli occhi dell’intera umanità. Del resto, a confermare il fatto che Ponzio Pilato abbia contribuito al piano divino e non l’abbia ostacolato, c’nè un dato di fatto: il suo è l’unico nome d’uomo che ha l’onore di essere citato in ogni celebrazione eucaristica al pari di Gesù. Basta pensare al Credo: “Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato”.