Il Riesame è stato durissimo nei confronti della Procura nell’ambito del giallo sulla morte di Maria Ungureanu, per la quale non esclude che possa essersi trattato di un “evento accidentale”. Ma il Tribunale, come rivela Repubblica.it, avrebbe messo in dubbio anche l’accusa di violenza sessuale di cui, secondo la Procura, si sarebbe macchiato Daniel Ciocan ai danni della bambina rumena. Un’accusa “non solo non dimostrata, ma improbabile e in contraddizione con il contesto”, scrive il Riesame. Su questo versante molto delicato, secondo i giudici non sarebbero state analizzate tutte le strade percorribili ma solo una a senso unico, ovvero orientate esclusivamente contro i due fratelli Ciocan. “Se le indagini avessero seguito, sin dal principio, un orientamento a 360 gradi non ci ritroveremmo impantanati in questa situazione, con l’inchiesta costretta a ripartire da zero”, ha tuonato in merito l’avvocato Giuseppe Maturo, difensore di Daniel.



Contro di lui, come evidenziato dalla Procura, ci sarebbero anche i dati del dispositivo Gps della sua auto e che lo collocherebbero sul luogo del delitto esattamente nell’ora in cui Maria morì. Eppure per il Riesame si tratta di un argomento “inutile” in quanto non sarebbe stato “affatto dimostrato che il decesso sia avvenuto nei modi e nei tempi ipotizzati dall’accusa”. Ad oltre un anno dall’inizio del giallo, dunque, quanto accaduto alla piccola Maria Ungureanu appare ancora un terribile mistero.



Un anno dopo la morte di Maria Ungureanu, la bambina undicenne di origini rumene trovata senza vita il 19 giugno 2016 nella piscina di un resort a San Salvatore Telesino, continua il braccio di ferro tra i giudici e gli inquirenti. Per la procura di Benevento, il solo responsabile dell’uccisione e delle precedenti violenze sessuali resta l’indagato a piede libero Daniel Ciocan, aiutato nel delitto dalla sorella Cristina, anche lei indagata. Il Tribunale del Riesame, tuttavia, non esclude del tutto la possibilità che possa essersi trattato solo di un “evento accidentale”. Cosa sia successo realmente alla piccola, però, ad oggi resta ancora un mistero e sul caso dovrà pronunciarsi la Cassazione. Ne dà notizia Repubblica.it, ribadendo quanto accaduto nei giorni scorsi, quando il Riesame ha respinto la richiesta di arresti domiciliari contro i due fratelli Ciocan, confermando quanto già fatto dal Gip in ben due precedenti occasioni. Per il presidente del collegio, l’impianto accusatorio della procura appare più che mai “lacunoso” e in 38 pagine lo demolisce punto dopo punto.



Secondo il Tribunale, infatti, quanto avvenuto a scapito dei due indagati sarebbe una “investigazione a senso unico” che non avrebbe portato gli inquirenti a vagliare altre ipotesi investigative. Ma le accuse riguardano anche la Procura: in merito alla sua richiesta di custodia cautelare a carico dei due indagati, entrambi di origini rumene come la vittima, secondo il Riesame avrebbe agito in un modo “che molto somiglia a un pregiudizio un po’ razzista”. Il riferimento sarebbe alla descrizione del contesto degli indagati descritti come “rumeni di etnia rom e pertanto nomadi ed emarginati dal tessuto sociale del paese ospitante, caratterizzato da legami familistici molto stretti e da una coscienza familiare molto sentita”.

Davvero ci sarebbe un “pregiudizio” da parte della Procura nei confronti dei fratelli Daniel e Cristina Ciocan? E’ questo che mette in dubbio il Riesame, secondo il cui presidente le indagini sulla morte di Maria Ungureanu sarebbero proseguite nel solo intento di dimostrare la colpevolezza di persone, considerate tali sin dall’inizio dell’inchiesta. Ma la Procura di Benevento non intende fermarsi e, dopo essersi impegnata nelle indagini anche grazie all’impiego dei migliori uomini del Ros e del Racis, ha deciso di impugnare l’ordinanza in Corte di Cassazione. Non ci sarebbero altre ipotesi, secondo la Procura, se non quella omicidiaria nell’ambito del giallo sulla morte di Maria Ungureanu.

L’accusa, infatti, sostiene il fatto che la piccola non solo non sapesse nuotare ma fosse addirittura “idrofoba”, motivo per il quale mai avrebbe potuto compiere questa azione volontariamente. A sua detta, dunque, qualcuno l’avrebbe gettata in piscina. Non a caso i testimoni del resort dissero di aver sentito urlare. Per il pm, Maria seguì Daniel, amico di famiglia e del quale si fidava al punto tale da considerarlo il suo “fidanzato” ma fu poi “sopraffatta dal terrore dell’acqua e dall’effetto sorpresa”. Differente la tesi del Riesame, il quale non trova comprensibile “come possa essere accaduto che una bimba si sia lasciata gettare in piscina senza opporre resistenza e strillare” e per tale ragione non esclude altre ipotesi alternative, “persino quella dell’evento accidentale”.