Lucia Lo Conti, funzionaria dell’assessorato ai Bani culturali aveva 50 anni quando è morta, nel 2004, stroncata da un cancro ai polmoni. Ad ucciderla è stato il fumo passivo che ha dovuto respirare per 21 anni, a causa dei suoi colleghi fumatori. All’epoca la legge antifumo negli uffici era ancora del tutto ignorata e sebbene Lucia non avesse mai fumato una sola sigaretta in tutta la sua breve vita, così come nessuno dei suoi familiari, ogni giorno era costretta a tornare a casa con i vestiti pregni dell’odore acre del fumo. Ora, come riporta Repubblica.it nell’edizione locale, il Tribunale civile di Palermo ha condannato la Regione Sicilia ad un maxi risarcimento di un milione e mezzo in favore del marito e dei suoi sei figli. I giudici hanno riconosciuto 5 anni di fumo passivo nel corso della carriera di Lucia Lo Conti e che avrebbero avuto un ruolo determinante nella formazione del tumore poi rivelatosi fatale. Dopo la condanna ci si attendeva l’appello da parte dell’ufficio legislativo e legale della Regione che però non è arrivato, motivo per il quale la sentenza diventa definitiva.



La donna, morta di cancro a causa del fumo passivo obbligata a respirare nel corso delle sue ore lavorative, prima di morire aveva scritto di suo pugno la relazione per presentare causa alla Regione. La sua lotta contro i colleghi fumatori andò avanti dal 1979 al 2000, anni durante i quali la dipendente protestò duramente senza però ottenere mai alcun risultato. Nella sua decisione culminata in condanna, il giudice Riccardo Trombetta ha ricordato quanto previsto dal codice civile che “impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure idonee a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale del lavoratore”. Secondo quanto emerso, nelle stanze nelle quali Lucia Lo Conti lavorava, tra una sigaretta ed un’altra fumata dai colleghi, non vi era alcun sistema di areazione. Sulla base delle testimonianze in aula, alla fine il giudice ha riconosciuto su 21 anni, solo 5 di fumo passivo, sufficienti per incidere per il 15/20% sullo sviluppo della malattia. Dopo la scoperta del cancro, per Lucia ebbe inizio un lungo calvario durato tre anni. Quando era ancora in servizio, la malattia l’aveva già raggiunta e Lucia fece richiesta per avere riconosciuta la causa di servizio ma non le fu concessa.

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