Roberto Bolle resta sempre uno degli orgogli italiani nel mondo e soprattutto un simbolo della danza internazionale. Reduce dal successo dell’Onegin a New York al fianco di Alessandra Ferri, Bolle dovrebbe trovarsi sulla cresta dell’onda del successo più che mai, ma in un’intervista a La Repubblica ha lanciato invece un amarissimo e preoccupato appello sulle sorti del balletto nel nostro paese. Una disciplina che secondo Roberto Bolle viene senza mezzi termini “massacrata” dalle istituzioni, con tagli finanziari che rischiando di disperdere un patrimonio che viene invidiato all’Italia da parte di tutto il mondo. Questo nonostante lo stesso Bolle sia protagonista di un luglio intensissimo, con il suo spettacolo “Bolle & Friends” che toccherà diverse importanti località italiane, a partire da Roma sullo sfondo delle Terme di Caracalla, fino a Spoleto nella Piazza del Duomo.



Secondo Roberto Bolle, è l’opera l’incriminata per i tagli eccessivi che il balletto e la danza hanno subito in questi ultimi anni. Secondo il ballerino questo sbilanciamento nel riconoscimento dei fondi sta portando alla chiusura di compagnie storiche che hanno fatto la storia del balletto in Italia. E la chiusura dei corpi di ballo non può che essere il preludio al declino della disciplina, che invece tra la gente non è mai stata così popolare, se si considerano i quattro milioni e mezzo di spettatori che lo spettacolo “La mia danza libera” è riuscito a radunare sulla Rai. Secondo Roberto Bolle il sostegno dello stato è fondamentale in un paese come l’Italia che sconta anche un minore interesse generale riguardo il balletto da parti di chi lo potrebbe sostenere, basti pensare che all’American Ballet, compagnia di cui è Principal dal 2009, sono le numerosissime donazioni private che pervengono ogni alto che permettono di mantenere un livello d’eccellenza assoluta.



Il sostegno al balletto, anche e soprattutto dal punto di vista economico da parte dello Stato, a parere di Roberto Bolle è fondamentale per ottenere la crescita di quei talenti che potrebbero progressivamente e rapidamente sparire nel giro di pochi anni, proprio a causa di questa miopia da parte delle istituzioni. Nell’intervista a Repubblica, Roberto Bolle ha ricordato i suoi difficili inizia alla Scuola della Scala, quando il suo unico conforto erano le telefonate a casa, usando ancora il vecchio telefono a gettoni. Una nostalgia che veniva vinta dalla consapevolezza di far parte di qualcosa di grande, e che avrebbe potuto diventare la passione della sua vita. Il messaggio che Bolle rivolge alle giovani generazioni è quello di impegnarsi non solo agli inizi, quando c’è da far sbocciare il proprio talento, ma una volta entrati nel mondo del balletto, quando ci si rende conto che confermarsi è sempre più difficile che emergere.

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