Dopo il messaggio di Papa Francesco e dopo le parole della Cei, il caso di Charlie Gard diviene ancora di più un tema caldissimo nel nostro Paese. Il piccolo bimbo inglese affetto da deplezione del Dna mitocrondriale sta vivendo le sue probabili ultime ore prima del definitivo “distacco” dei macchinari che lo aiutano a respirare: si sono ripetuti e moltiplicati i messaggi di affetto e di possibile accoglienza per questo piccolo bimbo colpito in maniera così misteriosa dal destino e dalla malattia, nel dolore e nella fatica degli stessi genitori che stanno cercando di vivere intensamente questi ultimi attimi di vita. E se però non fossero gli ultimi? La proposta della Chiesa Cattolica italiana nelle ultime ore è di quelle importanti che vanno segnalate e arriva direttamente dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù a Roma (ma di proprietà della Santa Sede): «Verificheremo con il Great Ormond Street Hospital di Londra se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale», fa sapere destano molta sorpresa Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Bambino Gesù.



Lo aveva già anticipato questa mattina Don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI e membro della Pontificia Commissione per le Strutture Sanitarie. Ora resta da capire come possa essere possibile un trasferimento a tratti clamoroso nella struttura cattolica e se questo potrebbe dare ulteriore tempo in più alla famiglia di Charlie per poter stare con lui in un ambiente in cui sarebbero sostenuti e accompagnati fino alla fine, come ha detto lo stesso Papa Francesco nel messaggio diffuso ieri sera dalla Santa Sede. «Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo.



Le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la mission dell’ospedale Bambino Gesù», ha spiegato ad Avvenire ancora la Enoc, prima di concludere con una preghiera per la famiglia Gard. «Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci, Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere».

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